Valle d’Itria: cosa vedere tra borghi e paesaggi bucolici
La Valle d’Itria è situata nel cuore della Puglia e si estende nelle provincie di Bari, Brindisi e Taranto.
Terra di splendidi paesaggi vallonati, punteggiati da masserie, vigneti e ulivi, con piccoli borghi bianchi abbarbicati sui poggi.
Come se un pittore si fosse divertito a dare una pennellata di bianco alle cime dei colli.
I poderi di terra rossa e le stradine che sezionano le contrade sono delimitate dai caratteristici muretti a secco.
Non è certa l’origine del toponimo e tra gli studiosi si sono fatte strada nel tempo due ipotesi.
La prima presume che il nome derivi da un’icona della Madonna Odegitria, rinvenuta in una cisterna d’acqua della zona.
La seconda invece ritiene che il nome derivi da una chiesetta intitolata alla Madonna della Greca (o dell’Odegitria), edificata probabilmente nel IV secolo alla periferia di Locorotondo.
La nostra visita alla Valle d’Itria è stata la naturale continuazione di un itinerario nel Salento, prima di proseguire alla volta di Matera, tappa finale del nostro viaggio.
Rispetto al Salento, la valle ci è sembrata una regione in cui la crescita dell’industria del turismo abbia avuto un processo più consapevole e rispettoso dell’ambiente, a parte Alberobello che fa storia a sé.
In questo articolo comunque ci concentriamo su cosa vedere in Valle d’Itria.
Vi forniamo tutta una serie di informazioni utili e consigli pratici che, ci auguriamo, possano tornarvi utili per organizzare al meglio il viaggio.
Indice
- Come muoversi
- Dove alloggiare
- Valle d’Itria: il nostro itinerario
- Cosa vedere in Valle d’Itria: i borghi
- Cosa vedere in Valle d’Itria: Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese
Come muoversi in Valle d’Itria
Se avete in programma un tour itinerante come il nostro, allora l’utilizzo di un mezzo proprio o a noleggio è di fondamentale importanza.
Questa soluzione infatti consente di programmare le visite cadenzando il ritmo del viaggio a proprio piacimento, in base alle sensazioni del momento.
Noi per il noleggio auto ci siamo affidati come al solito a DiscoverCars. Si tratta di un comparatore di offerte tra le migliori compagnie di noleggio presenti sul territorio.
Potete prelevare l’auto sia all’aeroporto di Brindisi sia a quello di Bari.
Agendo comunque sul form di ricerca potete impostare anche un’altra località a vostro piacimento.
Siccome il nostro viaggio in Puglia è stato in forse fino all’ultimo momento a causa del progressivo innalzamento dei contagi Covid-19, l’opzione “cancellazione gratuita” ci ha messi al riparo da eventuali imprevisti dell’ultimo momento.
Un solo avvertimento.
Fuori dai centri urbani e dalle principali vie di comunicazione, le stradine secondarie sono strette e tortuose, quindi richiedono una guida attenta e consapevole.
Dove alloggiare in Valle d’Itria
In fase di pianificazione del viaggio abbiamo cercato una struttura che fosse equidistante rispetto alle località che volevamo visitare e che ci colpisse per qualcosa di originale e autentico.
La sintesi di tutto questo l’abbiamo trovata nel B&B La Casèdde, situato in contrada Figazzano, a soli cinque chilometri da Cisternino e sette da Locorotondo e Martina Franca.
La struttura ricettiva sorge in una antica casa ristrutturata con cura e attenzione nei dettagli. Gli arredi delle camere sono rimasti quelli originali, mentre la cucina e la sala da pranzo sono state rimodernate.
Nello spazio antistante la casa, sotto il portico, ci sono sedie e tavolini in legno su cui gustare un cocktail o un aperitivo mentre si ammira il sole calare dietro muretti a secco e colline.
Sul retro invece uno splendido giardino di ulivi con piscina.
Il senso di ospitalità dei proprietari e i deliziosi prodotti fatti in casa preparati per la colazione sono stati i valori aggiunti della nostra esperienza, sposandosi perfettamente con il “turismo lento” che piace a noi.
Oltre alle eccellenti recensioni lasciate dagli ospiti.
