Natale a Parigi, idee e consigli per una visita di 4 giorni
Grazie alla sua storia millenaria, all’arte, alla moda e alla cultura, Parigi è una delle mete più cool del mondo e viene invasa ogni anno da milioni di turisti.
Durante il periodo natalizio la città si rifà il trucco e il suo fascino accresce ancora di più.
In questo articolo abbiamo raccolto alcuni spunti in base alla nostra esperienza, ricavando delle idee su cosa vedere a Parigi in 4 giorni. Alcune delle quali esulano dai classici itinerari turistici.
In realtà eravamo rimasti nella Ville Lumiere cinque giorni, ma il primo e l’ultimo solo per mezza giornata.
Articolo aggiornato il 17 novembre 2024.
Indice
Free Tour
Per prendere confidenza con alcune aree della città, vi consigliamo di partecipare a dei free walking tour.
Lo facciamo spesso anche noi, soprattutto quando il tempo a disposizione è tiranno. Si tratta di attività gratuite, che vengono effettuate con guide autorizzate in accordo con delle agenzie locali.
Nell’articolo dedicato ai Free Tour di Parigi ne proponiamo quattro, suddivisi per specifiche zone della città, tutti con accompagnatore che parla in italiano.
Al termine delle camminate sarete in grado di decidere quali aspetti meritino un approfondimento in base ai vostri interessi e curiosità.
Bus turistico
Un modo alternativo per scoprire gli angoli più suggestivi della capitale transalpina è quello di muoversi con il bus panoramico.
Ci sono a disposizione due tipologie di biglietti, per uno o due giorni, li potete acquistare comodamente online al seguente link Bus Turistico di Parigi.
L’itinerario prevede 15 fermate, è possibile salire e scendere a proprio piacimento senza vincoli di tempo, la frequenza delle corse è ogni 15-20 minuti.
I commenti delle audioguide sono anche in italiano.
Mercatini di Natale 2024 a Parigi
Come ormai accade in molte città e località d’Europa, durante le feste di fine anno anche a Parigi vengono allestiti i caratteristici mercatini natalizi.
Qui si chiamano Marchès de Noël o Villages de Noël.
Parigi però è talmente grande che i mercatini vengono allestiti in diversi punti della città.
I più importanti e famosi, tanto da richiamare milioni di visitatori ogni anno, sono quelli dei giardini di Tuileries, situati tra il Museo del Louvre e Place de la Concorde.
Quando eravamo stati noi, i piccoli chalet in legno adornavano l’ingresso ai maestosi Champs-Élysées. Poi dal 2017 sono stati spostati di qualche centinaia di metri più indietro nella posizione attuale.
Date: dal 16 novembre al 7 gennaio 2025.
Qui di seguito trovate un elenco aggiornato dei mercatini di Natale di Parigi, almeno di quelli più conosciuti e situati nelle aree più iconiche della città:
- Tour Eiffel e Champ de Mars, dal 13 dicembre al 2 gennaio 2025;
- Saint-Germain-des-Prés, dal 23 novembre al 31 dicembre;
- Notre Dame, in Place René Viviani, dal 6 al 25 dicembre;
- Montmartre, in Place des Abbesses, dal 1 dicembre al 1 gennaio 2025;
- Gare de l’Est, dal 1 al 15 dicembre;
- La Défense, dal 14 dicembre al 5 gennaio 2025.
Natale a Parigi, cosa vedere in 4 giorni
Non è semplice scrivere un racconto su Parigi cercando di essere originali.
Nelle librerie e soprattutto in rete si possono reperire con estrema facilità guide, consigli pratici e resoconti di esperienze personali.
Noi comunque ci proviamo e parafrasando il titolo di una famosa serie di documentari televisivi condotti da Sophie Massieu, lo facciamo con i nostri occhi.
In fase di progettazione un fattore importante da tenere in considerazione è il periodo dell’anno in cui si organizza il viaggio.
