Cosa vedere nella Sicilia occidentale, itinerario di 7 giorni
La nostra vacanza nella zona occidentale della Sicilia era inizialmente prevista per il mese di maggio del 2021.
A causa del protrarsi delle misure restrittive per il Covid-19, eravamo stati costretti a riporre i nostri desideri in un cassetto e posticipare il viaggio di un anno.
Rispetto al programma originario però abbiamo apportato alcuni aggiustamenti.
Analizzando con cura gli operativi dei voli e le giornate a nostra disposizione, abbiamo tolto la visita di alcuni giorni a Palermo, che faremo con calma in futuro.
Palermo infatti, con il suo inestimabile patrimonio storico ed artistico, non è una città da toccata e fuga.
È nato così un itinerario più sostenibile, ben strutturato nei tempi e nei modi.
Un mix tra la storia, l’arte e la cultura di una delle zone più belle della regione, passando per la degustazione di prodotti tipici e una serie di attività da svolgere all’aria aperta.
In questo articolo vi forniamo alcuni spunti e idee su cosa vedere nella Sicilia occidentale in 7 giorni, oltre ad alcune informazioni pratiche per organizzare al meglio il viaggio.
Indice
Come arrivare a Trapani
Per chi come noi proviene dal nord Italia, il modo più comodo ed economico per giungere a destinazione è sicuramente l’aereo.
L’aeroporto di Trapani Birgi si trova a poco più di quindici chilometri dal centro storico della città e si raggiunge in auto percorrendo la strada costiera SP21.
Sbrigate velocemente le pratiche doganali, siamo andati a ritirare l’auto che avevamo noleggiato online alcune settimane prima della partenza.
Come al solito ci siamo affidati a DiscoverCars. Per noi è una garanzia.
L’opzione “cancellazione gratuita” infatti ci ha protetti in caso di imprevisti dell’ultimo momento.
In alternativa, se non siete automuniti e volete raggiungere direttamente Trapani (o Palermo), potete utilizzare i bus di linea in partenza dallo scalo, oppure prenotare un comodo transfer privato in auto o van.
Sicilia occidentale, dove alloggiare
Rispetto a quanto fatto in passato durante altri viaggi itineranti, anche nella stessa Sicilia, questa volta abbiamo optato per una sola struttura ricettiva.
Mappa alla mano abbiamo cercato qualcosa che fosse equidistante rispetto ai luoghi che volevamo visitare.
La nostra scelta è caduta sul Corte Olea Resort.
Si tratta della stessa location che avevamo prenotato l’anno prima e vi possiamo assicurare che non potevamo fare scelta migliore.
Il complesso si trova a Paceco, località situata alla periferia meridionale di Trapani e a soli tredici chilometri dall’aeroporto Vincenzo Florio.
Immerso in una piantagione di ulivi, il resort di recente costruzione è dotato di diverse tipologie di camere, piscina all’aperto e servizio bar.
Noi abbiamo optato per un comodo e spazioso appartamento, dotato di angolo cottura, zona pranzo e una terrazza da cui ammirare uno splendido panorama mentre facevamo colazione.
Nel caso sia al completo, al seguente link potete verificare le migliori offerte e la disponibilità di alloggi in Sicilia occidentale.
Cosa vedere nella Sicilia occidentale, itinerario di 7 giorni
Chi ci segue abitualmente sul blog conosce i nostri gusti.
Amiamo un turismo lento, attento alle tradizioni e alla valorizzazione del territorio.
La Sicilia in questo senso, con la sua generosità e accoglienza, è il posto giusto per vivere queste emozioni.
Fissata la base logistica a Paceco, abbiamo pianificato delle escursioni giornaliere, modificabili in corso d’opera in base alle sensazioni del momento.
Ovviamente in 7 giorni non è possibile visitare tutta la zona occidentale della Sicilia, così in fase di progettazione abbiamo fatto delle scelte precise sulle località da visitare.
Sono così rimaste fuori dal nostro itinerario Mazara del Vallo, l’isola di Favignana, che secondo noi merita almeno due giornate, e tutta la zona meridionale, quella che da Selinunte va fino a Sciacca.
Il meteo per fortuna è stato dalla nostra parte, regalandoci delle splendide giornate di sole, con una gradevole brezza serale che attenuava le temperature già elevate per il periodo primaverile.
