I paesaggi di struggente bellezza ci attraggono e ci affascinano da sempre.
Forse a causa di alcuni aspetti del nostro carattere, o forse per le emozioni che ci sanno regalare.
In fase di stesura del nostro itinerario in Toscana quindi non avevamo avuto il minimo dubbio a inserire la Maremma, abbinandola con una visita di due giorni alla Val d’Orcia.
Definita selvaggia per via della configurazione del suo territorio, la Maremma venne bonificata e destinata alle colture grazie alla riforma agraria del secondo dopoguerra.
Non è ancora certa invece la provenienza del nome.
Alcuni dicono derivi da mar (mare), altri invece dallo spagnolo marismas (che significa acquitrino, palude), altri infine dal latino maritima (che per gli antichi romani significava regione paludosa).
Se vi state chiedendo cosa vedere in Maremma, tenete presente che non è solo una combinazione di paesaggi, o per meglio dire, non solo.
È infatti un mix di storia, natura incontaminata, benessere ed enogastronomia, un connubio perfetto per un turismo di tipo esperienziale.
Cosa trovate in questo articolo?
Una serie di idee per pianificare degli itinerari sostenibili in base alla nostra esperienza personale, oltre ad alcuni consigli pratici e informazioni utili per organizzare il viaggio.
Indice
Dove si trova la Maremma
Il territorio della Maremma spazia dalle coste del Mare Tirreno e si spinge fino alle colline interne che si integrano con l’Appennino Tosco-Emiliano.
Si divide in tre grandi aree ben distinte.
L’Alta Maremma ha inizio poco più a sud di Livorno e raggiunge alcune aree collinari nell’entroterra della provincia di Pisa, come le Colline Metallifere.
La Maremma Grossetana invece abbraccia la zona centrale della regione, spingendosi lungo la costa fino oltre Orbetello e l’Argentario.
La Maremma Laziale infine si sviluppa lungo la costa nella parte settentrionale delle provincie di Roma e Viterbo, addentrandosi nell’entroterra nel caratteristico paesaggio della Tuscia.

Cortile interno di Palazzo Orsini
Maremma, dove dormire
Come vi abbiamo accennato, oltre alla Maremma il nostro itinerario in Toscana prevedeva anche alcuni giorni da spendere tra la Val d’Orcia e Siena.
Per quanto riguarda la scelta dell’alloggio, in fase di progettazione avevamo vagliato due possibilità, entrambe con dei pro e contro.
La prima opzione prevedeva l’individuazione di un unico alloggio situato in una posizione equidistante rispetto a tutti i luoghi da visitare.
La seconda invece ipotizzava la ricerca di due alloggi, uno da utilizzare durante la nostra permanenza in Maremma e l’altro in provincia di Siena.
Quest’ultima soluzione ci avrebbe consentito di pernottare a pochi chilometri di distanza dai luoghi da visitare, riducendo così i tempi dei trasferimenti.
Ma avrebbe determinato già in partenza che la visita a Siena e dintorni, situati sulla via del ritorno a casa, l’avremmo dovuta collocare negli ultimi giorni di vacanza.
Noi però preferivamo un itinerario più flessibile, dato che avevamo il desiderio di goderci l’isola del Giglio e la Val d’Orcia in giornate soleggiate.
Dato che in quel periodo le condizioni atmosferiche erano incerte, alla fine avevamo optato per la prima opzione.
La nostra scelta è ricaduta sul residence Le Corti, situato a Roselle, piccola frazione del comune di Grosseto a una manciata di chilometri dall’uscita dell’autostrada.
L’appartamento era ampio, pulito e confortevole, con una ottima colazione inclusa.
In base alla zona che avete individuato per alloggiare, al seguente link potete verificare la disponibilità di tutte le strutture e approfittare di eventuali offerte:
Cosa vedere in Maremma
Abbiamo avuto a disposizione tre giorni pieni, suddivisi rispettivamente in due giornate intere e due mezze giornate.
Ovviamente non siamo riusciti a vedere tutto quello che volevamo.