Noi eravamo stati la settimana prima di Natale. Considerando le poche ore di luce naturale a disposizione ed il meteo tipicamente invernale, avevamo strutturato un itinerario che alternasse visite ad interni con passeggiate all’esterno.
Quando visitiamo una metropoli infine cerchiamo di pianificare le visite raggruppandole per aree geografiche, onde evitare inutili perdite di tempo nei trasferimenti da una parte all’altra della città.
GIORNO 1
Marais
Visitare un posto inedito crea sempre un miscuglio di aspettative, dubbi ed incertezze tipici delle prime volte, anche se le esperienze di viaggio maturate negli anni ci fanno muovere con una certa naturalezza e disinvoltura anche in luoghi a noi sconosciuti.
Sbrigate velocemente le pratiche di check-in in appartamento e verificate le impostazioni della macchina fotografica, mappa alla mano scendiamo in strada ed iniziamo a prendere confidenza con il quartiere.
Le Marais è situato sulla riva destra della Senna tra il 3° ed il 4° arrondissement.
A grandi linee è delimitato da place de la République a nord, da place de la Bastille ad est, dalla Senna a sud e dall’Hôtel de Ville e rue du Renard ad ovest.
Fino al XIII secolo non era altro che un grande acquitrino (marais in francese significa proprio palude).
In seguito i terreni furono bonificati e trasformati in appezzamenti agricoli.
All’inizio del XVII secolo Enrico IV fece edificare la place Royale (l’odierna place des Vosges), dando così il via all’urbanizzazione della zona fino a farla diventare uno dei quartieri più eleganti e raffinati dell’intera città.
Il programma schedulato prevede di seguire a grandi linee il percorso a piedi descritto sulla Lonely Planet, ma ben presto lo abbandoniamo lasciandoci trasportare dall’istinto e dalla curiosità.
A bocce ferme possiamo affermare che uno dei segreti per visitare bene questa zona, è proprio quello di perdersi consapevolmente nei suoi meandri medioevali.
Scendiamo per rue Vieille du Temple, svoltiamo a sinistra su rue des Francs Bourgeois ed in un continuo alternarsi di gallerie d’arte, atelier e profumerie sbuchiamo in place des Vosges.
Diventerà ben presto la nostra piazza del cuore.
Inaugurata nel 1612 è la piazza più antica di Parigi. È di forma quadrata ed è composta da 36 edifici aventi facciate in mattoni rossi perfettamente simmetriche, portici al pianterreno, tetti spioventi in ardesia scura ed abbaini.
Il luogo è talmente affascinante e mi riprometto fin d’ora di tornarci con più calma nei prossimi giorni.
Dopo aver consumato il pranzo da Camille, rientriamo nel percorso proposto dalla LP e sostiamo brevemente nei cortili di tre hôtels particuliers:
l’Hôtel Carnavalet e l’Hôtel Le Peletier che ospitano il Musée Carnavalet e l’Hôtel de Donon sede del Musée Cognacq-Jay.
A proposito di cortili, un consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di accedere alle corti dei palazzi, anche a quelli che a prima vista sembrano anonimi.
Dietro ai portoni infatti si apre un mondo nuovo, inaspettato, fatto di giardini ben curati, opere d’arte e laboratori artigianali.
Al termine di rue Elzévir sbuchiamo proprio di fronte ad una vetrina che rapisce subito la nostra fantasia, e non solo.
Rimaniamo infatti incantati a fissarla per alcuni istanti. Si tratta della boutique di cioccolato Meert (chocolatiers), in attività dal 1761.
Una bottega storica quindi dove si trova ogni ben di Dio: tavolette di cioccolato al latte, di cioccolato fondente, di cioccolato bianco, praline, orangettes, cioccolatini, confezioni assortite per le feste.
A malincuore dobbiamo lasciarla per riprendere il nostro cammino.
