I Monasteri della Moldova, itinerario suggerito
Vale la pena organizzare un viaggio in Moldova? A questa domanda non avrei dubbi a rispondere di sì.
La piccola repubblica infatti, offre la possibilità di vivere ancora delle vere esperienze autentiche e una di queste è rappresentata dalla visita ai monasteri medioevali.
La Moldavia storica era formata dal Principato di Moldavia, dalla Bucovina e dalla Bessarabia.
Oggi invece, a livello amministrativo, è suddivisa tra la Repubblica di Moldova, la Romania e l’Ucraina.
Insieme al principato della Valacchia, la Moldavia era una zona cuscinetto tra il regno d’Ungheria e l’avanzata dell’impero ottomano nell’Europa sud-orientale.
L’antica monarchia raggiunse il periodo di massimo splendore durante il regno di Ştefan cel Mare (Stefano il Grande), tra il 1457 ed il 1504.
Si narra che il principe, per celebrare le vittorie riportate in battaglia contro i turchi, facesse costruire fortezze e monasteri inespugnabili.
Nei secoli successivi la Moldavia divenne tributaria dei turchi, ma non riuscirono mai a convertire la popolazione locale all’Islam, come invece accadde in altre regioni dei Balcani.
Testimoni di quel glorioso passato rimangono i famosi monasteri dipinti della Bucovina nella Moldavia rumena, dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco, e numerosi luoghi sacri della Moldova.
Articolo aggiornato il 12 febbraio 2023
Indice
I Monasteri della Moldova
Durante il nostro viaggio abbiamo fissato la base operativa a Chişinău, organizzando poi delle escursioni giornaliere.
Tra gli oltre cinquanta monasteri disseminati sul territorio ne abbiamo individuati alcuni.
Si trovano tutti a nord della capitale della Moldova, in un raggio di un centinaio di chilometri.
Se avete tempo a disposizione e vi piace il turismo on the road, allora vi consigliamo di andare a vedere anche le chiese dei villaggi di Cuhureştii de Sus (non lontana da Saharna) e Palanca.
Ma anche i monasteri di Ţipova, di Hîncu e quelli che formano la cosiddetta Croce di Calarasi nella Moldova centrale (Raciula, Frumoasa, Hârjauca e Hârbovăţ).
Anche in Transnistria c’è un monastero molto interessante nella località di Noul Neamţ.
Attenzione però.
Come ho scritto nell’articolo dedicato a come organizzare un viaggio in Moldova, viaggiare in auto sulle strade moldave può risultare complicato.
Le vie di comunicazione secondarie sono spesso in condizioni precarie e quindi tenetene conto in fase di progettazione dell’itinerario.
Per il noleggio dell’auto ci siamo affidati come al solito a DiscoverCars, ormai è una consuetudine. Vista la natura delle strade che avevamo in programma di percorrere, l’opzione “Copertura Totale” è stata molto utile per toglierci ogni pensiero.
Come in tutti i luoghi di culto infine è necessario rispettare alcune regole basilari sugli indumenti da indossare.
Le donne per esempio devono coprirsi il capo con un fazzoletto. Se non ne avete uno con voi niente paura, all’ingresso degli edifici ce ne sono sempre alcuni a disposizione dei fedeli.
Orheiul Vechi
Orheiul Vechi è sicuramente uno dei luoghi più conosciuti a livello turistico di tutta la Moldova ed è situato lungo il canyon del fiume Raut.
Il complesso monastico e il vicino villaggio di Butuceni sono un vero e proprio museo a cielo aperto e distano poco più di cinquanta chilometri da Chişinău.
Nel XIV secolo in queste terre si stabilirono tribù nomadi provenienti dalle steppe dell’Asia Centrale e dalla Mongolia.
Nel 1368, dopo lo straripamento dei due grandi fiumi della Moldova, il Prut ed il Dnestr, i mongoli lasciarono l’area alluvionata che pian piano fu ripopolata dalle popolazioni autoctone.
