Levanzo cosa vedere tra grotte, spiagge e uno splendido mare
Levanzo è la più piccola tra le isole che formano l’arcipelago delle Egadi, in Sicilia.
È situata ad appena 6,5 miglia nautiche dalla costa ed è uno di quei posti in cui si lascia il cuore, grazie alla sua struggente bellezza.
Il villaggio è il cuore pulsante dell’isola, con alcune attività commerciali, l’ufficio postale e la piccola chiesa dedicata a Maria Santissima di Trapani.
Si tratta di una manciata di case bianche con i tetti a terrazza e gli scuri in legno di colore blu, disposte a semicerchio di fronte al porticciolo.
Di fronte si può ammirare la sagoma dell’isola di Favignana, che dista appena una decina di minuti di navigazione.
Se il paesino è il cuore, l’entroterra con i suoi paesaggi, le spiagge ed il mare rappresentano invece il tesoro di Levanzo.
Il sottosuolo è formato da rocce calcaree ed è ricco di grotte ed anfratti. Il punto più alto è rappresentato da Pizzo Monaco, situato ad una altitudine di circa 270 metri.
Per quanto riguarda il mare invece non bastano di certo le parole per descriverne le acque cristalline e le diverse tonalità, che spaziano dal turchese al verde acqua.
Al fine di preservare la foresta marina di posidonia, negli ultimi anni è stata istituita l’Area Marina Protetta delle isole Egadi, una delle più vaste del Mediterraneo.
Se entrate nell’ordine di idee di pianificare una visita e vi state chiedendo cosa vedere a Levanzo, avrete solo l’imbarazzo della scelta tra attività da fare e luoghi da visitare.
Andiamo a scoprirli assieme.
Indice
Come arrivare
Il mezzo più semplice per raggiungere l’isola da Trapani è l’aliscafo. La traversata ha una durata di circa 50 minuti, con fermata intermedia a Favignana.
L’edificio che ospita il terminal, con le biglietterie, la sala d’aspetto, i servizi ed il bar si trova quasi di fronte al Palazzo della Dogana di Trapani, in via Ammiraglio Staiti.
In alta stagione vi consigliamo di acquistare il biglietto in anticipo sul sito della compagnia Liberty Lines.
Non tanto perché sia più conveniente a livello economico, ma per evitare lunghe code alle biglietterie con il rischio poi di non trovare posto nel giorno o nell’orario desiderato.
Levanzo cosa vedere
L’isola come dicevamo si presta perfettamente a chi ama il mare, le immersioni e le camminate.
Diversi turisti però si fermano a Levanzo solo per poco tempo e secondo noi è un vero peccato.
Alcuni infatti ormeggiano gommoni e yacht davanti alle calette per tuffarsi in mare.
Altri invece sostano in paese per circa un’ora durante una delle numerose mini crociere confezionate da agenzie e compagnie private, che comprendono anche la visita di Favignana.
A meno che non vogliate trascorrere le vacanze sull’isola, noi vi consigliamo di dedicarle almeno una giornata intera, come abbiamo fatto noi.
Non ve ne pentirete.
Levanzo, la Grotta del Genovese
A livello storico e scientifico, la Grotta del Genovese è sicuramente la cosa più interessante da vedere a Levanzo.
Un vero e proprio gioiello che dovete assolutamente inserire nel programma.
Dista quattro chilometri dal centro abitato e l’escursione guidata ha una durata di circa due ore.
Viene organizzata via mare o via terra a seconda delle condizioni meteo marine. È il personale della grotta a decidere la modalità di trasporto ed a noi è toccato il fuoristrada.
È possibile raggiungere il sito anche a piedi dal paese, grazie ad una camminata di circa un’ora.
La strada che si percorre con il mezzo seziona praticamente in due l’isola. In alcuni tratti il fondo è in asfalto, in altri invece è in sterrato, in entrambi i casi comunque si procede con estrema cautela in quanto il manto stradale è accidentato.
Durante il tragitto si supera un’ampia vallata su cui sorge Villa Florio, una vecchia masseria ormai dismessa appartenuta alla famosa famiglia.
In passato era circondata da rigogliosi vigneti, dalle cui uve si produceva il vino Marsala. Successivamente il terreno venne adibito a pascolo per le greggi di ovini.
Al giorno d’oggi però anche la pratica della pastorizia è terminata ed a livello economico la comunità dell’isola sopravvive grazie al turismo e ad un po’ di pesca.
Il paesaggio dell’entroterra è quello tipico della macchia mediterranea, formato da un mix di arbusti di lentisco, piante di euforbia dai fiori color rosso bordeaux, piante di agave e qualche pino di Aleppo.
I muretti a secco delimitano sia la strada sia le proprietà terriere.
In lontananza svettano nitidi i profili del Monte Erice e del Monte Cofano nei dintorni della città di Trapani.
Dopo alcune decine di minuti si giunge ad uno spiazzo su cui confluiscono sia la strada sia il cammino che parte dal paese.
Lasciato il mezzo, si inizia la discesa verso il mare grazie ad un sentiero lungo 730 metri e avente un dislivello di circa 120 metri. Tenetene conto, perché al ritorno il tracciato è in salita.
La prima parte del percorso scende dolcemente, la seconda però ha una pendenza più accentuata ed è fatta a gradoni.
Il sentiero non è particolarmente esposto, anche se in alcuni tratti è riparato da una staccionata in legno.
Di tanto in tanto ci sono delle piazzole con delle rudimentali panchine in legno su cui sostare per contemplare lo splendido paesaggio circostante.