Per esempio non siamo riusciti a visitare il centro storico di Grosseto, le località di Castiglione della Pescaia e Capalbio.
Ma anche esplorare con calma la penisola dell’Argentario, che abbiamo trascurato per mancanza di tempo durante la nostra escursione all’isola del Giglio.
D’altronde, quando si pianifica un viaggio, si è costretti gioco forza a rinunciare a qualcosa pur di dedicare i tempi corretti alle visite programmate.
Il racconto del nostro viaggio infine l’ho trascritto qui sul blog riprendendo gli appunti che mi ero annotato sul momento, a volte usando il presente come tempo verbale.
1° giorno
Parco nazionale delle Colline Metallifere Grossetane
Lasciata la tangenziale che lambisce Siena, non ci dirigiamo direttamente verso il nostro approdo serale di Roselle, ma ci immettiamo in un toboga di stradine secondarie che ci porteranno verso il Parco nazionale delle Colline Metallifere Grossetane.
Ad inizio percorso i dolci pendii sono tappezzati da campi di foraggio, ulivi e cespugli gialli di ginestre in fiore.
Poi man mano che saliamo di quota ci addentriamo in fitte boscaglie ricolme di piante di medio e alto fusto. L’unica costante rimangono i villaggi con le caratteristiche abitazioni dalle facciate in mattoni faccia a vista, color ocra.
Appena fuori l’abitato di Monterotondo Marittimo inizia il percorso escursionistico che si snoda all’interno del Parco naturalistico delle Biancane.
Inserito nella rete europea dei geo-parchi affiliati all’Unesco, questo lembo di terra è caratterizzato da diverse manifestazioni geotermiche come soffioni, fuoriuscite di vapore dal terreno, putizze e fumarole.
Dante Alighieri le aveva già citate secoli fa nel libro sesto delle Rime:
“…versan le vene le fummifere acque
per li vapor che la terra ha nel ventre,
che d’abisso li tira suso in alto”
Lasciata l’auto in uno spiazzo in località Lagoni, ci incamminiamo per il sentiero perfettamente segnalato e delimitato da corde di canapa e staccionate in legno.
L’aria è impregnata dal caratteristico odore di uova marce dell’acido solfidrico.
Grazie alle attività del fluido magmatico l’aspetto del paesaggio ha assunto le sembianze di una vera e propria tavolozza di colori. Si va dalle tonalità più marcate dei rossi a quelle dei marroni, da quelle più accese dei gialli a quelle bianche color gesso.
Dalle fessure presenti nel terreno si alzano colonne di fumo che il vento spariglia qua e là come fossero le scie impazzite di mortaretti. Di tanto in tanto ci sediamo sulle panchine in legno strategicamente posizionate nei punti panoramici.
Il riscaldamento naturale del terreno e dell’aria hanno creato un ecosistema unico e questo ha inciso profondamente anche sulla flora che vi prospera.
Intravediamo cespugli di brugo, una pianta della famiglia delle ericacee, che quando fiorisce tra agosto e settembre si ricopre di fiori color ciclamino. Le piante di alto fusto invece non sono altro che sughere.
Ovviamente anche l’uomo ha fatto la sua parte in questo contesto.
Fin dai primi anni del Novecento infatti si studiò la possibilità di generare energia geo-termoelettrica sfruttando i fenomeni del sottosuolo. Il risultato di questi test portò nel 1958 alla realizzazione di una centrale dell’ENEL.
La centrale, con altre edificate successivamente nei dintorni, fornisce l’energia necessaria al villaggio di Monterotondo Marittimo e copre buona parte del fabbisogno energetico dell’intera provincia di Grosseto.
La visita è andata oltre alle nostre aspettative, l’avevamo inserita nel programma per trascorrere un paio d’ore a contatto con la natura, invece è una delle cose più interessanti da vedere in Maremma.
Massa Marittima
Terminata la camminata riprendiamo la macchina e in una ventina di minuti ci trasferiamo a Massa Marittima.
La cittadina fin dai tempi dei Comuni è suddivisa in due parti ben distinte.