Scendiamo giù fino alla Senna e per alcune centinaia di metri costeggiamo la riva destra fino ad arrivare all’Hôtel de Ville, il Municipio di Parigi.
Sullo slargo adiacente l’entrata sono state installate due piste di pattinaggio su ghiaccio, una per bambini e l’altra per gli adulti.
Da una giostra in stile belle époque con carrozze e cavalli escono le note delle melodie natalizie.
Dopo essere stato distrutto nel 1871 durante i disordini della Comune, il municipio fu ricostruito tra il 1874 ed il 1882 in stile neo-rinascimentale, con la facciata ornata da 108 statue di personaggi illustri.
Il Marais ospita anche la comunità ebraica di Parigi.
Oltre che nel Mémorial de la Shoah e nel Musée d’art et d’Histoire du Judaïsme, vi si trovano tracce nell’area denominata Pletzl tra rue du Roi de Sicile e rue des Rosiers.
È una zona ricca di locali e ristoranti con le insegne scritte con i tipici caratteri dell’alfabeto ebraico, che offrono piatti tradizionali della cucina sefardita ed aschenazita.
Si è fatto buio intanto ed ha iniziato a cadere una fitta pioggerella fastidiosa. La gente del posto incurante del fenomeno atmosferico continua a passeggiare senza l’uso dell’ombrello.
Riprendiamo la strada verso casa. Rue Vieille du Temple è tutta un susseguirsi di affollati bistrot, ristorantini, brasserie, bar à vin, sale da the e boutique di ogni genere.
Prima che i negozi chiudano entriamo in una boulangerie ed acquistiamo le brioche per la colazione del giorno dopo.
GIORNO 2
Tour Eiffel
È domenica mattina. La città è ancora addormentata sotto una coltre di nubi.
Approcciamo per la prima volta la metropolitana direzione Tour Eiffel. Usciti dalla stazione Champ de Mars attraversiamo Quai de Granelle e passeggiando di fianco all’argine del fiume raggiungiamo rapidamente il molo di Port de la Bourdonnais.
In pochi minuti ci imbarchiamo sul battello e salpiamo per la crociera lungo la Senna. Nel caso foste interessati la potete già prenotare da casa cliccando sul link.
La gita ha una durata di un’ora circa, sono disponibili le audio guide in italiano e si sviluppa su un percorso di andata e ritorno con il giro di boa situato nei pressi del Pont d’Austerlitz.
È sicuramente una delle esperienze da non perdere a Parigi.
Mentre l’imbarcazione continua il suo incedere sulle acque placide e marroni, osservo da una prospettiva diversa i ponti che collegano le due rive del corso d’acqua.
Alcuni sono in pietra, altri invece in metallo. I primi, maestosi e solenni, sono sormontati da eleganti parapetti formati da colonnine e capitelli che sostengono la base superiore.
I secondi invece mi sembrano molto più essenziali e slanciati nelle loro forme.
Consumato un pasto frugale in riva al fiume, passando sotto i piloni che sostengono la struttura in acciaio progettata dall’architetto Gustave Eiffel e costruita in occasione dell’Esposizione Universale del 1889, raggiungiamo i giardini di Champ de Mars.
A pochi metri dalla base della Tour Eiffel veniamo accolti da una band andina che intona una versione piuttosto tremolante, anche a causa del freddo pungente, di El Condor Pasa.
Continuiamo la nostra camminata sui vialetti in terra battuta fiancheggiati da file di platani già potati dai rami in eccesso.
Di tanto in tanto traguardiamo da distanze diverse la Tour Eiffel, cercando di individuare da lontano le sagome sempre più piccine dei visitatori che salgono e scendono le scale.
A proposito, diversi lettori del blog ci chiedono quanto costano i biglietti per salire sulla torre.
Per gli orari, le tariffe e le tipologie di biglietto vi rimandiamo al sito web ufficiale della Torre Eiffel.
