Badia a Passignano, una visita tra Vino e Spiritualità
Situata nel territorio del comune di Tavernelle Val di Pesa, l’Abbazia di San Michele a Passignano è un gioiello incastonato tra le colline del Chianti.
Il complesso sorge nel bel mezzo di una zona di interesse paesaggistico ricca di boschi e vigneti, inserito nell’Area Naturale Protetta di Interesse Locale di Badia a Passignano.
Visitare il monastero è come fare un salto nel passato e l’esperienza secondo noi vale da sola il viaggio.
Passare dal sacro al profano però è un attimo. Qui infatti ci troviamo nella zona di produzione del Chianti Classico, uno dei vini italiani più pregiati e conosciuti nel mondo.
In questo articolo vi forniamo alcune nozioni storiche e delle informazioni pratiche per pianificare al meglio la visita della Badia a Passignano.
Articolo aggiornato al 4 marzo 2023
Indice
- Come arrivare
- Dove parcheggiare
- Visita di Badia a Passignano
- Vino Marchesi Antinori
- Area Naturale Protetta
Come arrivare
Badia a Passignano è un borgo formato da una manciata di case che si sviluppa lungo la strada che congiunge le Strade Provinciali numerate 118 e 94. È stato un punto fermo nella fase di programmazione del nostro itinerario nel Chianti.
Se provenite da Tavernelle Val di Pesa, una volta giunti nel paese di Sambuca imboccate la strada di Badia e dopo tre chilometri e mezzo circa si giunge a destinazione.
Se invece vi trovate nella zona di Greve in Chianti sulla via Chiantigiana, allora è possibile raggiungere Badia a Passignano grazie ad una stradina panoramica tra vigneti e ulivi.
Superati il borgo medioevale di Montefioralle e lo svincolo per la Pieve di San Cresci, ci si addentra in un’area boschiva di piante di medio e alto fusto. Per un breve tratto la carreggiata ha il fondo in sterrato.
Proprio in questa zona vi consigliamo di fermarvi sul ciglio della strada, ci sono un paio di belvedere naturali da cui si può ammirare in lontananza l’Abbazia e il paesaggio che la circonda.
Dove parcheggiare
Se provenite da Greve o Valigondoli, proprio all’ingresso del paese c’è un apposito spazio ben segnalato dove poter lasciare i mezzi.
Continuando lungo la strada ci sono alcuni posti macchina a pettine situati proprio sotto le alte mura in pietra della fortezza.
Visita di Badia a Passignano
Il Monastero di Badia a Passignano
Da alcune fonti storiche si apprende che il monastero Benedettino di San Michele sia stato edificato nel 395 per volontà dell’arcivescovo di Firenze.
Altri documenti invece lo fanno risalire al 890 e fu costruito sui resti di un antico fortilizio di origine longobarda.
Nel 1049 il complesso si unì alla riforma monastica vallombrosana per opera di San Giovanni Gualberto, importante figura dell’epoca nelle vesti di riformatore del monachesimo e del clero.
L’ordine di Vallombrosa è un ramo riformato dei Benedettini, specializzato nella viticoltura, nella conservazione dei boschi e nell’utilizzo delle materie prime.
Lo stesso Giovanni Gualberto trascorse gli ultimi anni della sua vita all’interno del monastero, fino alla morte avvenuta il 12 luglio 1073.
La struttura fu più volte distrutta e ricostruita in seguito alle guerre tra Siena e Firenze ed alle controversie tra varie diocesi. La conformazione attuale fu completata nel 1472 con la ricostruzione del chiostro, del refettorio e della cucina.
Nel 1866 gli ordini monastici vennero sospesi con la legge Siccardi e la proprietà del monastero passò al nuovo Stato Italiano, da pochi anni proclamato. Fu convertito in castello e venduto nel 1870 al Conte Maurizio Dzieduszycki, di origini polacche.
Solo nel 1986 ritornò di proprietà dei Monaci Benedettini dell’ordine di Vallombrosa.
Orari di apertura e Visite Guidate
Il tour completo del complesso monastico prevede la visita alla chiesa abbaziale, al chiostro, al refettorio, alla cucina ed infine alla chiesetta di San Biagio, situata all’esterno delle mura.
L’esperienza regala dei momenti unici di pace e spiritualità.
Per partecipare alle visite guidate è consigliato prenotare in anticipo telefonando al numero 055-8071171, oppure suonando il campanello una volta in loco.
La chiesa invece è aperta a tutti e si può visitare in autonomia, ma solo negli orari di apertura (aggiornati al 4 marzo 2023):
- Mattina dalle ore 10.00 alle ore 12.30;
- Pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 18.00 (17.00 ora solare).
Il martedì è giornata di chiusura settimanale.
La Chiesa di San Michele Arcangelo
L’edificio religioso ha conservato sempre la sua funzione originale di chiesa abbaziale ed è stato edificato tra il XII ed il XIII secolo, con diverse modifiche apportate nei secoli successivi.
La torre campanaria conserva invece la struttura originaria, così come la cripta romanica.
Sopra la porta d’ingresso c’è una lunetta in cui è raffigurata la Madonna con il bambino e gli angeli, dipinto attribuito a Filadelfo Simi e datato 1800. Più in alto invece c’è lo stemma dei monaci vallombrosani e sulla cuspide la copia della statua di San Michele Arcangelo che uccise il drago.
L’originale invece si trova all’interno della chiesa, al lato destro dell’altare maggiore.