La zona vecchia rappresenta il nucleo primitivo.
È strutturata come un classico borgo medioevale formato da vicoli stretti su cui si affacciano negozi, botteghe, studi di professionisti e uffici pubblici.
La zona nuova invece fu edificata in un secondo momento in uno stile che rifletteva l’urbanistica delle città romane. I senesi infine ci misero del loro e la divisero in due grazie alla costruzione di alte mura.
Avevano così la possibilità di controllare i movimenti dei due nuclei grazie al passaggio obbligato di Porta delle Silici, posta al termine di una durissima rampa lastricata in pietra.
La nostra visita si concentra in gran parte sulla parte bassa della cittadina.
Piazza del Duomo è splendida.
La cattedrale di San Cerbone ed i palazzi che la circondano formano dei giochi geometrici armoniosi ed eleganti grazie agli archi dei sottoportici e delle finestre.
La luce del sole del tardo pomeriggio lambisce le costruzioni da tre quarti regalandogli tonalità giallastre che le rendono calde e accoglienti come un salotto.
La scalinata del Duomo viene presa d’assalto dai turisti che vogliono concedersi un momento di ristoro all’ombra. Noi invece completiamo l’esplorazione del borgo percorrendo via della Libertà e via Moncini.
Durante il nostro passaggio i camerieri in divisa iniziano a stendere le tovaglie bianche sui tavoli all’aperto di bar e ristoranti. Dalle cucine interne invece si levano i caratteristici rumori di pentole e piatti.
2° giorno
Argentario
La luce del giorno che si intrufola nella nostra stanza da letto attraverso le fessure delle tapparelle ci annuncia che il momento della sveglia è arrivato.
Il nostro itinerario in Maremma prosegue con l’escursione all’isola del Giglio.
Raggiungiamo il punto d’imbarco percorrendo la Via Aurelia. La statale è una delle più importanti strade italiane e discende dall’antica strada consolare che collegava Roma con la Francia, lambendo le coste del Mare Tirreno e del Mare Ligure.
I pini marittimi e gli oleandri in fiore ci annunciano l’approssimarsi del mare.
Questa tipologia di paesaggio ci ricorda da vicino alcuni scorci della Sardegna meridionale, la superstrada che scorre sulla costa settentrionale di Creta e una zona della California situata tra San Francisco e Yosemite National Park.
Il promontorio del Monte Argentario si innalza all’improvviso davanti a noi.
In epoca remota era un’isola e solo successivamente si unì alla terraferma grazie a due strette strisce di dune sabbiose, che rinchiudevano una laguna al loro interno.
Le due strisce si chiamano Tombolo della Giannella e Tombolo della Feniglia, rispettivamente a nord e a sud. In mezzo come detto la laguna di Orbetello, ma su questa ci dilungheremo questa sera.
Porto Santo Stefano è un centro vivace e pieno di vita, soprattutto lungo le strette stradine che si diramano di fronte al porto.
Oltre che per il Giglio, la località turistica è il punto di partenza delle escursioni dirette verso altre due isole dell’arcipelago toscano, Giannutri e Montecristo.
Alle ore undici e mezza in punto l’imbarcazione della compagnia Maregiglio molla gli ormeggi e prende il mare. L’incedere della motonave viene accompagnato dal grido dei gabbiani che svolazzano sopra di noi.
In lontananza imbarcazioni a vela stanno regatando e virano in continuazione alla ricerca di refoli di vento.
Da questa prospettiva possiamo notare come il paesaggio dell’Argentario sia stato un po’ deturpato da uno sviluppo edilizio privo del dovuto controllo da parte delle istituzioni.
Isola del Giglio
Giglio è la seconda isola per estensione dell’arcipelago toscano dopo l’Elba e deve il suo nome alle capre selvatiche che prosperano sull’isola (in latino capra è aegilium).
Nella fase di avvicinamento a Giglio Porto diverse persone si sporgono dalla balaustra dell’imbarcazione. Vogliono fotografare lo scoglio su cui si arenò la Costa Concordia nella triste e drammatica vicenda che tutti noi conosciamo.