Arriviamo sullo spiazzo adiacente la École Militaire. Proprio nelle vicinanze del Muro per la Pace, monumento in vetro opera di Clara Halter, veniamo accolti da uno stuolo di cani festanti pronti per una sfilata.
Poco lontano sorge la struttura colore verde scuro che ospita il teatro delle Marionettes du Champ de Mars.
Un inserviente esce dalla porta d’ingresso ed agitando una campanella annuncia l’imminente inizio dello spettacolo.
Spinti da quella parte di bambino che ancora c’è in noi, entriamo nel teatro ed assistiamo con gli occhi incollati al palco alla rappresentazione di Guignol Marchand de Jouets.
Sta facendo buio intanto. Sorseggiando una cioccolata calda acquistata in uno stand in legno nei pressi del Pont d’Iéna, saliamo verso il Trocadéro.
Sugli schermi televisivi, nella striscia di notizie che scorrono in basso, appaiono in rapida successione i risultati delle corse di cavalli dell’ippodromo di Vincennes, uno dei templi dell’ippica mondiale.
I giardini sono affollati di turisti. Sullo slargo davanti alle fontane si stanno esibendo giocolieri e danzatori. Arrivati in cima ci giriamo verso la Tour Eiffel.
Pochi istanti dopo, allo scoccare delle ore 17.00, tutto d’un tratto la torre si illumina di 20.000 luci dorate che rendono l’atmosfera ancora più magica di quello che è.
Le lampadine sono state installate per le celebrazioni del nuovo millennio e la posa in opera ha richiesto il lavoro di 25 alpinisti per cinque lunghi mesi.
GIORNO 3
Le Isole
Accediamo all’Île de la Cité attraverso il Pont Neuf. È il ponte più antico di Parigi e collega l’estremità occidentale dell’isola con entrambe le sponde del fiume fin dal 1607, anno in cui il re Enrico IV lo inaugurò attraversandolo in sella ad un cavallo bianco.
L’ovattata place Dauphine, di forma triangolare, è quasi deserta e solo due anziane signore conversano tra di loro sedute su una panchina in legno.
Superati i vicoli che portano alla Conciergerie e alla Sainte-Chapelle, veniamo catapultati in una babele di turisti e visitatori, la maggior parte dei quali sono disposti su lunghe file in attesa del proprio turno d’entrata.
In place Louis Lépin visitiamo il mercato dei fiori più antico della città, il Marché aux Fleurs, passeggiando tra abeti recisi, stelle di Natale, piante sempreverdi e zucche di varie dimensioni, colori e qualità.
Proseguiamo il nostro tour con la visita alla Cathédrale de Notre-Dame, capolavoro dell’architettura gotica francese costruita a partire dal 1163 e terminata all’inizio del XIV secolo.
Notre-Dame è il cuore di Parigi anche in senso geografico: le distanze tra la capitale e le altre località della Francia infatti sono calcolate partendo proprio da place Parvis Notre-Dame, lo spiazzo adiacente la cattedrale.
Attraversiamo il Pont Saint-Louis ed arriviamo nell’omonima isola. Tanto è affollata e caotica l’Île de la Cité, quanto è tranquilla e rilassante l’Île Saint-Louis. L’atmosfera che si respira ci conquista immediatamente.
Passeggiamo con calma per rue Saint-Louis en l’Île, la via che seziona in due l’isola da ovest ad est.
È tutta un susseguirsi di gallerie d’arte, ristoranti e botteghe alimentari, tra cui il famoso negozio di biscotti La Cure Gourmande.
Proprio in fondo alla strada, sorge la Librairie Ulysse, la prima libreria al mondo dedicata esclusivamente al tema dei viaggi. Fu inaugurata nel 1971 da Catherine Domaine.
Per un viaggiatore rappresenta un vero e proprio must ma quando arriviamo lì il negozio è chiuso.
