Patagonia, cosa vedere. Diario di viaggio on the road
Lo spunto per iniziare a pianificare un viaggio on the road in Patagonia, ce lo diede il documentario Cono Sur del regista Corso Salani.
Il “road movie” fu presentato nell’ottobre del 2002 al festival del cinema argentino di Udine, la nostra città.
Narrava la storia di una piccola troupe italo – polacca (guarda caso), che viaggiò in furgone da Buenos Aires alla Terra del Fuoco, alla ricerca di volti e storie sull’emigrazione europea in Argentina.
In base alla nostra esperienza possiamo dirvi che a livello turistico la Patagonia è organizzata molto bene.
È la meta ideale per gli amanti dell’outdoor e del turismo avventura.
Grazie ai paesaggi, alle riserve naturali, ai sentieri per il trekking, alle uscite in canoa e alle arrampicate in montagna possono attingerne a piene mani.
Ma non è tutto.
La Patagonia non rappresenta solo un viaggio fisico, ma è soprattutto un viaggio interiore, che rimane scolpito nel cuore e nello spirito.
Per noi è stato così.
In questo articolo vi forniamo alcuni spunti ed idee su cosa vedere in Patagonia durante un viaggio on the road.
Indice
- Patagonia, dove si trova
- Quando andare
- Escursioni in Patagonia
- Patagonia, cosa vedere
- Diario di viaggio on the road
- Come muoversi in Patagonia
- Letture consigliate
- Fuso orario in Patagonia
- Valuta Argentina
Patagonia, dove si trova
La Patagonia si trova nella zona meridionale del continente e si sviluppa sia in territorio argentino sia in quello cileno.
È delimitata a nord dal Río Colorado e a sud dalla Terra del Fuoco.
In Argentina è composta da cinque province: Río Negro, Neuquén, Chubut, Santa Cruz e la Tierra del Fuego – Antártida y Islas del Atlántico Sur.
Quando andare in Patagonia
Il nostro viaggio si è svolto nel mese di gennaio, quindi in piena estate australe.
La bella stagione infatti è il periodo ideale per visitare la Patagonia, sia per le temperature gradevoli sia per avvistare i pinguini di Magellano e le balene franco australi.
Tenete presente comunque che man mano che si scende verso sud, le temperature calano di pari passo. Anche in estate.
Ci rendiamo conto però che per questioni lavorative, soprattutto per noi italiani, non sempre è possibile pianificare le ferie tra dicembre e marzo.
In questo caso si è costretti a viaggiare durante l’inverno dell’emisfero sud, tra giugno e agosto.
Mettete allora in preventivo giornate corte, temperature rigide e possibilità di precipitazioni piovose ed in alcuni casi anche nevose.
Escursioni in Patagonia
Durante un viaggio on the road in Patagonia vi consigliamo di prendere parte a delle escursioni guidate.
Secondo noi sono essenziali.
Le guide sono preparate e arricchiscono l’esperienza con tutta una serie di curiosità e informazioni, che solo degli esperti “local” possono fornire.
In base alle varie località vi elenchiamo quelle che noi riteniamo fondamentali.
Poi una volta sul posto nulla toglie che ne potete organizzare altre, in base ai vostri gusti ed al tempo a disposizione.
El Calafate
Escursione al ghiacciaio Perito Moreno. La gita si svolge tutti i giorni ed ha una durata complessiva di otto ore.
Dopo un viaggio di circa un’ora, costeggiando le sponde del Lago Argentino, si accede al Parco Nazionale Los Glaciares.
Una volta giunti sul posto, percorrendo i principali sentieri si raggiungono i vari belvedere, da cui ammirare sua maestà il Perito Moreno.
L’esperienza prevede anche del tempo libero da dedicare al relax, al ristoro nei rifugi oppure per partecipare ad un giro in barca di un’ora.