La traversata dura circa un’ora e l’arrivo dell’imbarcazione rappresenta come sempre un momento di gioia e trambusto per tutta la comunità locale.
Le fasi di scarico di passeggeri, mezzi e merci è caotico.
Il traffico di fronte al molo si blocca, le urla degli ormeggiatori sommate al suono insistente dei clacson degli automezzi creano una bolgia infernale.
Noi che invece amiamo la tranquillità ci fiondiamo velocemente nella stradina di fronte al molo e con una breve passeggiata raggiungiamo la stazione delle corriere.
Saliamo sul primo veicolo in partenza per Giglio Castello.
La strada si arrampica per sei chilometri tra tornanti, muretti a secco, cactus, piante grasse e la classica vegetazione mediterranea.
Castello, con Porto e Campese, è uno dei tre villaggi abitati dell’isola. È un borgo medioevale perfettamente conservato con alte abitazioni in pietra aventi le scale esterne.
Attraversate le alte e spesse mura in pietra iniziamo la nostra passeggiata tra stretti vicoli lastricati in sensibile pendenza.
Sui davanzali delle finestre vasi di gerani in fiore regalano un bel aspetto cromatico alle abitazioni. Le porte delle cassette che contengono i contatori delle utenze sono state decorate con la riproposizione dell’abitato circostante (ottima idea).
Passo dopo passo arriviamo alle mura di ponente.
Ci sediamo all’ombra su una panchina in legno e sorseggiando una bibita fresca ammiriamo un panorama mozzafiato. Laggiù in fondo un vecchio faro spunta come un fungo dalla fitta vegetazione verde.
Proseguiamo la visita nel labirinto di stradine interne e arriviamo nella piazzetta antistante la chiesa di San Pietro Apostolo.
Due bambini, che da pochi giorni hanno terminato l’anno scolastico, adagiano sui gradini del sagrato degli oggetti usati.
Sperano di venderli ai fedeli che si recheranno qui per la funzione serale. Sostiamo alcuni minuti all’interno della chiesa per un momento di riflessione.
Al termine riprendiamo il nostro girovagare che ci riporterà alla fermata del bus.
Dato che abbiamo ancora del tempo a disposizione, prima di ridiscendere a Porto gustiamo in un’osteria un bicchiere di Ansonico, il vino prodotto sull’isola.
Dal terrazzo del locale buttiamo lo sguardo oltre lo specchio di mare che si trova davanti a noi. In lontananza intravediamo il profilo dell’isola di Montecristo, a noi cara per il famoso romanzo di Alexandre Dumas.
Orbetello
Come vi avevamo anticipato in precedenza una volta rientrati sulla terraferma ci spostiamo a Orbetello, cittadina ubicata su un sottile istmo di terra al centro della laguna che la collega all’Argentario.
Ci addentriamo nel centro storico attraverso Porta Medinaceli.
Il viale che seziona in senso longitudinale l’abitato è pieno di persone che passeggiano e prendono d’assalto le numerose attività commerciali. D’altronde è l’ora dello shopping e dell’aperitivo.
Dal mare intanto si è alzato un forte vento di maestrale.
Decidiamo di andare a cena nel ristorante della Cooperativa dei Pescatori ubicato fuori le mura e affacciato alla Laguna di Ponente.
Quando arriviamo sul posto il locale è ancora chiuso. Recuperiamo il numero elimina code e iniziamo a prendere coscienza del menù proposto dallo chef.
Attendiamo il nostro turno e dopo aver ordinato e pagato alla cassa ci accomodiamo su un tavolo vista mare. Da qui oltre a deliziarci con le pietanze a base di pesce ammiriamo il sole calare all’orizzonte.
3° giorno
Antica Roselle
Dopo una breve sosta nel piccolo negozio di alimentari di Roselle per acquistare i generi alimentari per lo spuntino di metà giornata, ci dirigiamo alla periferia settentrionale del paese per visitare i Ruderi.