L’interno della chiesa ha la forma a croce latina e come tutte le chiese monastiche di un tempo è diviso in due parti da un tramezzo in legno. L’area vicino all’ingresso è destinata ai fedeli mentre il coro è riservato ai monaci.
Il coro monastico, realizzato da Michele Confetto nel 1549, è il luogo dove più volte al giorno si riuniscono i monaci per la preghiera comune.
Arriviamo infine a quella che noi consideriamo la zona più ricca e più bella della chiesa, il Transetto con le Cappelle.
La Cappella centrale è dedicata a San Michele Arcangelo ed è opera di Domenico Cresti, detto il Passignano. Di notevole pregio le tre tele che raffigurano la storia del Santo.
Quella di sinistra invece è dedicata a San Giovanni Gualberto ed è stata ristrutturata su progetto di Alessandro Allori e degli allievi della sua bottega tra il 1579 ed il 1584. Gli affreschi illustrano alcuni episodi della vita del Santo.
La Cappella di destra infine è dedicata a San Sebastiano e San Atto ed è stata ristrutturata tra il 1607 ed il 1609 da Benedetto Veli.
Il Chiostro
Il chiostro è il vero fulcro della vita nel convento. Da qui i monaci possono accedere alla chiesa, ai laboratori, alla biblioteca, al refettorio, alla cucina ed alle camere.
Dopo vari interventi, l’attuale struttura venne realizzata a partire dal 1470 su disegno di Jacopo Rosselli ed è simile ad altri chiostri costruiti in Toscana in quell’epoca.
Al piano terra presenta una serie di ampie arcate mentre il piano superiore è coperto da un tetto, costruito però solo nel 1755.
Il Refettorio
La sala da pranzo del monastero attuale risale al Quattrocento. Al termine dei lavori l’Abate Del Sera commissionò a Domenico Ghirlandaio il dipinto dell’Ultima Cena, un vero e proprio capolavoro del 1476.
Sulle pareti laterali della stanza sono stati di recente rinvenuti gli affreschi rappresentanti la serie dei Santi e Beati Vallombrosani, opera di Benedetto Veli del 1598.
La Cucina
L’antico locale dove i monaci preparavano i pasti presenta una linea architettonica del Quattrocento, che non è stata intaccata dai successivi lavori di rifacimento del monastero.
All’angolo sinistro c’è un grande focolare rialzato rispetto al piano del pavimento, con cappa sostenuta da un architrave in legno.
Nel centro della cucina c’è un tavolo in pietra a lastra unica di forma rettangolare del 1600.
La Chiesa di San Biagio
L’edificio religioso fu costruito per volontà dell’Abate Leto nel 1080 e veniva utilizzato per le funzioni dedicate agli abitanti del borgo.
La chiesa presenta un’architettura semplice e lineare, venne ricostruita con la struttura attuale sotto l’Abate Nicola Gianfigliazzi tra il 1335 ed il 1340.
La sala interna è coperta da un tetto su capriate di legno, con una piccola abside semicircolare in fondo. Nella seconda metà del XV secolo fu arricchita da un ciclo di affreschi attribuiti al Filippelli.
Fino alla fine dell’Ottocento rimase chiesa parrocchiale, successivamente divenne oratorio della Confraternita in quanto agli abitanti del posto fu concesso di frequentare la chiesa abbaziale.
Badia a Passignano, Vino Marchesi Antinori
Dalle testimonianze storiche custodite nell’Archivio di Stato di Firenze, risulta che già da diversi secoli venisse praticata la coltura della vite in questa zona del Chianti Classico.
Situate ad una altitudine di circa 300 metri sul livello del mare, le vigne sono coltivate a Sangiovese e presentano un terroir ricco di roccia calcarea con uno strato di argilla.
Dai sessantacinque ettari della tenuta dei Marchesi Antinori nasce il Badia a Passignano Gran Selezione, un Chianti Classico affinato nelle storiche cantine del X secolo in botti di rovere.
Una visita a Badia a Passignano non può terminare senza aver vissuto un’esperienza del gusto e dei sapori. L’Osteria di Passignano organizza dei tour guidati di alcune ore che comprendono la visita alle vigne, alle cantine dell’Abbazia, pranzo o cena presso l’osteria con pietanze abbinate ai vini prodotti dall’azienda.
Se invece volete solo degustare i vini, allora vi consigliamo di fermarvi per un assaggio presso l’enoteca La Bottega di Passignano.
Area Naturale Protetta di Interesse Locale
Il parco è stato istituito grazie a una delibera del comune di Tavernelle Val di Pesa nel 2008 e l’anno successivo è stato inserito nell’elenco delle Aree Protette della Regione.
Recenti studi hanno rinvenuto dei percorsi di crinale di epoca etrusca e alcune tracce di testimonianze preistoriche.
Stradine lastricate, un piccolo ponte in pietra medioevale e i numerosi muretti a secco sono la dimostrazione di questa viabilità storica che per secoli ha solcato il territorio. L’antico sentiero in pietra conduceva da Badia verso l’antico borgo di Poggio al Vento
L’Area Naturale occupa una superficie di 364 ettari ed è suddivisa tra boschi, aree coltivate, superfici incolte e zone di arbusti.
Numerose sono le specie animali che frequentano il parco durante le varie stagioni dell’anno, come pesci, anfibi ed uccelli. Tra i mammiferi infine troviamo il cinghiale, il capriolo, il daino, la volpe, il tasso, la faina e la donnola.
Lungo i sentieri ci sono dei pannelli didattici che illustrano la flora e la fauna presenti nel parco.