Abbiamo saputo infatti che la struttura non segue un orario di apertura standard, però non ce la sentiamo di suonare il campanello come indicato su varie guide.
Una frase dello scrittore parigino François de La Rochefoucauld recita così: “Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte”.
Cercando di interpretare al meglio l’aforisma, prima di lasciare l’Île Saint-Louis facciamo le scorte per quello che sarà lo spuntino di metà giornata: formaggio Saint-Félicien, baguette “de la tradition” particolarmente indicata per i prodotti caseari a pasta molle e bottiglia di vino rosso Côtes du Rhône.
Champs-Élysées
È pomeriggio inoltrato quando ci incamminiamo verso la stazione della metropolitana di Saint-Sébastien Froissart. Il treno della linea 8 ci condurrà fino a place de la Concorde.
Saliamo gli ultimi gradini della scala che ci proietta in superficie e dalle centinaia di colpi di clacson provenienti dalla strada intuiamo la situazione del traffico che dovremo affrontare di lì a poco.
Sulla nostra sinistra l’obelisco di Luxor (l’antica Tebe) e la ruota panoramica sono già illuminati.
La piazza, una delle più grandi della città, è stata progettata nel 1755 ed in origine fu chiamata place Louis XV in onore dell’allora re di Francia.
Più o meno dove oggi svetta l’obelisco, durante la Rivoluzione era stata allestita una ghigliottina che decapitò più di mille persone tra cui Maria Antonietta, Danton e Robespierre.
Ci addentriamo sui Champs-Élysées e veniamo risucchiati dalla calca di persone che li percorrono avanti indietro.
Cercando di farci largo tra la folla camminando sulle cordonate dei marciapiedi, arriviamo oltre il crocevia di Rond Point Champs-Élysées Marcel Dassault.
Qui la situazione migliora, si può passeggiare più serenamente ed ammirare con calma le vetrine degli atelier. Sullo sfondo l’imponente Arc de Triomphe ci sembra passo dopo passo sempre più grande e quindi più vicino a noi.
Ci concediamo due brevi visite. La prima alla famosa profumeria Sephora. Appena entrati una commessa si avvicina immediatamente ad Elisabetta e sviata dai suoi capelli biondi e occhi azzurri inizia a parlarle in russo.
La seconda alla concessionaria della Renault, dove fa bella mostra di sé la monoposto Infiniti Red Bull Renault di Formula 1, pilotata da Sebastian Vettel nel vittorioso campionato del mondo 2013.
GIORNO 4
Les Halles
Il programma schedulato per oggi prevede la visita alla Parigi di inizio Ottocento, seguendo il percorso a piedi proposto dalla Lonely Planet. Il nostro tour inizia dal trafficato Boulevard Montmartre.
Situati uno di fronte all’altro sugli opposti lati dell’ampio viale, si diramano due dei più conosciuti passages couverts di Parigi, il Passage Jouffroy ed il Passage Panoramas.
La prima è una galleria sormontata da una tettoia in vetro con i supporti in metallo ed ha la pavimentazione in piastrelle di colore bianco, grigio e nero, che formano dei quadranti con motivi geometrici.
Fu costruito nel 1845 e oltre a numerosi negozi ospita al suo interno l’Hôtel Chopin e l’ingresso al Musée Grévin.
Il Passage Panoramas invece è il più antico di Parigi ed è stato concepito per dare la possibilità ai nobili della città di fare shopping in un luogo pulito ed al riparo dagli agenti atmosferici.
Dobbiamo pensare infatti che quando fu inaugurato nel 1799 la città era ancora sprovvista di marciapiedi e fogne e le strade erano in terra battuta.
Lasciato sulla sinistra l’edificio che ospita la Borsa del Commercio, in passato sede del mercato cittadino dei cereali, in rapida successione visitiamo il Passage Choiseul e la Galerie Vivienne.
Quest’ultima è sicuramente la più raffinata tra quelle che abbiamo visto fin qui.