Lasciata l’auto in uno spiazzo davanti ad un ristorante, dove parcheggiano anche i pullman delle comitive organizzate, abbiamo intrapreso il sentiero in pietrisco e terra battuta che sale lungo il crinale della collina.
Ogni tanto durante il cammino ci siamo fermati ad ammirare il paesaggio che ci circondava.
Sulla nostra sinistra la splendida vallata del Raut, che con le sue anse si dimena tra i campi coltivati come fosse un serpente.
Sulla destra invece, tra il folto fogliame degli alberi, si intravedono i tetti spioventi di alcune case di Butuceni.
Lungo il sentiero piccole bancarelle di venditori ambulanti che oltre agli immancabili souvenir offrono invitanti manicaretti fatti in casa.
Man mano che si sale si staglia sempre più grande la sagoma di una cupola.
Si tratta della parte superiore della torre campanaria situata all’ingresso del monastero rupestre Pestera, conosciuto anche come Santa Maria Dormata.
Vi si accede attraverso uno stretto cunicolo. Davanti alla porta d’ingresso un monaco raccoglie le offerte dei visitatori.
Il monastero risale al XV-XVI secolo, è interamente scavato nella roccia e attualmente ospita un solo monaco.
Dato che non filtra molta luce naturale l’interno è piuttosto scuro, ma le candele accese dai fedeli davanti all’altare creano un ambiente suggestivo.
Il pavimento è formato da assi in legno e le pareti sono foderate da icone e quadri con rappresentazioni sacre.
Di fronte alla cappella c’è un cunicolo che porta alle celle dei monaci. Di fianco una porticina in legno permette di raggiungere un terrazzamento naturale situato a precipizio sulla falesia.
Nelle fessure della roccia i fedeli sono soliti infilare delle monetine in segno di ringraziamento.
Una volta tornati in superficie ci siamo spostati nei pressi di una grande croce in pietra, situata proprio sopra il monastero.
L’insegna risale al XVIII secolo ed è posizionata a strapiombo sulla vallata.
Giunti davanti alla croce, la maggior parte dei visitatori compie un rito pagano: fanno tre giri intorno al simbolo cristiano.
Riccardo come al solito non si è sottratto alla tradizione, io invece che soffro di vertigini sono rimasto alla larga dal precipizio.
Continuando a salire lungo il crinale si arriva alla chiesa ortodossa.
Rinchiusa dietro un alto muro di cinta in pietra, è ben riconoscibile da lontano grazie alle sue cupole dorate che riflettono i raggi del sole.
Molti pellegrini terminano qui la loro visita. Noi invece abbiamo continuato per alcune centinaia di metri.
Il sentiero è fiancheggiato da bassi arbusti ed i versanti della collina sono ricoperti da un manto erboso ormai rinsecchito dal sole estivo.
Da lassù, isolati dal resto del mondo, abbiamo goduto in completo silenzio di una splendida vista che ci ha rigenerato lo spirito.
Al termine siamo scesi nel piccolo villaggio di Butuceni.
La strada principale del paese è in terra battuta e abbiamo incrociato contadini che andavano in campagna con carri trainati da cavalli.
Le abitazioni di colore celeste sono rinchiuse dietro a portoni metallici dalle tinte sgargianti (di solito verde e azzurro).
In paese ci sono un paio di bar ristoranti per consumare un pranzo o uno spuntino.
Da Chişinău è possibile partecipare ad un tour organizzato da un’agenzia locale, che prevede la visita ai monasteri di Orheiul Vechi e Curchi, oltre alla famosa cantina di Cricova.
L’escursione ha una durata di circa otto ore, la guida parla in italiano e nella tariffa sono compresi i biglietti di ingresso ed il servizio di pick-up e drop off in hotel.
Monastero di Curchi
Nel piccolo villaggio di Curchi, situato a poco meno di sessanta chilometri a nord di Chişinău, sorge uno dei più bei complessi monastici di tutta la Bessarabia.