Le imbarcazioni salpano dal molo Puerto Bajo las Sombras e si spingono fino al versante nord del ghiacciaio, mantenendo comunque una distanza di sicurezza rispetto alla parete.
L’attività si svolge con una guida specializzata che parla inglese e spagnolo.
Un’altra esperienza molto interessante è l’escursione in jeep al Lago Argentino.
Lasciato l’abitato di El Calafate, il fuoristrada si immerge nel tipico paesaggio lunare della steppa patagonica.
A tratti si lambiscono le sponde del lago, con le sue splendide acque color turchese.
Durante l’escursione sono previste varie attività: ammirare il paesaggio da un promontorio, visitare un sito di pitture rupestri, degustare un pasto tipico in una location naturale unica.
Puerto Madryn
La cittadina di Puerto Madryn è la base logistica ideale per visitare due dei parchi più importanti della Patagonia: la Penisola di Valdés e Punta Tombo.
L’escursione alla riserva naturale protetta della Península Valdés si svolge tutti i giorni, ha una durata di oltre dieci ore e la guida parla in italiano.
Oltre che al centro visitatori situato sull’istmo Carlos Ameghino, la gita prevede delle soste nelle località di Puerto Pirámides, Punta Cantor e Caleta Valdés.
Anche l’escursione a Punta Tombo si svolge tutti i giorni, ha una durata di circa otto ore ed anche in questo caso la guida parla in italiano.
Le coste della riserva ospitano per alcuni mesi dell’anno la più grande colonia di pinguini di Magellano del Sud America.
Comodoro Rivadavia
La cittadina industriale di Comodoro Rivadavia, adagiata sulle coste dell’oceano, deve la sua prosperità alle attività di estrazione petrolifera.
Di solito viene saltata a piè pari durante un viaggio on the road in Patagonia, in quanto non è un luogo di rilevanza turistica.
Noi invece ci siamo fermati un giorno e mezzo e dobbiamo dirvi che partecipando ad un tour guidato, siamo riusciti a scovare qualcosa di interessante.
Il Museo Nazionale del Petrolio, il parco eolico del Cerro Arenal, il Cerro Chenque, il sobborgo di Rada Tilly ed infine la colonia di leoni marini che si sono stabiliti proprio in città.
Patagonia, cosa vedere
Il nostro itinerario di viaggio si è sviluppato per alcuni giorno lungo la costa atlantica, poi una volta giunti nella remota Río Gallegos abbiamo svoltato verso l’interno ed abbiamo raggiunto El Calafate.
Al termine ci siamo spostati a Ushuaia, nella Terra del Fuoco.
Purtroppo i giorni a disposizione erano quelli che erano e in fase di progettazione avevamo dovuto fare delle scelte ben precise.
Per questo motivo avevamo escluso la zona di San Carlos de Bariloche, località turistica situata nella regione dei laghi e famosa per il trekking e le piste da sci.
Patagonia, diario di viaggio
Qui di seguito trovate le nostre impressioni così come le avevamo annotate sul quaderno degli appunti.
Giorno 1, venerdì 16 gennaio
Buenos Aires – Trelew – Puerto Madryn
Dall’Aeroparque Jorge Newbery di Buenos Aires, lo scalo dei voli interni, parte il nostro volo Aerolíneas Argentinas diretto a Trelew, nella provincia di Chubut.
Il volo dura un’ora e cinquanta minuti circa ed atterriamo in pieno deserto patagonico. Lo scalo Almirante Zar di Trelew è uno dei più piccoli tra quelli che abbiamo frequentato.
È dotato infatti di due sole porte d’imbarco.
Al controllo doganale c’è ad attenderci un addetto del servizio sanitario nazionale che controlla accuratamente i bagagli e sequestra i generi alimentari.
Le misure restrittive sono state adottate dal governo per salvaguardare l’ecosistema della regione.
Usciti dall’aeroporto facciamo conoscenza con il vento che spira dall’Oceano Atlantico e che d’ora in avanti ci terrà compagnia per tutto il viaggio.
