Creta Ovest, un itinerario tra spiagge e monasteri
Tra il 1992 ed il 1999 siamo stati ben sette volte a Chania.
A quei tempi però avevamo altri interessi e priorità rispetto ad ora e nonostante alcune escursioni fatte nella parte ovest di Creta, i nostri soggiorni erano stati perlopiù stanziali.
Invece di girare in lungo e in largo l’isola come avremmo potuto, ci piaceva oziare in spiaggia, frequentare i mercatini rionali, trascorrere del tempo in piazza a chiacchierare con la gente del posto ed uscire la sera.
Ogni tanto mi ritornano in mente quelle vacanze e temo di aver perso delle occasioni per conoscere una Creta più vera e selvaggia, rispetto a quella attuale.
Un aforisma di Pierre Daninos però dice che “L’unico modo sicuro di prendere un treno è perdere quello precedente”.
Con questo spirito quindi ci apprestiamo ad affrontare questa nuova avventura, cercando di non pensare più al passato ma di vivere al meglio le emozioni che ci regalerà.
Indice
- Come arrivare a Creta
- Dove dormire a Chania
- Creta Ovest, dove alloggiare
- Creta Ovest, itinerari tra spiagge e monasteri
- Fuso orario Grecia
- Letture consigliate
Come arrivare a Creta
In aereo
Chania e Heraklion sono collegate all’Italia da voli diretti operati da compagnie low cost. In alternativa è possibile optare per un volo che faccia scalo ad Atene.
Gli spostamenti da e per gli aeroporti delle due città si possono prenotare comodamente online da casa con un semplice clic al seguente link Creta Transfer.
In fase di pianificazione del viaggio tenete presente che l’aeroporto di Chania è situato nei pressi della località di Soúda, a circa 15 chilometri dal centro città.
In traghetto
Chania e Heraklion infine sono collegate via mare con il porto del Pireo e con altre località della Grecia.
Le compagnie Anek e Minoan Lines operano una tratta giornaliera dal Pireo.
La traversata dura dalle sette alle nove ore, in base al tipo di imbarcazione utilizzata.
Dove dormire a Chania
Per visitare la zona occidentale di Creta abbiamo fissato la base logistica a Chania.
La città ed i suoi dintorni, soprattutto quelli situati lungo la costa, rappresentano una delle zone con il maggior afflusso turistico dell’intera isola.
L’offerta di strutture ricettive quindi è talmente ampia che è in grado di soddisfare le esigenze e le richieste di tutti i clienti.
Se optate per il centro città, allora vi consigliamo di individuare una struttura situata in zone più tranquille rispetto al vecchio porto di epoca veneziana.
Sia di giorno sia di sera infatti è proprio lì che si concentra la stragrande maggioranza di persone in bar, ristoranti, discoteche e locali alla moda.
Al seguente link potete verificare le migliori offerte e prenotare:
Creta Ovest, dove alloggiare
In alternativa è possibile pernottare nei dintorni di Chania oppure in una delle numerose località turistiche della zona occidentale dell’isola.
Note per la lettura
A causa della traslitterazione dei caratteri dall’alfabeto greco a quello latino, alcune volte i toponimi possono risultare imprecisi.
Un esempio pratico. La segnaletica stradale riporta diciture diverse per la stessa località: Chania, Haniá, Xaniá.
Per non fare confusione e scusandomi in anticipo per eventuali errori, ho deciso di uniformarmi alle guide che ho usato durante il viaggio.
Le nostre impressioni infine ve le riporto così come le avevo trascritte dal vivo sul quaderno degli appunti.
Creta Ovest, itinerari tra spiagge e monasteri
Fissata la base logistica a Chania, abbiamo organizzato delle escursioni giornaliere per andare alla scoperta delle bellezze dell’isola.
Prima della partenza abbiamo prenotato l’auto a noleggio e come al solito ci siamo affidati a DiscoverCars.
Lo facciamo sempre, sia quando giriamo in Italia sia quando andiamo all’estero, soprattutto in Europa.
Con l’opzione “cancellazione gratuita” infatti ci sentiamo protetti in caso di imprevisti dell’ultimo momento.
Come vi abbiamo illustrato nel nostro articolo dedicato alla visita di Chania, per scoprire l’isola di Creta bisogna muoversi con ritmi lenti, come la gente del posto.