Il complesso è immerso nel verde della splendida foresta di Codru e sorge sulla sponda del lago Vaticiu.
Anche se la leggenda vuole che il monastero sia stato edificato da Ştefan Cel Mare al termine di una delle sue vittoriose campagne militari, è più plausibile che il complesso sia stato fondato nel 1773 dai fratelli Iordache e Michele Curchi.
Inizialmente edificarono una piccola cappella in legno, ma successivamente iniziarono la costruzione della chiesa in pietra vera e propria.
Lasciata l’auto in un ampio parcheggio situato ad un centinaio di metri dal Mănăstirea Curchi, come viene chiamato in rumeno, costeggiando il laghetto si arriva al portone d’ingresso.
Nel parcheggio è ben visibile una quercia secolare di 350 anni, posta sotto la protezione dello stato dal 1975.
Già da lontano la chiesa della Natività è ben riconoscibile grazie alle alte pareti di colore rosso granata e alle cupole scure.
Vi si accede tramite un portone situato alla base di una torre campanaria, sorvegliato da un Carabiniere (qui le forze dell’ordine si chiamano come da noi in Italia).
Sia all’esterno sia all’interno i giardini e le aiuole fiorite sono ben curati.
I vialetti che si diramano all’interno del complesso sono pavimentati con mattonelle quadrate in pietra scura, che contrastano con il manto verde dei prati.
Il luogo emana un tale senso di pace e tranquillità ed invita alla preghiera e alla meditazione.
I fedeli all’interno delle chiese sostano davanti alle icone sacre e si fanno il segno della croce innumerevoli volte.
La chiesa principale del monastero, che come abbiamo scritto è dedicata alla Natività (Naşterea Domnului), fu costruita nel 1872 in stile barocco su progetto dell’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, il quale si ispirò alla chiesa di Sant’Andrea a Kiev.
La cattedrale è famosa in tutta la Moldova perché la cupola raggiunge l’altezza di 57 metri ed è la più alta del paese.
Il complesso in passato fu distrutto e ricostruito più volte e attualmente è composto da cinque chiese, le celle dei monaci, il refettorio e la bella torre d’ingresso.
Durante il periodo di occupazione sovietica il monastero fu trasformato in un ospedale psichiatrico.
Rimasto abbandonato a sé stesso e quasi ridotto in rovina, dopo i lavori di restauro degli ultimi anni è stato quasi interamente riqualificato e riportato al suo splendore.
Monastero di Căpriana
Quello di Căpriana è senza dubbio uno dei più antichi monasteri della Moldova e sorge in un luogo pittoresco proprio in riva ad un laghetto artificiale.
Come quello di Curchi anche quello di Căpriana si trova nella zona boschiva collinare dei Codrii della Bessarabia.
Situato 45 chilometri a nord ovest di Chişinău, il monastero è riconosciuto come monumento nazionale e quindi è sottoposto alla supervisione statale.
Sopravvissuto ai saccheggi ed alle distruzioni perpetrate dal regime sovietico, che lo aveva trasformato in un deposito merci, è giunto quasi intatto fino ai giorni nostri ed attualmente ospita dei monaci ortodossi.
La leggenda narra che al termine di una dura battaglia combattuta contro i Tartari sul fiume Dnestr, Stefano il Grande attraversò questa regione e decise di costruire un santuario per celebrare la vittoria.
Ordinò ad un arciere di lanciare una freccia e il punto in cui sarebbe caduta avrebbe rappresentato il posto dove edificare la chiesa.
Quando giunsero sul posto trovarono un cervo sanguinante trafitto dal dardo.
Stefano lo interpretò come un segno di Dio e ordinò l’immediato inizio dei lavori. Battezzò il luogo con il nome di Căpriana.
Antichi documenti e ricerche svolte negli ultimi decenni confermano che in questa zona esistesse un monastero sin dai primi decenni del XV secolo.
Il luogo era conosciuto con il nome di Vishnevac e l’Abate si chiamava Chiprian.