Decorata con bassorilievi che raffigurano serpenti, bilance, ancore e galletti, ha il tetto in vetro ed il pavimento formato da piccole tessere di mosaico che formano dei curiosi giochi cromatici.
Molto belli anche i lampadari d’epoca che la illuminano e che contrastano con le moderne luci ad intermittenza che addobbano le vetrine dei negozi.
Attraverso l’angusto Passage du Perron accediamo ai giardini del Palais Royal. Il palazzo fu costruito per volere del cardinale Richelieu all’inizio del 1600, ma venne portato a termine solo alla fine del XIX secolo in stile neoclassico.
Anche qui le piante sono già state tosate prima del lungo riposo invernale.
Ci sediamo su una panchina in legno adiacente la grande fontana circolare ed osserviamo un gruppetto di anziani impegnati in una combattuta partita a pétanque (le bocce).
L’estremità meridionale del giardino è punteggiata di colonne a strisce bianche e nere opera dello scultore Daniel Buren. È un’ideale pista da slalom per gli skaters e parco giochi artificiale per i bambini.
La struttura che idealmente congiunge Palais Royal ed il quartiere di Les Halles è la Galerie Véro Dodat.
Costruita nel 1823 in stile neoclassico è anch’essa una delle più eleganti di Parigi. Sotto gli affreschi del soffitto si susseguono in rapida successione botteghe d’epoca e piccole gallerie d’arte.
Una volta usciti dalla galleria ci si imbatte immediatamente in quella che a ragione è considerata una delle chiese più belle della città, l’Église Saint-Eustache.
Costruita tra il 1532 ed il 1637 in stile gotico, presenta sul lato occidentale una facciata in stile neoclassico.
Proprio qui, sul sagrato della chiesa, è stato ricavato uno spazio chiuso sui quali campeggia la scritta Soupe Saint-Eustache.
Si tratta di una associazione di volontariato ideata trent’anni fa da Padre Denis Perrot con lo scopo di offrire un pasto caldo alle persone bisognose.
La chiesa è deserta, notiamo subito che non è arredata con i banchi per i fedeli ma solo con sedie impagliate. Un gioco di luci dona un delicato colore rosa alle colonne che circondano l’altare maggiore.
Nelle cappelle laterali sono esposti dei dipinti di Rubens ed un bassorilievo a colori dello scultore inglese Raymond Mason, che ha per soggetto gli scaricatori dei mercati generali parigini.
Dietro l’altare infine c’è la cappella dedicata alla Vergine Maria ornata da un semplice presepe.
Sul fianco meridionale della chiesa sorgono uno di fronte all’altro il giardino dedicato a Nelson Mandela ed il Forum des Halles.
Si tratta di un centro commerciale che si sviluppa su quattro piani interrati ospitato in una struttura anonima.
Fino alla fine degli anni Sessanta qui sorgeva il principale mercato alimentare all’ingrosso della città.
Successivamente venne trasferito nel sobborgo meridionale di Rungis, nei pressi di Orly (halles in francese significa proprio mercato).
Si è fatto tardi e prima di cena non possiamo sottrarci al rito dell’aperitivo. I locali di rue Vieille du Temple nel Marais sono come sempre affollati sia all’interno che all’esterno.
Nonostante le temperature rigide gli avventori si riscaldano con il calore emanato dai funghi a gas. Abbiamo solo l’imbarazzo della scelta ed optiamo per uno di quei locali che aveva già destato la nostra curiosità nei giorni scorsi.
Si tratta del bar Au Petit Fer à Cheval. Merita una breve descrizione: il locale è angusto ma affascinante, con l’uso di un pennarello sulla vetrina d’ingresso viene scritto il menù del giorno.
Il banco di mescita è circondato da pochi sgabelli ed ha la forma del ferro di cavallo con il ripiano in marmo. Sopra il bancone le bottiglie degli alcolici sono riposte a testa in giù pronte per essere spillate dall’oste.