Nel caso la struttura sia occupata oppure vogliate alloggiare in un’altra località, al seguente link potete verificare la disponibilità e eventuali offerte per gli:
Valle d’Itria: il nostro itinerario
Siamo giunti in Valle d’Itria provenienti da Manduria, patria del vino Primitivo, dove abbiamo concluso la prima parte della nostra vacanza in Puglia.
Durante il tragitto ci siamo fermati per una sosta rilassante nella tenuta di Al Bano Carrisi, immersa nella bucolica campagna che circonda Cellino San Marco.
A causa degli operativi dei voli tra Venezia e Brindisi, in fase di stesura dell’itinerario abbiamo dovuto fare delle scelte ben precise.
A malincuore siamo stati costretti a tagliare la visita al borgo di Ceglie Messapica e alle spiagge della costa adriatica, che avrebbero reso in un certo senso più completa la nostra visita alla Valle d’Itria.
In base alla nostra esperienza personale possiamo affermare che con i nostri ritmi slow e la gestione del tempo, in tre giorni non potevamo fare molto di più.
Qui di seguito trovate l’itinerario che abbiamo seguito:
1° giorno:
trekking sulla Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese e visita alla splendida cittadina di Martina Franca, vera scoperta del nostro viaggio;
2° giorno:
visita alle località di Ostuni e Cisternino, caratterizzate dalle costruzioni tinteggiate con la calce bianca;
3° giorno:
visita al piccolo borgo di Locorotondo e alla pittoresca (e turistica) Alberobello. In serata abbiamo proseguito il viaggio verso Matera.
Cosa vedere in Valle d’Itria: i borghi
Se avete a disposizione tempi più stretti rispetto ai nostri, allora vi consigliamo di prendere in considerazione la possibilità di partecipare a una escursione guidata di alcuni borghi.
Il tour nei paesi della Valle d’Itria infatti ha inizio a Locorotondo e dopo la visita del borgo si prosegue per Martina Franca e Cisternino.
L’escursione, organizzata da un tour operator del posto, ha una durata di circa cinque ore, la guida parla in italiano e si svolge con mezzo proprio.
Alberobello
Grazie all’unicità del paesaggio, Alberobello dal 1996 è entrata a far parte dei siti patrimonio dell’umanità per l’Unesco.
Purtroppo, negli anni Sessanta e Settanta, il paese ha subito degli stravolgimenti urbanistici connessi allo sviluppo turistico che ne hanno menomato la struttura originaria.
Per questo motivo rientrano nel riconoscimento solo alcune aree.
Ne fanno parte il Rione Monti, il Rione Aia Piccola, la casa museo del Trullo Sovrano, la Casa d’Amore e il complesso museale di Casa Pezzolla.
La visita ad Alberobello la potete fare in autonomia, oppure nel caso vogliate vivere un’esperienza più ricca, partecipando ad un tour guidato.
La camminata ha una durata di un’ora e mezza, la guida parla in italiano e l’attività termina con la degustazione di un pregiato olio extravergine d’oliva.
Alberobello è ormai conosciuta in tutto il mondo per i trulli, le pittoresche costruzioni con la copertura a forma di cono ricoperta da lastre sottili ad anelli concentrici.
Le loro origini sono ancora avvolte nel mistero e si presume che le prime costruzioni furono edificate nel XVI secolo, utilizzando la pietra calcarea che abbonda in questa zona della Puglia.
L’elegante Largo Martellotta, pavimentato da piastrelle in pietra chiara e delimitato da aiuole e fioraie, è il preludio all’area monumentale che si sviluppa ai suoi lati.
Il Rione Monti è sicuramente il più famoso e visitato dai turisti, ospita circa mille trulli ed è una zona prettamente commerciale, con numerosi negozi di souvenir e artigianato.
Lungo gli stretti vicoli in pendenza il bianco della calce si contrappone al grigio delle cupolette coniche delle costruzioni.
Sulla sommità del quartiere sorge la chiesa dedicata a Sant’Antonio da Padova, disegnata nel 1926 riprendendo la forma di un trullo.
Ridiscesi in Largo Martellotta, la visita può continuare sul versante opposto di Rione Monti, sicuramente più residenziale e meno pittoresco a primo impatto.
Non fatevi ingannare dalla prima impressione però in quanto ospita alcuni tra i luoghi di maggior interesse di Alberobello.