Questo significa fermarsi a prendere un caffè in un vecchio bar, guardare gli anziani che giocano a backgammon (qui si chiama tavli).
Oppure uscire la sera a prendere un ouzo o una tsikoudiá prima di cena.
Ma anche assistere ad uno spettacolo dal vivo di rebetiko, la famosa melodia ellenica fatta conoscere in tutto il mondo da quel genio che risponde al nome di Mikis Theodorakis.
Escursioni guidate
Se state pianificando un soggiorno nella zona occidentale dell’isola, una delle escursioni a cui non potete rinunciare è la visita alla celebre spiaggia di Balos.
Il ritrovo è fissato al porto di Kissamos, il tour ha una durata di sette ore e sarete accompagnati da una guida che parla italiano.
Oltre al servizio di trasporto in barca, durante la fase di prenotazione potete scegliere l’opzione con o senza pranzo.
La laguna di Balos, con le sue splendide acque color turchese, è uno dei luoghi più iconici e fotografati di Creta.
La trovate infatti sulle guide e sulle pagine patinate di tutte le riviste del settore.
Prima di arrivare a Balos però è prevista una sosta a Gramvousa.
Conosciuta come l’isola dei pirati ed è dominata dall’antica fortezza edificata in epoca veneziana.
Per quanto riguarda i trekking nelle Gole di Samaria e sul Monte Gingilos invece vi rimandiamo ai resoconti scritti da Riccardo, che potete leggere cliccando sui rispettivi link.
Creta Ovest, itinerari tra spiagge e monasteri
Itinerario n°1 – Kolymbári – Moní Hrysoskalítissas – Spiaggia di Elafonísi
Ritirata la macchina a noleggio nell’agenzia di Chaniaci mettiamo in viaggio direzione Kolymbári.
La superstrada veloce E75, meglio conosciuta come New Road, è la direttrice principale di Creta.
Si sviluppa lungo la costa settentrionale collegando in circa 300 chilometri la località di Kíssamos – Kastélli ad ovest con la cittadina di Sitia ad est.
La strada è fiancheggiata da splendidi oleandri in fiore e da conifere di medio fusto. In prossimità di Kolymbári fanno capolino vaste coltivazioni di ulivi.
Qui infatti vengono prodotte alcune tra le più pregiate varietà di olio d’oliva dell’intera isola, tra cui l’agoureleo.
Il borgo di Kolymbári sorge alla base della penisola di Rodopoú. Poche centinaia di metri dopo le ultime case del paese sorge il monastero di Moní Goniás.
Fondato nel 1618 e ricostruito nel 1662 dopo che i turchi l’avevano distrutto, conserva delle bellissime icone sia in chiesa sia nel piccolo museo attiguo, tra cui quella di Ágios Nikólaos.
Sulla parete di destra c’è un dipinto raffigurante l’Apocalisse che ha rapito il nostro interesse.
La giornata è molto calda e prima di rimetterci in macchina ci prendiamo una piccola pausa sotto il pergolato di viti che adorna il cortile.
Superato Kíssamos – Kastélli, ad Agios Georgios la strada inizia ad inerpicarsi in un paesaggio di rara bellezza, dominato da vedute mozzafiato.
Zone prive o quasi di vegetazione si alternano ad altre più verdeggianti, mentre la baia di Sfinari ci tiene compagnia alla nostra destra.
Di tanto in tanto incrociamo piccole greggi di capre, mentre nei prati fanno bella mostra di sé variopinte arnie di api.
L’apicoltura è molto diffusa in queste zone ed i prodotti vengono messi in vendita su appositi banchetti posti sul ciglio della strada.
Si possono acquistare anche vino sfuso, olio di oliva, pesche noci e tsikoudiá.
Nello spiazzo antistante il monastero di Moní Hrysoskalítissas veniamo accolti da una cucciolata di cagnolini e dai frinii assordanti delle cicale.
Il complesso di un bianco abbagliante è abbarbicato sulla cima di una scogliera ed è in fase di restauro.
I muratori si godono al fresco la pausa pranzo, tra un sorso d’acqua ghiacciata ed una sigaretta.
Il nome significa “scala d’oro”. La leggenda narra che uno degli scalini che conducono all’ingresso fosse d’oro, ma solo ai pellegrini puri di spirito fosse consentito individuarlo.
Noi comuni mortali non siamo riusciti a notarlo ovviamente, però abbiamo visto quello che non volevamo vedere.