Giorno 1 – Segesta ed Erice
Effettuate le operazioni di check-in di buon mattino nel resort, abbiamo iniziato ad esplorare le bellezze della Sicilia occidentale dall’antica Segesta.
Si trova in una vallata verdeggiante, ricoperta da prati, alcune coltivazioni di ulivi ed i classici arbusti che caratterizzano la macchia mediterranea.
Raggruppate qua e là delle piante di medio e alto fusto.
Il parco archeologico di Segesta è situato poche centinaia di metri dopo l’omonima uscita dell’autostrada A29 Trapani – Palermo.
Giunti di fronte l’ingresso, vi consigliamo di svoltare a sinistra e poco più avanti c’è uno spiazzo in terra battuta dove lasciare l’auto.
Segesta fu il centro principale degli Elimi, popolazione originaria della Grecia (così si dice), che si stabilì in Sicilia durante l’età del Bronzo.
Fu tra le prime città della Sicilia a schierarsi al fianco di Roma durante la prima guerra punica.
Nella storia fu acerrima rivale di Selinunte, colonia greca situata sulla costa sud-occidentale dell’isola.
Le due città si fronteggiarono in una sanguinosa battaglia nel 409 a.C. e Segesta ne uscì vincitrice.
Il fiore all’occhiello dell’antica città è sicuramente il Tempio. Eretto nel V secolo a.C. è uno degli esempi di architettura dorica meglio conservati al mondo.
Si raggiunge grazie ad una breve salita a gradoni lunga circa 250 metri, fiancheggiati da splendide piante di agave.
L’agorà ed il teatro si trovano invece in cima al monte Barbaro, e sono raggiungibili grazie ad un bus navetta a pagamento oppure a piedi.
Il tragitto in salita di un chilometro e mezzo si sviluppa lunga una strada asfaltata, presenta alcuni tornanti e le pendenze sono sensibili.
Di tanto in tanto ci sono dei belvedere naturali su cui sostare per momenti di relax e per ammirare il panorama.
Secondo noi, soprattutto nelle torride giornate estive, è consigliato l’utilizzo del bus.
Le aree archeologiche sono circondate da piante di rosmarino, ginestre, cactus, piante spontanee e aglio selvatico, che donano al contesto una tavolozza di colori.
Dell’agorà rimangono poche tracce, mentre il teatro è molto ben conservato.
Datato III secolo a.C. è rivolto a semicerchio verso nord, forse per far cogliere al pubblico presente la bellissima vista sullo sfondo, che spazia fino al mare.
Il pomeriggio invece lo abbiamo dedicato ad Erice.
Si tratta di un borgo incantevole di pianta triangolare, situato ai 751 metri di altitudine dell’omonimo monte, che fino al 1938 si chiamava Monte San Giuliano.
Sulla sommità sorgeva un famoso santuario dedicato alla dea della fecondità, protettrice dei naviganti.
Erice per gli Elimi era una città sacra.
Il borgo in pratica è un museo a cielo aperto e si presta perfettamente per un turismo slow.
Va scoperto con calma, passeggiando per i vicoli in acciottolato, visitando i numerosi edifici religiosi uno più bello dell’altro.
Erice si può visitare tranquillamente in autonomia come abbiamo fatto noi, oppure partecipando ad un tour guidato da Trapani.
L’attività ha una durata di circa tre ore e mezza, la guida parla italiano e nella tariffa sono compresi i servizi di trasporto ed una degustazione di prodotti tipici.
Per quanto riguarda il racconto dettagliato della nostra esperienza invece vi rimandiamo al nostro articolo dedicato a cosa vedere a Erice in un giorno.
Ah dimenticavo. Prima di lasciare il borgo vi consigliamo di sostare per un momento di ristoro nella famosa pasticceria di Maria Grammatico.
Tra cannoli ripieni di ricotta, cassate con le mandorle, frutta martorana, genovesi e altre delizie avrete solo l’imbarazzo della scelta.
Giorno 2 – Levanzo
La seconda giornata della nostra vacanza l’abbiamo trascorsa sull’isola di Levanzo, la più piccola tra quelle che formano l’arcipelago delle Egadi.
Come dicevamo nell’articolo dedicato a cosa vedere a Levanzo, l’isola è uno di quei luoghi dove si lascia il cuore.