Avete capito bene, li chiamano proprio così, Ruderi, ma in realtà si tratta di una vasta e interessante area archeologica.
Urbanizzata dagli etruschi e successivamente divenuta città imperiale in epoca romana, l’antica Roselle conserva ancora i resti della cinta muraria del VI secolo a.C.
Ci sono le classiche strade romane pavimentate da grossi blocchi in pietra, il foro con i mosaici nelle domus e infine un grande anfiteatro.
Lasciata l’auto in uno slargo in terra battuta, si accede agli scavi tramite un edificio prefabbricato che funge anche da biglietteria e centro visitatori.
La visita dura poco più di un’ora.
Seguiamo il percorso segnalato sul piccolo foglio illustrativo che ci è stato fornito all’ingresso. Sostiamo davanti ai pannelli informativi posizionati nei punti di maggior interesse.
Prima di lasciare il luogo è doveroso un brevissimo cenno sugli Etruschi.
Si tratta di un popolo dell’Italia antica che si stabilì in un’area denominata Etruria, corrispondente alle attuali Toscana, Umbria e Lazio settentrionale.
Successivamente, nel momento di maggior splendore, si espansero a nord fino alla pianura padana e verso sud fino in Campania. La loro civiltà influenzò anche quella romana, con la quale si fuse al termine del I secolo a.C., dopo la conquista della città di Veio da parte dei Romani.
Sorano, Pitigliano e Sovana
Una volta terminata la visita dell’area archeologica ci spingiamo verso la zona meridionale della Maremma. È quella che si incunea fino al confine con il Lazio e che viene comunemente chiamata regione tufacea.
Si tratta di una piattaforma di tufo di due-trecento metri di altitudine.
È segnata da profonde incisioni scavate nel terreno dai corsi d’acqua dei fiumi Lente, Fologna e dai loro affluenti. Si arriva tramite una strada tortuosa che dopo Manciano inizia a salire tra fitte boscaglie impenetrabili.
Una volta saliti in quota il territorio presenta un bellissimo altipiano ricoperto da coltivazioni di ulivi e filari di viti.
Alcuni pannelli informativi pubblicizzano strutture ricettive immerse nella natura e aziende agricole che vendono i prodotti tipici. Nei pascoli piccole greggi di pecore punteggiano i prati.
A est di Saturnia sorgono dei borghi arroccati in cima ad alte rupi costruiti in tufo, che nonostante sia friabile ha resistito all’azione erosiva del tempo. Noi ne individuiamo tre: Sorano, Pitigliano e Sovana, che andiamo a visitare proprio in quest’ordine.
Sorano è un luogo silenzioso e misterioso che si erge su uno sperone che fiancheggia il corso del fiume Lente. Passeggiamo per le strette viuzze sulle quali si affacciano alte abitazioni in pietra.
Notiamo subito che non ci sono negozi di souvenir e attività commerciali. A prima vista molte case ci sembrano disabitate.
Gli unici rumori arrivano dal basso e sono emessi dallo scorrere incessante e vorticoso delle acque del fiume.
Raggiungiamo dapprima la fortezza Orsini e poi ci spingiamo con una bella passeggiata fino alla Torre dell’Orologio. Una fastidiosa brezza fresca ci accarezza le guance.
Anche Pitigliano sorge in cima ad un altopiano tufaceo con le pareti a strapiombo sui corsi d’acqua che la circondano. A differenza di Sorano però è piena di vita.
Superata la porta d’ingresso, in poche decine di metri ci troviamo in Piazza della Repubblica.
Nel medioevo divideva la classe sociale dei signori con quella del popolo. Ora invece è il punto di partenza per una camminata tra via Zuccarelli e via Roma, detta comunemente “il Corso”.
Prima di addentrarci in paese però ci sinceriamo sugli orari di apertura di Palazzo Orsini. Purtroppo come ci aveva già preannunciato la Lonely Planet, il lunedì è chiuso.
Due paracadutisti montano servizio di guardia e ci fanno intuire che siamo arrivati nel quartiere della comunità ebraica. Viene chiamato anche la Piccola Gerusalemme.