Tra gli scogli della splendida caletta che si apre di fianco al monastero, si stanno ammassando bancali di legno, secchi vuoti di pittura e sacchi usati di malta fine.
Ipotizziamo siano i resti prodotti dal cantiere, in tal caso ci auguriamo che al termine dei lavori vengano sgomberati completamente.
Proseguiamo per alcuni chilometri tra i tetti delle serre che rifrangono i raggi del sole ed i ciuffi viola di timo, finché la strada diventa sterrata.
Di fronte a noi una vista mozzafiato: è la famosa spiaggia di Elafonísi.
Il luogo non tradisce la fama di essere una delle spiagge più belle della zona Ovest di Creta.
Il mare ha tonalità che spaziano dal verde chiaro al turchese, con le zone di azzurro più intenso ad indicare i punti più profondi.
L’omonimo isolotto è separato dalla terraferma da un braccio d’acqua di alcune decine di metri ed è raggiungibile con una breve passeggiata via mare.
Una folla di persone se ne sta riparata all’ombra sotto gli ombrelloni mentre altri cercano refrigerio in acqua.
Ci spingiamo verso sinistra rispetto ai bagnanti e troviamo un po’ di pace e tranquillità sotto un pino marittimo, circondati anche da spuntoni di roccia, oleandri e ginepri.
È proprio quello che cercavamo.
In una caletta vicina è ormeggiata una piccola imbarcazione di pescatori. Di lì a poco ne compare uno che trascina a pelo d’acqua il bottino di giornata, agganciato ad una specie di fiocina.
Rimaniamo in questo meraviglioso contesto fino a metà pomeriggio.
Si è intanto fatta ora di pranzo. Sulla via del ritorno ci fermiamo in una taverna vista mare situata poco prima dell’incrocio che porta a Moní Hrysoskalítissas.
Assaporiamo alcune semplici pietanze della casa mentre sorseggiamo con avidità una birra Mythos fresca. Ci voleva proprio.
Al termine dello spuntino la proprietaria del locale ci offre come da tradizione un dolce a base di crema di yogurt, scorze d’arancia caramellate e fichi. Il tutto ricoperto con lo squisito miele prodotto in casa.
Al ritorno siamo costretti a rifare la stessa strada dell’andata, in quanto un problema ad una galleria a Topolia ha reso impraticabile il percorso che si snoda attraverso i paesini dell’Innahórion.
Itinerario n°2 – Penisola di Akrotíri
Il promontorio roccioso che si erge alla periferia orientale di Chania è la penisola di Akrotíri.
È un luogo arido, roccioso, tappezzato da arbusti e da alcune coltivazioni di ulivi. Tra le rocce spuntano piccole greggi di capre alla ricerca di qualche ciuffo di vegetazione da brucare.
Nel caotico centro di Chania si prende la strada direzione aeroporto. Lasciati alle spalle un paio di villaggi costieri e la base NATO affacciata sulla baia di Soúda, ci si arrampica dolcemente fino ad un grande incrocio a forma di T.
A destra si va all’aeroporto, noi invece svoltiamo a sinistra e ci addentriamo nella zona dei monasteri.
Una stradina costeggiata da alti cipressi, aventi la base del tronco pitturata con una soluzione bianca per proteggerli dai parassiti, conduce al monastero di Agías Tríadas.
Noi tiriamo dritti poiché ci fermeremo qui al ritorno tra un paio d’ore circa.
Dopo un paio di tornanti in sensibile pendenza si arriva in uno slargo ghiaioso.
Si oltrepassa il muro di cinta attraverso un cancello in legno e dopo un centinaio di metri si arriva sullo spiazzo in cui sorge il cinquecentesco monastero di Gouvernétou.
Anche questo complesso, come quello di Hrysoskalítissas, ha un’ala in rifacimento.
L’edificio risale probabilmente all’XI secolo, epoca in cui un monastero costituiva un riparo sicuro alle incursioni dei pirati.
La chiesa ha la facciata in stile veneziano e la sommità della torre campanaria è di colore rosso.
Durante la Guerra di Indipendenza Greca il monastero fu attaccato e dato alle fiamme dagli ottomani, ma i monaci avvertiti in tempo avevano già trasferito i loro beni altrove.
Appena messo piede all’interno del cortile, i pellegrini vengono immediatamente bloccati da un monaco e rispediti fuori se non indossano vestiti decorosi.