È situata a poco più di sei miglia nautiche dalla costa ed il modo più pratico per raggiungerla è l’aliscafo da Trapani.
La navigazione ha una durata di circa 50 minuti, con fermata intermedia a Favignana.
Durante la bella stagione vi suggeriamo di prenotare il biglietto in anticipo sul sito della compagnia, la Liberty Lines.
Parecchi visitatori si fermano sull’isola solo per pochi momenti.
Delle vere e proprie toccate e fuga, durante le mini crociere a Levanzo e Favignana organizzate da agenzie e compagnie private.
Noi invece vi consigliamo di dedicarle almeno una giornata intera.
Una visita in esclusiva vi permetterà di scoprire dei luoghi di straordinaria bellezza.
La Grotta del Genovese, un tesoro a livello storico ed artistico, le spiagge incastonate in cale incantevoli ed un mare dalle acque cristalline.
Giorno 3 – Marsala
Ad essere sinceri non riponevamo grandi aspettative, invece Marsala si è rivelata una splendida scoperta.
Ci portiamo dentro il ricordo dei suoi eleganti edifici con le facciate color ocra, che i raggi del sole rendono dorati.
La città comunque brilla di luce propria, grazie ad un centro storico di grande ricchezza artistica e culturale.
Vi consigliamo di parcheggiare l’auto nei pressi del Teatro Impero, dove ci sono delle piazzole gratuite.
Il nome ha radice araba (marsa o porto di Alì), però l’origine del luogo è fenicio.
Anche se il centro presenta un classico impianto romano, un quadrilatero con una croce al centro, la città conserva monumenti dalle chiare influenze sveve, normanne e angioine.
La visita può iniziare sul lungomare, davanti al monumento dedicato alla spedizione dei Mille, per poi entrare nel centro storico da Porta Garibaldi.
Appena oltrepassata l’entrata, ricostruita nel 1685 e in passato denominata Porta del Mare, si trovano interessanti edifici.
Da una parte c’è il complesso dell’antico mercato, dove oggi ci sono le bancarelle del pesce, mentre dall’altra sorge il Santuario dell’Addolorata, a pianta circolare.
Si tratta di uno degli edifici religiosi più frequentati dalla gente del posto, con la sua cupola ricoperta da vivaci maioliche verdi, che richiama quelle delle moschee dell’Asia Centrale.
Le eleganti vie pedonali del centro sono lastricate con piastrelle di pietra chiara e lucida.
Percorrendo via Giuseppe Garibaldi, dopo un continuo susseguirsi di locali, negozi e ristorantini, si sfocia in Piazza della Repubblica.
È il cuore pulsante della città.
Sullo slargo di forma rettangolare si affacciano il Duomo, edificato tra il Seicento ed il Settecento, dedicato a San Tommaso di Canterbury, e il Palazzo VII aprile, conosciuto anche come Palazzo dei Giurati.
Attualmente è la sede del Consiglio Comunale.
Superata Porta Nuova si esce dal centro storico e in poche decine di metri si raggiunge il parco archeologico.
Nell’antica città di Lilibeo si riversarono i superstiti di Mozia dopo la distruzione dell’isola da parte di Dionisio, tiranno di Siracusa, nel 397/6 a.C.
Il museo ospita numerosi ed interessanti reperti, tra cui i resti di una nave Punica, rinvenuta proprio al largo dell’isola di Mozia.
L’imbarcazione naufragò mentre rientrava verso casa, dopo aver sostenuto una battaglia contro i Cartaginesi nelle acque delle Egadi.
Gli studiosi hanno confermato che la nave è sicuramente Punica perché le lettere dell’alfabeto fenicio-punico erano dipinte e/o incise sullo scafo.
Una visita a Marsala non può prescindere dalla degustazione dei prodotti tipici.
Questo territorio infatti ha legato il suo nome ad uno dei vini più conosciuti e pregiati della Sicilia, il Marsala appunto.
Come accadde per altri vini liquorosi, fu un inglese originario di Liverpool, John Woodhouse, a farlo conoscere ed apprezzare a livello internazionale.
Giunto in città alla fine del Settecento, fu colpito dall’eccellente gusto del vino dolce prodotto da queste parti, che non temeva confronti con il Porto portoghese e lo Sherry andaluso.