Per esempio la Casa d’Amore, il museo del territorio nella Casa Pezzolla e infine il caratteristico Trullo Sovrano, l’unico che si sviluppa su due piani.
L’edificio attualmente ospita eventi e manifestazioni, oltre a una collezione di utensili e arredi tipici di Alberobello e del territorio.
Durante la salita vi consigliamo di sostare negli slarghi che si aprono ai lati delle strade, dai quali catturare le immagini più iconiche di Alberobello, quelle che si trovano in tutte le riviste del settore.
Il Rione Aia Piccola infine si sviluppa nella zona sud-orientale del paese e il nome ricorda il luogo dove si svolgevano la trebbiatura e la pulitura del frumento.
Ostuni
Prima di partire per il viaggio avevamo raccolto delle impressioni non proprio entusiastiche su Ostuni, ritenuta da alcuni troppo turistica e poco autentica.
A noi invece è piaciuta molto.
Il borgo occupa il vertice di una collina dove il terreno discende dalle Murge e si tuffa verso il mare Adriatico, nella zona della spiaggia di Torre Pozzelle.
Ostuni viene soprannominata la “città bianca”, per via del caratteristico colore delle facciate delle costruzioni. Lo potete già notare da lontano, provenendo dalla strada provinciale che la collega a Cisternino.
La visita può iniziare dalla splendida Piazza Libertà, secondo noi uno dei luoghi più belli di Ostuni.
Potete farla in autonomia, come abbiamo fatto noi, oppure partecipando ad una breve visita guidata, proposta da un tour operator locale.
L’attività ha una durata di un’ora e la guida parla in italiano.
Se invece optate per la passeggiata in autonomia, una volta giunti in Piazza Libertà vi consigliamo di godervi un caffè all’aperto, ammirando gli splendidi palazzi che abbelliscono lo slargo.
Uno di questi è il convento di San Francesco d’Assisi, costruito nel XIV secolo per accogliere una comunità di francescani. Nel corso dei secoli ha subito numerosi rifacimenti.
Il portale di destra immette nel chiostro, progettato nel 1739 dall’ingegnere Pietro Magarelli, mentre il convento è stato soppresso nel 1809. Oggi l’edificio ospita il municipio.
Proprio di fianco sorge la chiesa di San Francesco, costruita nel 1304 sul terreno donato dal principe di Taranto e di Ostuni Filippo d’Angiò.
Poco più in là ha inizio via della Cattedrale, una stretta arteria pedonale in sensibile pendenza che conduce in cima al colle. È un susseguirsi di attività commerciali, con negozi di souvenir, panifici e snack-bar.
Il poggio è dominato dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta. Fu costruita con facciata tardo-gotica verso la fine del XV secolo su commissione del vescovo Nicola Arpore. L’interno invece è stato rimodernato nel XIX secolo.
I portali laterali accolgono nelle lunette le sculture di San Giovanni Battista e San Biagio che regge nella mano la città di Ostuni, mentre nel portale centrale spicca il bassorilievo con il committente genuflesso dinanzi alla Vergine con il Bambino.
Il Palazzo del Seminario si eleva sul lato sinistro di Arco Scoppa, di fronte alla cattedrale, con cui forma un blocco dal pregevole impatto architettonico.
Entrambi furono riedificati dal vescovo Francesco Antonio Scoppa dopo il terremoto del 1743.
Proseguendo oltre l’arco si giunge in un’area dal grande valore paesaggistico. Tra le abitazioni si aprono delle terrazze sulla vallata che discende fino al mare.
Proprio in questa zona c’è la famosa casa con la Porta Blu, uno dei luoghi più fotografati di Ostuni. Quello che la contraddistingue è l’intenso colore blu dell’infisso che contrasta con il bianco candido delle strutture che lo circondano.
Per lo spuntino di metà giornata vi consigliamo di partecipare alla visita guidata di un caseificio. Ostuni infatti è conosciuta per la produzione di mozzarelle e formaggi.
L’attività ha una durata di un’ora e mezza, l’accompagnatore parla italiano e il tour termina con la degustazione dei salumi e dei prodotti caseari della fattoria.
Locorotondo
Visitare Locorotondo significa immergersi in un luogo dove sembra che il tempo si sia fermato.