Le pareti laterali invece sono rivestite da vecchie piastrelle fino ad una altezza di circa un metro. L’intonaco rimanente è coperto da specchi, ritagli di giornale e poster.
Il pavimento è formato da piccole tessere di mosaico che formano composizioni circolari. Sul retro della credenza infine è stato ricavato un piccolo spazio per la consumazione dei pasti caldi.
GIORNO 5
Haut Marais
Dopo una serie di giornate grigie il cielo di Parigi ci vuole congedare con degli sprazzi di sereno.
L’Haut Marais sta diventando negli ultimi anni una zona di tendenza. Ospita laboratori di stilisti emergenti, negozi di indumenti vintage, gallerie d’arte e ristoranti.
Passeggiando per rue Charlot raggiungiamo in pochi minuti l’animata rue de Bretagne. Qui si trova il più antico mercato al coperto di Parigi, il Marché des Enfants Rouges.
Aperto nel 1615 è chiamato così perché in passato nelle vicinanze sorgeva un orfanotrofio che dava dimora a bambini che indossavano una divisa rossa.
Incastonato tra alti palazzi, vi si accede attraverso un cancello in ferro battuto di colore verde scuro alla cui estremità superiore campeggia ben visibile l’insegna.
Le bancarelle situate in fondo al cortile offrono piatti freschi di cucina etnica. Visitandolo di buon mattino, come abbiamo fatto noi, le troverete ancora con le serrande abbassate.
In compenso però sono prese d’assalto quelle che vendono frutta, verdure, carni, salumi e soprattutto prodotti ittici.
Oggi è la vigilia di Natale ed i clienti stanno facendo la spesa per il cenone di stasera.
I commessi sono intenti a mantenere fresco il pescato ricoprendolo di ghiaccio granulare, mentre da un groviglio di chele in lento movimento spuntano astici, granchi e scampi.
Appena usciti dal mercato, la prima bottega che incontriamo sulla destra ospita uno dei più importanti negozio di formaggi della città.
Ci infiliamo dentro è facciamo un po’ di provviste da portare a casa. Optiamo per il Saint-Marcellin ed il Camembert au Calvados tra quelli di latte vaccino, mentre andiamo a colpo sicuro sul Chabichou du Poitou nella vasta gamma di caprini.
Prima di effettuare le operazioni di check-out e trasferirci in aeroporto abbiamo ancora un’ora a nostra disposizione.
Mi giro verso Riccardo e senza giri di parole gli chiedo a bruciapelo: “Carnavalet o Picasso?”. “Mi interessa di più Picasso” mi risponde.
Detto fatto. Il museo dedicato al famoso artista spagnolo si trova ad una cinquantina di metri dal nostro appartamento.
È ospitato nell’Hôtel Salé, un bellissimo palazzo del XVII secolo costruito dal ricco finanziere Pierre Aubert.
È chiamato Salé perché il suo proprietario era un esattore delle tasse sul sale.
Il museo era stato riaperto da poco. Negli ultimi cinque anni infatti era stato sottoposto a lavori di manutenzione e rinnovamento.
Si sviluppa su cinque livelli. Il piano interrato ospita la riproduzione degli atelier francesi del grand maître (a Parigi ed a Cannes).
Al pian terreno, al primo ed al secondo piano sono esposte opere dell’artista iberico (dipinti, bozzetti, sculture, fotografie, stampe).
Al terzo piano del palazzo infine sono esposti quadri di altri grandi pittori (Braque, Matisse, Cézanne, Renoir), appartenenti comunque alla collezione privata di Picasso stesso.
È arrivato il momento di salutare Parigi. Quelle che vi abbiamo elencato sono le cose che siamo riusciti a visitare in questi quattro giorni trascorsi a Parigi in prossimità del Natale.
Parigi è stato il regalo per il nostro XX anniversario di matrimonio.