Durante il transfer privato da Trelew a Puerto Madryn, situata 67 chilometri più a nord, l’autista ci spiega che lungo la RN3 avvengono molti incidenti stradali.
Sono causati principalmente dalla monotonia del paesaggio e dalla strada diritta e senza curve che allenta la concentrazione.
Agli argentini non manca di certo l’ironia e definiscono gli automobilisti clientes celestiales, clienti del cielo.
Ai lati della strada notiamo diversi altarini contenenti icone religiose, circondati da tantissime bottiglie di plastica ricolme d’acqua.
Chiedo informazioni e mi spiega che la maggior parte è dedicato alla Difunta Correa, una figura pagana venerata dal popolo argentino che però non viene riconosciuta dalla chiesa cattolica romana.
Facciamo intanto la conoscenza con un primo animale autoctono. Avvistiamo infatti dei cuccioli di Choika, un uccello che proviene dalla famiglia del Ñandù (struzzo).
Sfruttiamo il pomeriggio libero per fare una bella passeggiata sul lungomare, mentre i turisti si divertono in spiaggia e fanno il bagno nelle acque fredde dell’oceano.
Giorno 2, sabato 17 gennaio
Punta Tombo – Gaiman – Trelew
La Pinguinera di Punta Tombo dista circa 180 chilometri direzione sud da Puerto Madryn e fino a Trelew si percorre la RN3.
Una volta superata la cittadina si svolta a sinistra sulla strada sterrata RP1, che conduce fino a destinazione.
Durante il tragitto la guida ci fornisce alcune nozioni interessanti sul territorio e l’ambiente che ci circonda. Ne riporto alcune.
Qui le correnti atmosferiche sono cicloniche mentre dai noi in Europa sono anticicloniche. A conferma di ciò basti osservare attentamente l’acqua che scende nello scarico del lavandino.
Il vortice che si forma gira in senso orario mentre da noi gira in senso contrario.
La Patagonia è una regione desertica nella quale crescono solo arbusti ed erba spinifex, della famiglia delle graminacee.
“Sapete qual è la causa principale della mancanza di vegetazione?” ci chiede la guida. “Non piove mai” gli rispondiamo noi da bravi scolaretti, “e di chi è la colpa?” ci incalza lui.
“Della Cordigliera delle Ande”.
Tutte le perturbazioni che provengono dall’Oceano Pacifico infatti, trovano un ostacolo insormontabile nella catena montuosa. Per questo motivo il Cile è un paese molto piovoso mentre la regione patagonica argentina è arida e secca.
Il campo agricolo si chiama “legua”. La legua è un’antica unità di misura che esprime la distanza che una persona percorre a piedi in un’ora.
Dal 1878 in Argentina la misura ufficiale della legua è di 5.000 metri. Un appezzamento di terreno standard quindi misura 2.500 ettari (5.000 x 5.000 metri).
Mentre ci stiamo approssimando alla riserva vediamo sul ciglio della strada un branco di Guanachi intenti a pascolare. Si tratta di camelidi della stessa famiglia dei Lama.
Nella riserva faunistica camminiamo a stretto contatto con i pinguini seguendo dei percorsi obbligati. Osserviamo da vicino le attività che svolgono ed apprezziamo in modo particolare la cura con cui custodiscono i nidi ed i cuccioli.
Il Pinguino di Magellano è una delle 17 specie esistenti ed è la più importante tra quelle che vivono nelle zone sub–antartiche. Un pinguino adulto misura circa 50 centimetri di altezza e pesa all’incirca 5 kg.
I maschi arrivano nella riserva di Punta Tombo all’inizio di settembre per pulire il nido costruito gli anni precedenti. A dire il vero non è altro che un buco scavato nel terreno.
Una settimana più tardi arrivano le femmine e ogni anno ricompongono le stesse coppie. I pinguini infatti sono fedeli e non scindono mai la coppia se non per cause di forza maggiore.