Di tanto in tanto ci spostiamo dalla via principale e ci addentriamo in stretti vicoli che terminano con delle bellissime vedute sulla valle sottostante. In fondo al paese sostiamo per un momento di riflessione nella chiesa di Santa Maria e San Rocco, avente l’inconfondibile facciata in tufo rosso.
Ultima tappa della giornata Sovana.
Il piccolo borgo si sviluppa su una lingua di terra lunga poche centinaia di metri. Alle due estremità si trovano una chiesa ed un castello medioevale, o comunque quello che ne resta.
Il paese si presta per una piacevole passeggiata. Dalle finestre delle case spuntano bandiere variopinte mentre sui davanzali fanno bella mostra di sé vasi di fiori colorati.
La Cattedrale merita senz’altro una visita, è stata edificata in pietra nuda e al suo interno si respira un’atmosfera di pace e tranquillità.
Sulla via del ritorno, dopo un veloce consulto online, ci fermiamo per cena a Magliano in Toscana. Comodamente seduti ad un tavolo all’aperto di una trattoria gustiamo i pici al ragù di cervo accompagnati da un buon bicchiere di Morellino di Scansano.
4° giorno
Parco della Maremma
L’ultima giornata alla scoperta delle bellezze paesaggistiche della Maremma ha inizio nella località di Alberese, dove sorge il centro visitatori del parco.
Conosciuto anche come Parco dell’Uccellina, fu istituito nel 1975 quando l’ente regionale decise di tutelare il territorio bloccando di fatto le speculazioni edilizie già in divenire lungo la costa.
La riserva ospita alcune delle aree più belle e selvagge dell’intero litorale grossetano e si sviluppa tra Principina a Mare a nord e Talamone a sud, nel comune di Orbetello.
Le colline dell’Uccellina sono ricoperte da una fitta macchia mediterranea, composta da ulivi, lecci, querce da sughero e arbusti vari.
Il parco fornisce dimora a numerose specie di uccelli, sia stanziali che migratori, mentre tra i mammiferi proliferano il cinghiale, il capriolo, i cavalli e le mucche di razza maremmana.
Le mucche, dal caratteristico mantello grigio, pascolano allo stato brado in aree bonificate.
All’interno del parco ci sono numerosi sentieri, suddivisi tra quelli accessibili a tutti e quelli invece adatti per chi ha un minimo di allenamento, da percorrere a piedi oppure in bicicletta.
Noi abbiamo intrapreso un tratto del sentiero della spiaggia di Collelungo, codificato A10. Man mano che ci avviciniamo all’omonima torre iniziamo a intravedere le dune di sabbia, ricoperte dai classici arbusti della macchia mediterranea, come il corbezzolo, il lentisco e le ginestre.
La spiaggia è ricoperta da conchiglie, legni e ciuffi di posidonia, portati qui dalle correnti e dalle onde del mare.
I profumi sono indescrivibili, mentre respiriamo a pieni polmoni l’aria salmastra ammiriamo la grande bellezza che ci circonda.
Di fronte a noi il mare calmo, che colpito dai raggi del sole a mezzogiorno, ci regala degli splendidi contrasti color turchese.
Il nostro viaggio alla scoperta delle cose da vedere in Maremma termina qui.
Dopo aver consumato un frugale pranzo al sacco nei pressi del centro visite, ci dirigiamo verso Siena, ultima tappa del nostro tour.
2 commenti
Sara de Colle · 15 Marzo 2018 alle 9:50
La Maremma è una terra meravigliosa. Anche a me colpì la diversità dei paesaggi e le particolari città scavate nel tufo. Ero stata anche al Giardino dei Tarocchi, una favola!
Stefano Tomada · 6 Aprile 2018 alle 8:52
Ciao Sara e grazie per il tuo commento. Ci siamo talmente innamorati di quei luoghi che prima o poi ci torneremo e grazie al tuo suggerimento inseriremo nel nostro itinerario anche il Giardino dei Tarocchi.