La leggenda narra che il borgo sia stato fondato dai Locresi, fuggiti da Troia dopo la débâcle subita ad opera dei greci.
Il primo documento ufficiale in cui viene menzionato Locorotondo invece è datato 1195, nel quale Enrico VI di Svevia confermava un possedimento appartenuto al monastero benedettino Santo Stefano di Monopoli.
L’abitato a pianta circolare, come dice il nome stesso, si annuncia da lontano con le sue case bianche abbarbicate sulla cima del colle, ad una altitudine di 410 metri.
La visita del borgo inizia da Porta Napoli, che immette in Piazza Vittorio Emanuele II, oppure da Porta Lecce, chiamata anche Porta Nuova.
Sono le due porte d’accesso al centro storico.
Piazza Vittorio Emanuele II è una elegante bomboniera su cui si affacciano bar, negozi e altre attività commerciali.
Il centro storico, un tempo fortificato, è un piccolo scrigno che conserva antichi palazzi nobiliari, pittoresche piazze ed edifici religiosi.
Le strette viuzze seguono l’andamento circolare della collina e sono pavimentate in lastroni in pietra.
Le abitazioni, dette cummerse, hanno il tetto spiovente ricoperto con le chiancarelle, delle lastre di pietra calcarea. Da secoli ormai le facciate degli edifici vengono periodicamente imbiancate a calce.
Gli eleganti balconi con le ringhiere in ferro lavorato sono ricolmi di vasi di piante in fiore, che donano un piacevole contrasto cromatico all’atmosfera.
Palazzo Morelli, ubicato nell’omonima strada, è un tipico esempio di stile barocco del Seicento, dimora dell’allora governatore del paese.
Poco distante la chiesetta di San Nicola è la sintesi delle due strutture architettoniche tipiche del borgo, il trullo e la cummersa.
La Chiesa Madre di San Giorgio è stata edificata in stile neoclassico tra il 1790 e il 1825 sulle fondamenta di precedenti edifici religiosi. All’interno la struttura presenta una pianta a croce greca inscritta, impreziosita dalle opere di diversi artisti napoletani.
Prima di lasciare il paese vi consigliamo di affacciarvi ai belvedere situati in fondo a Via Aprile e su Via Nardelli, per ammirare gli splendidi panorami che si aprono a 180 gradi sulla Valle d’Itria.
Via Nardelli è anche soprannominata il “lungomare” dalla gente del posto. Per capire il perché basta venire qui all’alba, quando una spessa coltre di foschia ricopre la vallata sottostante e le dona un aspetto che somiglia al mare.
Martina Franca
Situata sull’altura più alta delle Murge meridionali, tra il mare Adriatico e lo Ionio, con tutta probabilità deve il suo toponimo alla combinazione di due nomi.
Martina da San Martino, il colle su cui sorge, Franca dalle franchigie (l’esenzione dei dazi) che Filippo d’Angiò principe di Taranto e di Ostuni concesse a chi la eleggeva a residenza.
Prima di partire per il viaggio conoscevamo già a livello turistico alcune località che saremo andati a visitare, Ostuni e Alberobello su tutte.
Di Martina Franca invece non avevamo grandi notizie a riguardo.
Al termine però possiamo affermare che si è rivelata la grande sorpresa del viaggio, con un centro storico che lascia incantati per la ricchezza di edifici e monumenti.
Piazza XX Settembre e Porta Santo Stefano sono il punto di accesso a tutto ciò.
Appena superato l’arco si giunge in Piazza Roma, di forma triangolare, sulla quale si affaccia la sagoma imponente di Palazzo Ducale.
Fu costruito a partire dal 1668 sul luogo dove in precedenza sorgeva un antico castello della famiglia Orsini. Ha un’alta facciata barocca con balconata in ferro e nelle sale interne sono conservati degli affreschi di Domenico Carella.
Oggi è la sede del comune.
I monumenti più belli della città si trovano lungo il cosiddetto Ringo, via Vittorio Emanuele, fiancheggiata da meravigliosi palazzi.
La collegiata di San Martino ha una facciata barocca con portale sormontato da un gruppo scolpito, mentre sul fianco destro si erige il campanile romano-gotico del XV secolo del precedente luogo di culto.
Su piazza Plebiscito si affaccia anche il Palazzo dell’Università, con la caratteristica Torre dell’Orologio del 1734.