In ottobre le femmine depongono due uova. I primi a covarle sono i maschi mentre le femmine vanno in mare aperto alla ricerca di pesce per nutrirsi. In novembre le uova si schiudono e nascono i cuccioli.
Tra gennaio e febbraio i cuccioli escono dal nido e cambiano il piumaggio, in marzo anche gli adulti fanno la muta.
Tra marzo ed aprile i piccoli prendono confidenza con l’acqua ed imparano a nuotare, poi una volta acquisita una certa dimestichezza seguendo le correnti emigrano verso i mari dell’America Settentrionale.
Gli adulti invece rimangono nella colonia fino al mese di aprile, prima di emigrare a loro volta verso nord. In quel momento le coppie si dividono fino al mese di settembre successivo.
Terminata l’escursione alla riserva prendiamo la RP25 e ci dirigiamo a Gaiman, antica colonia gallese che conserva ancora la cultura e le tradizioni della terra d’origine.
Il paesino è un’oasi in pieno deserto grazie alle acque del Río Chubut che lo bagnano.
I primi coloni arrivarono qui nel 1865 per fuggire all’occupazione inglese. La colonia fu visitata nel 1995 da sua altezza Lady Diana Principessa di Galles.
Una sosta in una House of Tea per merenda è d’obbligo. Si assaggiano diverse miscele di tè e si possono gustare deliziose torte e dolci della tradizione celtica fatti in casa.
Noi visitiamo la Ty te Caerdydd, situata in Chacra 202.
Terminato il momento di relax e ristoro si riprende la strada alla volta di Trelew.
Dopo una breve passeggiata in città ci dirigiamo al Museo Paleontologico, situato in Avenida Fontana 140 (sul link potete prenotare i biglietti d’ingresso).
Con nostro stupore scopriamo che è dedicato al nostro conterraneo Egidio Feruglio da Tavagnacco (Udine), laureatosi in Scienze Naturali all’Università di Firenze.
Si trasferì in Argentina nel 1925 con la qualifica di geologo per la Direzione di Giacimenti Petroliferi Fiscali (oggi YPF).
Realizzò numerosi studi sulla paleontologia specialmente in Patagonia, facendo uso di fossili per risolvere numerosi problemi geologici.
Giorno 3, domenica 18 gennaio
Puerto Madryn
La cittadina di Puerto Madryn è un importante polo industriale andato sviluppandosi nel secondo dopoguerra.
Le aziende situate alla periferia della città lavorano materie prime quali l’alluminio ed il porfido.
Un ruolo importante inoltre lo riveste l’industria ittica, soprattutto per la pesca e la lavorazione dei Langostinos (gamberetti), che vengono poi esportati in tutto il mondo e che si trovano anche nei nostri supermercati.
Giorno 4, lunedì 19 gennaio
Península Valdés
Come da programma dedichiamo l’intera giornata all’escursione alla Península Valdés.
Secondo noi è una delle cose più belle da vedere in Patagonia.
L’ingresso alla riserva naturale, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, si trova a circa 70 chilometri direzione nord da Puerto Madryn.
Lungo il tragitto avvistiamo alcuni animali autoctoni quali i Guanachi e le Choike, oltre a qualche gregge di pecore.
Per arrivare al centro visitatori situato a metà dell’istmo Carlos Ameghino, si percorrono prima la RP1 e successivamente la RP2, entrambe in asfalto.
Una volta lasciati sulla destra il Golfo Nuevo e sulla sinistra il Golfo de San Josè e la Isla de los Pájaros, ci incamminiamo con il furgone lungo una pista sterrata che ci permette di girare la penisola in senso orario.
Durante il tragitto la guida ci fornisce alcune informazioni sulle specie faunistiche che andremo ad ammirare durante l’escursione.