Su questo aspetto sono inflessibili e non tollerano shorts e canottiere di nessun tipo.
In fondo allo spiazzo c’è un portoncino in steccato di legno che immette sul sentiero che porta al monastero di Ioánnou Eremíti.
Si scende lungo il crinale della montagna in un ambiente arido, ricoperto da bassi arbusti e dai fiori di timo invasi da sciami d’api in cerca di nettare da succhiare.
La prima parte della discesa è in dolce pendenza ed il sentiero è lastricato di pietre levigate.
All’orizzonte si incomincia ad intravedere il mare in un contesto di straordinaria bellezza.
Superati un recinto per il ricovero di ovini ed un mitata (piccola costruzione in pietra per i pastori), il percorso diventa più accidentato e tortuoso.
Qui bisogna fare attenzione. All’interno del recinto per gli ovini c’è la grotta dell’Orso, dove sono esposte delle immagini sacre e sulle porte in legno delle due stanze c’è una grande croce in rilievo.
Molti turisti terminano qui la loro discesa, alcuni per la stanchezza accumulata altri colti in inganno da quanto visto. Pensano infatti che si tratti di Moní Ioánnou Eremíti, invece si sbagliano di grosso.
Il monastero infatti si trova più giù e qui si è più o meno a metà strada. Il sentiero termina con una ripida scala in pietra che scende fino all’edificio sacro, incastonato nella roccia da cui sporge solo la facciata.
È un luogo incantevole che emana subito un senso di pace.
Sugli scalini troviamo degli escrementi di ovini, traccia evidente che le greggi si spingono fin quaggiù alla ricerca di cibo.
Moní Ioánnou Eremíti, conosciuto anche come Katholikoú, è abbandonato da moltissimo tempo ed è dedicato a Giovanni Eremita, un anacoreta che si ritirò in questo luogo per dedicarsi alla preghiera.
Mentre io e Riccardo perlustriamo la zona, Elisabetta in fase di risalita esclama ansimante: “Se proprio dovrò morire almeno lo farò in un contesto meraviglioso!”.
Ed ha proprio ragione.
Dopo aver ripreso fiato e sgranchito le gambe all’ombra di un ulivo, arriviamo a Moní Agías Tríadas. Incrociamo dei turisti bulgari che stanno lasciando il complesso.
Appena varcato un elegante portale che ci conduce all’interno del cortile, approfittiamo di una fontanella di acqua fresca per rimpinguare le nostre scorte, messe a dura prova dalla risalita sotto il sole cocente da Moní Ioánnou Eremíti.
Il monastero di Agías Tríadas è bellissimo, con le pareti degli edifici dalle tonalità color ocra.
Il complesso fu fondato nel XVII secolo dai monaci veneziani Geremia e Lorenzo Giancarolo, dopo essersi convertiti alla fede ortodossa.
All’interno del cortile ci sono molte piante di ortensie, buganvillee, gerani, limoni e palme, alcune contenute in grandi vasi di terracotta.
Sotto il pergolato spuntano grossi grappoli di uva che tra un paio di mesi daranno i loro frutti, mentre alcuni gatti se ne stanno accovacciati sotto le panchine in legno.
Una serie di scale esterne conducono alle celle dei monaci ed alla torre campanaria posta sopra l’ingresso. La piccola chiesa che sorge al centro del complesso custodisce interessanti icone ed ornamenti sacri.
Sulla costa orientale della penisola, riparata in una stretta insenatura, c’è una delle spiagge più belle dei dintorni di Chania.
Conosciuta anche con il nome di spiaggia di Santo Stefano, Seitan Limani si raggiunge grazie ad una stradina che si dirama poche decine di metri dopo la chiesetta dal tetto azzurro dedicata ad Agios Spiridon.
La strada in discesa è bella, solo l’ultimo chilometro presenta dei tornanti stretti senza protezioni.
Il parcheggio è situato in un piccolo slargo sterrato in leggera pendenza e proprio per questo motivo vi suggeriamo di verificare se avete azionato il freno a mano.
Anzi, fosse possibile, sarebbe meglio mettere dei sassi dietro i pneumatici, dato che più di qualcuno in passato ha ritrovato l’auto nel burrone.
Il sentiero roccioso che conduce alla spiaggia non è dei più agevoli e richiede una camminata di circa una ventina di minuti.