Dopo la vittoriosa guerra dell’esercito russo contro gli ottomani del 1812, la Bessarabia passò sotto il controllo dello Zar e la chiesa venne ricostruita dal Metropolita Gavriil Bănulescu-Bodoni.
Si può parcheggiare tranquillamente la macchina in un piccolo slargo situato proprio di fronte al portone d’ingresso.
Il monastero si trova dietro ad un alto muro di cinta. Il complesso è formato da tre edifici.
La chiesa dell’Assunzione in stile barocco del XIV secolo con le pareti color panna, la chiesa di San Nicola risalente al XIX secolo e quella di San Giorgio del secolo scorso, oltre alla residenza del superiore, un refettorio e i dormitori.
Una curiosità. Il monastero di Căpriana è raffigurato sul retro della banconota da 1 Leu.
Monastero di Saharna
Il villaggio di Saharna sorge sulla riva occidentale del fiume Dnestr a pochi chilometri dalla città di Rezina.
Prima di imboccare la strada per Saharna ci siamo fermati in una piazza dove sorge un imponente monumento ai caduti delle guerre.
Una volta arrivati a Saharna, per raggiungere il monastero si deve imboccare una stradina in sensibile pendenza situata sulla destra, proprio all’ingresso del villaggio.
Tra quelli che abbiamo visitato, quello di Saharna è quello più lontano da Chişinău dato che dista 120 chilometri dalla capitale.
È circondato da una riserva naturale che si estende su un’area di 670 ettari e svetta nella fitta vegetazione del bosco con le sue cupole verdi e blu.
I primi documenti riguardanti il monastero risalgono al 1495.
L’attuale complesso però è stato fondato nel 1776 dal monaco di origine russa di nome Bartolomeo Ciungu e da alcuni confratelli.
Il monastero venne distrutto all’inizio dell’Ottocento e ricostruito in pietra, circondato da giardini e cascate situate lungo il torrente Saharna.
Durante l’occupazione sovietica i monaci erano stati espulsi e la struttura adibita a ospedale per bambini disabili.
Il monastero è dedicato alla Santissima Trinità (Sfinta Treime) ed è meta di numerosi pellegrinaggi in tutte le stagioni dell’anno.
All’interno del complesso monastico ci sono due chiese, la basilica estiva e quella invernale, una di colore giallo e l’altra azzurra.
All’ingresso dei luoghi di culto, adagiati in un grande piatto di alluminio ci sono dei cubetti di pane, tazzine in ceramica e una caraffa di acqua.
Oltre alle chiese il monastero è formato dalla casa del priore, le celle dei monaci ed un refettorio dal quale proviene un invitante profumo di zuppa di verdure.
Fin dal primo momento che siamo entrati nel complesso abbiamo percepito una sensazione strana.
Le suore che si spostavano da un edificio all’altro non ci degnavano di uno sguardo.
Un ragazzo che stava raccogliendo le foglie in cortile ci guardava con diffidenza. Nonostante diversi approcci non siamo stati capaci di strappargli una parola di bocca.
In pratica eravamo come dei fantasmi, trasparenti a tutto e tutti.
Dopo aver visitato le due chiesa ci siamo diretti sul retro della struttura.
Il santuario è conosciuto anche con l’appellativo di monastero degli uccelli.
Proprio in fondo al cortile infatti ci sono delle voliere dove i monaci allevano diverse specie di volatili.
Usciti dalle mura perimetrali abbiamo continuato la nostra camminata lungo un sentiero in terra battuta in mezzo al bosco.
Superato un ponticello siamo giunti in una struttura in muratura dove c’è una grande vasca.
Una piscina chiamata la Sacra Fonte (Izvorul Minunilor) dove i pellegrini fanno il bagno in segno di devozione.
Più avanti, lungo il sentiero che costeggia il torrente Saharna, sorge l’antico monastero rupestre dell’Annunciazione (Bunavestire).
Costruito nel XII secolo, sono sopravvissute al trascorrere del tempo solo alcune minuscole celle.