La prima sosta la facciamo a Punta Norte dove c’è una grande colonia di leoni marini. È una delle tre specie di pinnipedi che vive e si riproduce in Patagonia.
La colorazione del pelo è di diverse tonalità di marrone ed i maschi di solito sono più scuri rispetto alle femmine.
Il maschio misura fino a 2,30 metri di lunghezza e pesa all’incirca 300 kg, mentre la femmina misura fino a 1,80 metri e può pesare dai 100 ai 140 kg.
Vivono in colonie governate da un maschio dominante il quale detiene il diritto di fecondare tutte le femmine del branco.
In questa spiaggia affacciata sull’oceano i leoni marini convivono con il costante pericolo degli attacchi delle orche, a volte mortali.
La seconda tappa della gita prevede la sosta presso l’Estancia La Elvira a Caleta Valdés.
È da poco passato mezzogiorno e quindi facciamo un veloce spuntino a base di verdure grigliate ed empanadas di carne.
Gli elefanti marini a differenza dei leoni hanno il pelo di colore grigio, vivono anche loro in colonie formate da circa 150 femmine ed un maschio dominante.
I maschi dominanti passano la maggior parte del tempo ad accudire le femmine, a riposare e durante la stagione degli amori ad accoppiarsi. Bella vita direte voi.
Non è proprio così. In realtà devono fare la guardia all’harem e difenderlo dagli attacchi dei maschi più giovani, i quali cercano in tutte le maniere di violarlo.
Nel caso ci riescano diventerebbero automaticamente il maschio dominante dell’intera colonia, spodestando di fatto il vecchio boss.
Le lotte per la supremazia del branco sono molto violente. Prima di diventare adulto e battersi, un maschio deve raggiungere un’età di almeno 6 anni e sviluppare la dentatura.
Le femmine invece possono accoppiarsi già all’età di due anni ed il periodo di gestazione dura circa 11 mesi.
Un maschio adulto raggiunge una lunghezza di 5 metri e pesa all’incirca 3 tonnellate, mentre le femmine possono misurare fino a 3 metri e raggiungere un peso che varia tra i 500 ed i 900 kg.
Lasciata Caleta Valdés facciamo una breve sosta per ammirare una piccola colonia di Pinguini di Magellano che si trovano proprio sul ciglio della strada, per poi dirigerci verso Puerto Pirámides, ultima tappa di giornata.
Il villaggio è l’unico sito abitato della penisola. Da qui partono le escursioni per l’avvistamento delle balene franco australi, che però in questo periodo dell’anno sono già migrate verso le acque del nord.
Vogliamo sdraiarci un po’ in spiaggia per rifare l’abbronzatura, ma i raggi del sole sono talmente forti che è quasi impossibile esporsi.
All’ombra di una casa, seduto sui gradini di una scala in cemento, c’è un uomo anziano che prepara con cura e passione il mate, la bevanda nazionale degli argentini.
Si riempie di erba mate in polvere un piccolo recipiente in legno, il matero, si aggiunge acqua bollente, si infila nell’impasto una cannuccia di metallo con all’estremità un filtro chiamata bombilla.
Poi, tra una chiacchiera e l’altra, si assapora la tisana a piccoli sorsi.
Gli argentini girano quasi sempre con scorte di acqua calda in appositi thermos oppure l’acquistano nelle bancarelle dei venditori ambulanti.
Il vecchio si accorge che lo sto osservando attentamente e mi chiede: “Ya lo probaste?”. “Jamàs” gli rispondo io.
“Quieres?” mi dice lui allungando il matero verso di me. “Ojalà” gli rispondo io mentre con la mano destra afferro il recipiente ed aspiro alcuni sorsi della tisana.
Devo essere sincero, il primo impatto non è stato positivo. La bevanda infatti ha un sapore aspro di foraggio stagionato, un sapore che non mi è famigliare.