Al termine della camminata si giunge a Cala Genovese accompagnati dall’incessante grido dei gabbiani, infastiditi dalla presenza dell’uomo perché hanno nidificato da poco.
Si dice che l’area venga detta del “Genovese”, perché nel Settecento i genovesi riparavano le loro imbarcazioni in questa zona durante le tempeste di scirocco e perché approfittavano delle pozze di acqua dolce per fare rifornimento.
L’interno della grotta venne scoperto attorno al 1950 dalla pittrice fiorentina Francesca Minellono, durante uno dei suoi soggiorni di villeggiatura a Levanzo.
Prima di allora gli abitanti dell’isola non si erano mai spinti all’interno ma si fermavano sempre all’ingresso, che utilizzavano come postazione di caccia.
La grotta infatti era popolata da numerosi conigli selvatici, che qui trovavano riparo dai predatori e potevano partorire in tutta tranquillità. Per stanarli la gente faceva entrare appositamente dei furetti.
Una volta giunti nella camera d’ingresso, mentre la guida illustra le modalità della visita viene indossato un casco per rispettare le norme di sicurezza.
Si accede alla grotta di origine carsica attraverso un basso e stretto cunicolo. Una volta all’interno però la cavità è molto più alta e ampia e si sta tranquillamente in posizione eretta.
Poche infatti sono le formazioni calcaree di stalattiti e stalagmiti all’interno, segno che da queste parti è sempre piovuto poco.
Le pareti rocciose custodiscono il più importante tesoro di arte figurativa preistorica in Italia.
Le incisioni eseguite con la selce risalgono al periodo del Paleolitico Superiore, quindi a circa 11.000/12.000 anni a.C. Raffigurano bovidi, equini e anche qualche rappresentazione umana.
Le pitture rupestri invece risalgono al Neolitico, cioè a circa 7.000/8.000 anni a.C. Sono state fatte utilizzando grasso di animale e carboncino.
Raffigurano bovidi, pesci, un maiale, delle maschere rituali e figure umane. I maschi sono dipinti con i genitali sempre in evidenza e sproporzionati rispetto alle altre parti del corpo, mentre le donne hanno i fianchi larghi in segno di fertilità.
Siccome all’interno della grotta non sono stati rinvenuti attrezzi ed utensili come in altre cavità vicine, si presume che la Grotta del Genovese fosse un luogo sacro.
La nitidezza del tratto delle incisioni e la cura dei particolari nelle opere pittoriche lasciano sbalorditi i visitatori, tanto sono accurati e ricchi di dettagli.
Al termine della visita vi consigliamo di rientrare in paese, prendere posto in un ristorantino vista mare e degustare le deliziose pietanze a base di pescato del giorno.
Levanzo, le Spiagge
Oltre alla visita della Grotta del Genovese con relativo trekking, tra le cose da vedere a Levanzo non possono di certo mancare le spiagge.
Proprio di fianco al molo su cui attraccano traghetti e aliscafi sorge Cala Dogana, la piccola spiaggia dell’abitato di Levanzo.
Davanti a lei un mare da fare invidia a quelli delle più reclamizzate mete esotiche.
Tutte le altre spiagge che andiamo ad illustrarvi in questo articolo si raggiungono con delle piacevoli camminate che partono dal centro del paese.
Un po’ più distanti invece sono le spiagge di Cala Tramontana e Cala Calcara, ma per una questione di tempo sono fuori portata per chi si ferma a Levanzo solo per un giorno o alcune ore.
A meno che non arriviate fin qui con imbarcazioni proprie o a noleggio.
Non siamo stati a Levanzo a metà maggio e nonostante fosse una giornata estiva in spiaggia c’era pochissima gente.
Pensiamo però che in estate la situazione cambi completamente e di questo tenetene conto.
Spiaggia Cala Faraglione
Lasciate le ultime case dell’abitato, si continua per una strada asfaltata in leggera pendenza a mezza costa verso ponente, tra arbusti di lentisco e bellissime piante di agave e aloe.
Nelle giornate limpide si vede in lontananza il profilo dell’isola di Favignana.
Dopo circa un chilometro si giunge al sentiero in ghiaino che scende verso la spiaggia di Cala Faraglione, facilmente riconoscibile per lo scoglio che emerge dal mare proprio di fronte alla caletta.
Cala Fredda
Superato il bar ristorante Arcobaleno con la sua invitante terrazza vista mare, si prosegue sulla via principale dell’abitato fino ad abbandonare il paese.
Da questo punto in poi la strada ha il fondo in sterrato ed è delimitata lato mare da una staccionata in legno.
Dopo poche centinaia di metri si giunge alla piccola Cala Fredda, facilmente riconoscibile perché è situata proprio di fronte ad un’ampia curva.
Sembra un piccolo anfiteatro naturale, con il terreno di colore rossastro ricco di minerali sullo sfondo.
Cala Minnola
Lo stretto sentiero che conduce alla spiaggia di Cala Minnola si biforca dalla strada principale poco dopo Cala Fredda, ed è ben segnalato da un cartello direzionale.
Si giunge a destinazione in circa venti minuti.
Il percorso si sviluppa in un continuo saliscendi all’interno di un paesaggio di macchia mediterranea.
Dopo aver superato un tratto boschivo con pini di Aleppo e piante di medio fusto, il sentiero segue l’andamento della costa.
La spiaggia si annuncia da lontano grazie al muro di sostegno in pietra che la protegge dal pendio e per le sue acque cristalline.