Sulle pareti rocciose del promontorio si arrampicano delle capre in cerca di piante da brucare.
La piccola spiaggia è bellissima così come il mare, il problema è che è molto conosciuta e quindi c’è il rischio di trovare una folla numerosa di bagnanti.
Itinerario n°3 – Spiaggia di Falásarna
Superata la cittadina di Kíssamos – Kastélli, alla base della penisola di Gramvoúsa c’è la famosa spiaggia di Falásarna, una delle località di mare più conosciute della zona Ovest di Creta.
La località era già un’importante città stato nel IV secolo a.C., ma del suo glorioso passato non è rimasto molto.
Dall’alto sono ben visibili coltivazioni in serra che deturpano un po’ il paesaggio.
La spiaggia di sabbia fine è lunghissima ed è suddivisa in diverse insenature da formazioni rocciose.
Solo sulla battigia si forma una striscia di sassolini trasportati dall’acqua.
Per evitare l’affollamento di turisti vi consigliamo di spingervi nelle calette più a nord.
Dai parcheggi si scende in spiaggia attraverso brevi sentieri in pietrisco circondati da arbusti di basso fusto e cactus.
Dall’alto l’acqua del mare risulta subito limpidissima, cristallina, con tonalità di verde ed azzurro meravigliose.
Qua e là sulla sabbia crescono oleandri e pini marittimi. Tracce di escrementi certificano la presenza di ovini nel circondario.
Basta attendere un po’ ed in lontananza si sente il suono delle campanelle di un gregge che si è spinto da queste parti in cerca di cibo.
Le calette più appartate sono anche frequentate da coppie di naturisti.
Itinerario n°4 – Paleóhora
L’ultimo itinerario alla scoperta della zona occidentale di Creta ci porta nel villaggio di Paleóhora.
Situato su una penisola all’estremità meridionale dell’isola, si raggiunge da Chania in circa un’ora e mezza di auto.
La strada seziona in due l’isola in senso latitudinale e si inoltra per lunghi tratti nel centro montuoso.
Lasciata la costa si inizia dolcemente a salire, in un paesaggio costellato da piante di ulivi, cactus e piante di basso fusto.
Di tanto in tanto piccoli agglomerati di case bianche con i classici tetti a terrazza.
Superato il massiccio centrale si inizia a scendere verso il mare.
Il paese ci accoglie con la spiaggia di Halíkia sulla sinistra e quella sabbiosa di Pahiá Ámmos sulla destra.
Paleóhora è uno di quei luoghi fuori dal mondo che riconciliano l’anima e lo spirito. Un vero toccasana.
Negli anni Settanta era diventato un luogo di incontro per hippie provenienti da tutto il mondo.
Anche se da allora l’atmosfera è cambiata, si respira ancora un qualcosa di spirituale. Magari è solo una sensazione ricordando il suo passato, ma è così.
Le stradine del centro sfociano sul Castello Veneziano. Costruito sulla sommità di una collina durante il periodo di dominazione della Serenissima, al giorno d’oggi rimangono solo alcune rovine.
Venne distrutto più volte, prima dai turchi, poi dai pirati ed infine dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale.
Nel caso abbiate del tempo a disposizione vi consigliamo di fermarvi qui anche per la notte. Al seguente link potete verificare la disponibilità di alloggi a Paleóhora.
Potete godervi la magia del tramonto sul lungomare prima di prendere posto sulle sedie impagliate di una taverna, e gustare le deliziose specialità a base di pesce.
Secondo noi la spiaggia più bella di Paleóhora rimane quella di Gialiskári. Situata una manciata di chilometri fuori dal centro storico, si raggiunge grazie ad una strada un po’ dissestata e ha la forma di mezzaluna con il fondo in ghiaino.
Se volete pranzare o cenare non fermatevi nei ristoranti nei paraggi, prendete l’auto e raggiungete il villaggio di Anidri, situato nell’entroterra.
Sto Scolio, questo è il nome del locale, è situato in una posizione incantevole ed è frequentato soprattutto da clientela locale, il che è sinonimo di qualità. Da provare.
Con la visita Paleóhora si conclude il nostro tour alla scoperta delle spiagge e monasteri nella zona ovest di Creta.
Fuso orario Grecia
Rispetto all’Italia: + 1
Letture consigliate
Lo scalino d’oro, di Christopher Somerville.