Giorno 5, martedì 20 gennaio
Puerto Madryn – Comodoro Rivadavia
Alle ore 9:30, con 40 minuti di ritardo sulla tabella di marcia prevista, il bus della ditta Adensmar lascia la stazione delle corriere di Puerto Madryn con destinazione Comodoro Rivadavia.
Riprende così il nostro viaggio on the road in Patagonia.
Dopo un centinaio di chilometri, a Rawson, facciamo l’unica sosta per poi proseguire il cammino in un paesaggio formato da arbusti secchi, ciuffi di erba spinifex e terra di colore ocra.
Durante il tragitto che dura all’incirca 6 ore ci viene servito il pranzo a bordo a base di spaghetti al ragù, un pezzo di pane, alfajores come dessert e bevande analcoliche.
Siamo circondati dal nulla più assoluto, di tanto in tanto scorgiamo qualche capo di bestiame isolato, per lo più pecore.
Questo secondo noi è il vero fascino della Patagonia!
Immergendosi in questa realtà ogni essere umano ha la possibilità di riflettere e sognare in silenzio, apprezzando le cose da una prospettiva diversa rispetto al solito.
All’improvviso si alza una violenta tempesta di vento e sabbia.
Sinceramente non so come l’autista riesca a guidare in queste condizioni, dato che la visibilità è ridotta al limite ed il pullman sbanda di frequente sotto le forti folate di vento.
Alle ore 15:30 arriviamo a destinazione.
Dopo esserci sistemati in hotel facciamo una lunga passeggiata a piedi ed andiamo in una agenzia di viaggi per pianificare la giornata di domani, che è completamente libera da impegni.
Decidiamo così di mettere in programma una visita guidata della città e dei dintorni.
Prime considerazioni su Comodoro:
– La maggioranza della popolazione ha tratti somatici caucasici mentre nelle altre località della Patagonia la gente ha la carnagione più scura e tradisce origini indigene.
– Al calar del sole bisogna indossare il giaccone pesante in quanto la temperatura cala bruscamente e fa decisamente freddo.
Giorno 6, mercoledì 21 gennaio
Comodoro Rivadavia
Nel pomeriggio l’autista dell’agenzia viene a prelevarci in hotel per la visita guidata.
Percorriamo Avenida Rivadavia e Avenida San Martin. Poi andiamo al molo situato in centro città dove ammiriamo da vicino una colonia di leoni marini che da alcuni anni si è stabilita qui.
La storia della città merita di essere raccontata.
All’inizio del secolo scorso, mentre stavano trivellando il terreno in prossimità della città alla ricerca di una falda acquifera, scoprirono il petrolio.
Era il 13 dicembre del 1907. Da quel giorno, com’è facile immaginare, il destino della città cambiò completamente.
Da piccola cittadina sperduta in una terra ostile diventò un luogo che offriva lavoro, benessere e prosperità.
Ancora oggi nel sottosuolo non vi è traccia di acqua potabile.
Viene trasportata in città grazie a condotte di tubi dalla località di Sarmiento, situata nell’entroterra a circa 150 chilometri di distanza.
Grazie allo sviluppo industriale ed alla crescente domanda di manodopera, in città sono arrivati molti lavoratori cileni e boliviani.
Proseguiamo il giro raggiungendo i 212 metri di altitudine del Cerro Chenque, dal quale si ha una vista mozzafiato sull’intera città.
Per sfruttare l’energia pulita prodotta dal vento, hanno installato un parco eolico che attualmente produce energia utile a coprire il 12% del fabbisogno annuo dell’intera comunità.
Continuiamo il tour visitando prima la zona industriale e poi il lungomare.
Scendiamo dal pulmino e facciamo un giro in spiaggia, che qui è formata da sassolini.
La gente del posto ci dice che in questo periodo la temperatura dell’acqua è molto bassa anche se siamo in piena estate (circa 10 °C), mentre d’inverno è più calda anche di 7-8 °C.