Per diversi secoli furono il luogo e il simbolo del potere civico della città, a seguito della concessione dell’autonomia amministrativa da parte del re Ferdinando di Aragona.
Il palazzo fu scelto quale sede del neonato parlamento locale.
Piazza Maria Immacolata, di forma semicircolare, è di una bellezza rara, con un elegante sottoportico ad archi.
Per lo spuntino di metà giornata ci siamo affidati al Caseificio Gentile, una piccola bottega dove ci hanno preparato un delizioso panino con il capocollo di maiale, la specialità gastronomica di Martina Franca.
Prima di lasciare il centro storico vi consigliamo di visitare la Chiesa e Convento di San Domenico. Si fa largo tra stretti vicoli con la facciata finemente decorata, con il portale sormontato dallo stemma dell’ordine.
L’interno a navata unica ha dei preziosi altari in marmo policromo, oltre a pregevoli dipinti di Domanico Carella e Pietro De Mauro della seconda metà del Settecento.
Cisternino
Cisternino è annoverato tra i Borghi più belli d’Italia e presenta un raccolto centro storico medioevale, che va inserito nella lista delle cose da vedere in Valle d’Itria.
Generalmente il primo monumento che ci si trova di fronte quando si arriva in paese è la Chiesa di San Nicola, in dialetto locale chiamata anche ‘A Chijsa Grénne.
Sorge sui resti di un precedente edificio religioso del X secolo, edificato dai monaci basiliani e scoperto solo di recente.
L’attuale chiesa invece, in stile romanico pugliese, risale alla metà del XIII secolo, con l’interno a tre navate separate da colonne con capitelli e tetto in legno.
Di fronte alla chiesa del patrono di Cisternino sorge la tozza sagome della Torre Civica, conosciuta anche come Normanno-Sveva. Secondo la tradizione risalirebbe all’età romana, ma in realtà il suo nucleo originale risale all’epoca normanna.
Secondo noi a Cisternino non si deve seguire un itinerario ben preciso, ma lasciarsi trasportare dalle sensazioni tra gli stretti vicoli con le porte delle case che si affacciano sul passaggio pedonale.
Dalle facciate delle abitazioni sporge il bucato messo ad asciugare, eleganti lampioni in ferro lavorato adornano le stradine.
Le scale esterne protette da ringhiere conducono ai piani superiori delle case. Dappertutto vasi di gerani e piante di rose rampicanti.
Alla fine si sbuca sempre in Piazza Vittorio Emanuele, di forma rettangolare, che può essere considerato l’epicentro del paese.
È dominata dalla Torre dell’Orologio, che è il simbolo del borgo. La torre fu fatta costruire nel 1850 e la progettazione fu affidata ai maestri Curri di Alberobello.
La facciata si suddivide in più ordini, incorniciati dalle due lesene laterali e dai marcapiani. Ogni piano è traforato da un’apertura, mentre l’ultimo ospita l’orologio.
Cisternino è il luogo ideale per gustare la carne pugliese. Nel centro storico infatti sorgono alcune macellerie, chiamate fornelli, che all’ora di pranzo o di cena si trasformano in bracerie.
I clienti scelgono la carne esposta nei banchi del negozio e se la fanno cuocere sul momento rigorosamente in forni a legna.
La specialità del posto sono le famose bombette, degli involtini di carne ripieni che sono un’esplosione di sapori da gustare.
Cosa vedere in Valle d’Itria: la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese
La Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, detta anche dell’acqua, ha inizio in Contrada Figazzano, a poche decine di metri dal B&B La Casèdde dove abbiamo alloggiato.
Si tratta di un percorso cicloturistico pavimentato in pietrisco pressato, che si sviluppa nella campagna tra Cisternino e Ceglie Messapica per un totale di circa 16 chilometri.
In futuro, con la sistemazione di una nuova porzione diventeranno 24, raggiungendo Monte Fellone nell’area di Martina Franca.
Il tracciato si snoda tra poderi, masserie, borghi e contrade con l’obiettivo di promuovere un turismo ecosostenibile, che valorizzi l’ambiente e incentivi una vita sana e attiva.
Noi abbiamo percorso un tratto a piedi ma se volete esplorarlo come si deve allora da Locorotondo partono degli interessanti tour in bici.