Giorno 7, giovedì 22 gennaio
Comodoro Rivadavia – Río Gallegos – El Calafate
Arriviamo all’aeroporto General Mosconi e sbrighiamo le formalità di check-in.
In fase di emissione della carta d’imbarco l’impiegato della compagnia aerea scopre che l’agenzia ha sbagliato la data del volo.
Fortunatamente l’aereo non è al completo e così ci fanno salire senza problemi.
Alle ore 00:50 il velivolo della Southern Winds (ora fallita) decolla con destinazione Río Gallegos. Il volo dura all’incirca un’ora.
Río Gallegos è la capitale della Provincia di Santa Cruz e conta circa 80.000 abitanti.
Dal panorama che ci circonda capiamo subito che ci troviamo in pieno deserto patagonico, gli arbusti incominciano a scarseggiare lasciando spazio solo a bassi ciuffi di erba spinifex.
Verso le ore 2:30 riusciamo finalmente a coricarci in hotel.
Dopo alcune ore di riposo, alle ore 9.30 ci rechiamo al terminal dei bus e ci imbarchiamo sull’automezzo della compagnia Taqsa, che ci condurrà ad El Calafate.
Il viaggio dura circa cinque ore e mezza e durante il tragitto facciamo solo una sosta in un’area di servizio. Lungo la strada incontriamo diversi cantieri in quanto stanno potenziando le infrastrutture che conducono in questa zona di grande rilevanza turistica.
In passato El Calafate ebbe la funzione di caravanserraglio per i commercianti che si recavano sulla costa atlantica a vendere i loro prodotti.
Adesso invece è la base logistica per i turisti che vogliono visitare il Parque Nacional de los Glaciares e per raggiungere la località di El Chaltén, campo base alle pendici dei famosi Cerro Fitz Roy e Cerro Torre.
A queste latitudini durante l’estate australe il sole tramonta sempre dopo le ore 22:00.
Giorno 8, venerdì 23 gennaio
Parque Nacional de los Glaciares
Oggi ci apprestiamo a vivere una delle giornate più significative del nostro viaggio.
Abbiamo infatti in programma l’escursione al ghiacciaio Perito Moreno.
Se vi state chiedendo cosa vedere in Patagonia, beh qui troverete la risposta!
Alle ore 8:00 lasciamo la città con destinazione Parque Nacional de los Glaciares, dichiarato Patrimonio Naturale dell’Umanità dall’Unesco nel 1981.
Il parco dista circa 80 chilometri da El Calafate, dei quali i primi 54 sono in strada asfaltata mentre i restanti sono in pista sterrata.
Lasciata la cittadina, sulla nostra destra ammiriamo le acque color turchese del Lago Argentino, con la Bahía Redonda.
Una volta entrati nel parco il paesaggio cambia radicalmente.
Dalla steppa patagonica passiamo ad una fitta vegetazione di alberi appartenenti alla famiglia dei Notofagus (Ñires, Guindos, Lengas).
Alcuni chilometri prima di arrivare a destinazione, sulle note dell’Ave Maria di Andrea Bocelli, il bus si ferma in uno slargo chiamato Curva de los Suspirios.
È un belvedere dal quale si intravede per la prima volta il Perito Moreno, anche se da lontano.
Proseguiamo il tragitto ed arriviamo al Puerto Bajo las Sombras da dove partono le escursioni in catamarano nel Brazo Rico.
La navigazione dura all’incirca un’ora e ci permette di ammirare da vicino la parete sud del ghiacciaio.
Rimaniamo estasiati da quello che vediamo, la parete è alta tra i 60 e gli 80 metri e presenta diverse tonalità di azzurro, celeste e bianco.
Il ghiacciaio ha una larghezza di oltre 5 chilometri ed una profondità di circa 25.
Terminata la navigazione riprendiamo il pullman e ci trasferiamo al punto di ristoro di Brazo Rico, dove consumiamo uno spuntino a base di sandwich.
Ci incamminiamo per andare a scoprire la parete nord. Imbocchiamo le passerelle in legno e ci fermiamo ai vari mirador per contemplare la bellezza della natura che ci sta di fronte.
Il silenzio in questi casi vale più di mille parole.
Crostoni di ghiaccio si staccano dalla parete e sprofondano nelle acque piatte del lago, emettendo un rumore tetro ed assordante.
Giorno 9, sabato 24 gennaio
El Calafate
Apro il diario odierno con alcune considerazioni su El Calafate.
Come nelle altre città della Patagonia che fin qui abbiamo visitato, si vedono per strada diversi cani randagi che girano in branchi alla continua ricerca di cibo.
Davanti alle abitazioni i sacchetti della spazzatura vengono lasciati in appositi contenitori di metallo posti ad altezza d’uomo.
Usano questo accorgimento proprio per evitare che i cani rompano gli involucri e la spazzatura fuoriesca rovesciandosi su marciapiedi e giardini.
Sulla via principale del paese, l’alberata Avenida Libertador General San Martin, ci sono diverse botteghe artigianali che vendono cioccolato.
Ne fanno di diversi tipi: al gusto di menta, di caffè irlandese e di avellanedas.
Oltre al cioccolato producono anche marmellate e liquori fatti con il calafate, un frutto autoctono che somiglia al mirtillo, di colore blu.
Cresce in grandi quantità sugli arbusti della zona e matura proprio in questo periodo dell’anno.
I fiori di camomilla crescono liberamente dappertutto ed emanano un forte profumo che mi ricorda mia nonna.
Coltivava la camomilla nell’orto e dopo il raccolto la metteva ad essiccare al sole su uno spiazzo in cemento nel cortile di casa nostra.
Approfittiamo del sole del pomeriggio per fare una visita di un paio d’ore nella riserva faunistica della Laguna Nimez, situata appena fuori dal centro abitato.
Nella riserva si possono ammirare diverse specie di avifauna che vivono in questo particolare ecosistema.
Giorno 10, domenica 25 gennaio
El Calafate – Ushuaia
La giornata è piuttosto fredda e poco invitante per passeggiare all’aria aperta.
Qui la stagione turistica dura da novembre a marzo e non penso si prolunghi oltre in quanto le condizioni atmosferiche diventano difficili.
A metà pomeriggio abbiamo in programma il transfer per l’aeroporto. Inaugurato nel 2000, fu costruito con l’utilizzo di pietre tipiche della zona.
In circa un’ora un volo delle Aerolíneas Argentinas ci condurrà ad Ushuaia nella Terra del Fuoco, dove continueremo il nostro viaggio in Patagonia.
Come muoversi in Patagonia
Le distanze in Patagonia sono rilevanti e quindi per ottimizzare i tempi molti turisti scelgono l’aereo per spostarsi da una località all’altra.
Se invece avete tempo a disposizione, come avevamo noi, vi consigliamo di spostarvi in pullman, almeno per alcuni tratti.
Secondo noi è un modo autentico di vivere il viaggio, come fa la gente del posto.
I mezzi sono organizzati per viaggi a lunga percorrenza con sedili comodi e reclinabili. Di solito lungo il tragitto viene offerto un servizio di pranzo e/o spuntino a bordo.
Noi comunque abbiamo utilizzato entrambe le opzioni.
In pullman:
Puerto Madryn – Comodoro Rivadavia
Río Gallegos – El Calafate
In aereo:
Comodoro Rivadavia – Río Gallegos
El Calafate – Ushuaia
Letture consigliate
Patagonia Express, di Luis Sepúlveda
In Patagonia, di Bruce Chatwin
Fuso orario in Patagonia
Ora solare standard rispetto all’Italia: – 4
Valuta Argentina
Peso argentino – AR$ (suddiviso in 100 Centavos)
Photo credits:
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La foto di copertina invece è di Birger Strahl, scaricata da Unsplash.com