Iniziò così ad esportarlo in madre patria, rifornendo le cantine di famiglie nobili e imprenditori, evitando le alterazioni del prodotto durante il lungo viaggio aggiungendo alcool puro.
Le varie tipologie di Marsala vengono prodotte con vitigni a bacca bianca come il Grillo, il Catarratto, l’Ansonica e il Damaschino, oppure a bacca nera, come il Nero d’Avola, il Perricone ed il Nerello Mascalese.
Numerose sono le aziende che propongono esperienze sensoriali e degustazioni, da quelle più rinomate e conosciute a quelle a gestione famigliare.
Terminata la degustazione dei vini, abbiamo ripreso l’auto e ci siamo spostati alla periferia della città, precisamente in Contrada Santo Padre delle Perriere.
Qui si trova uno dei luoghi più straordinari che ci siano capitati di vedere, il Caseificio in Cava Impiccichè.
Situata in una cava di tufo recuperata a giardino, nella struttura si producono varie tipologie di formaggi.
Vengono lavorati esclusivamente con il latte crudo ricavato da 800 capi di pecore del Belice.
Il gregge pascola in stato semi-brado all’interno di una proprietà avente una superficie di circa sessanta ettari.
Nello spaccio trovate tre linee di prodotti, quella da banco, quella tradizionale e quella gourmet.
Andate a fare visita al signor Giovanni, accoglie clienti e visitatori con un entusiasmo contagioso e vi riceverà a braccia aperte.
Una volta giunti in prossimità della struttura potete lasciare l’auto in cima oppure scendere a piedi nella cava.
Giorno 4 – Saline di Trapani e Paceco – Isola di Mozia – Saline di Marsala
Il programma della giornata si è sviluppato interamente lungo la costa tra Trapani e Marsala, con la visita alle saline, inframezzata da un’escursione di alcune ore a Mozia.
Le Saline di Trapani – Paceco e quelle di Marsala sono due luoghi diversi, situati ad una ventina di chilometri di distanza l’uno dall’altro.
Se ci chiedete quale scegliere, vi rispondiamo dipende dai vostri gusti ed interessi.
Quelle di Marsala per esempio hanno un taglio più turistico, mentre quelle di Trapani e Paceco sono indicate per chi ama la natura.
A dire il vero noi abbiamo apprezzato maggiormente quest’ultime, però se non avete problemi di tempo, vi consigliamo di visitarle entrambe, come abbiamo fatto noi.
Per la visita alle Saline di Trapani e Paceco sono disponibili delle escursioni guidate della durata di un paio d’ore da Trapani.
Oltre al servizio di trasporto, nella tariffa sono compresi la visita guidata, la degustazione di prodotti tipici e l’ingresso al Museo del Sale, situato alla periferia del villaggio di Nubia.
Per quanto riguarda il resoconto della nostra esperienza invece vi rimandiamo alla guida alle Saline di Trapani e Marsala che abbiamo predisposto.
Mozia invece è un luogo dell’anima, uno di quei posti che si amano a pelle.
L’isola di San Pantaleo, conosciuta come l’antica Mothia, è stata abitata fin dalla preistoria.
Situata una decina di chilometri a nord di Marsala, con le isole Grande o Lunga, Schola e Santa Maria forma la Riserva della Laguna dello Stagnone.
Si raggiunge grazie ad un tragitto di poche decine di minuti ed il servizio di navigazione viene offerto da alcune compagnie.
Gli imbarchi sono ben segnalati percorrendo la strada litoranea SP21.
Il primo stanziamento fenicio sorse nell’VIII secolo a.C. sulla sponda meridionale dell’isola, e ben presto divenne un punto strategico sulle rotte commerciali nel Mediterraneo.
Inserita all’interno di una laguna, era difficilmente espugnabile dai nemici, in quanto era necessario conoscere bene canali e correnti per non arenarsi.
Alla metà del VI secolo a.C. Mozia fu cinta da mura, vennero costruiti diversi monumenti e raggiunse il periodo di massimo splendore.
Come abbiamo accennato venne distrutta da Dionisio nel 397/6 a.C.
La riscoperta dell’isola di Mozia è da attribuire a tale Joseph Whitaker, membro di una facoltosa famiglia inglese.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento intratteneva rapporti commerciali in Sicilia e si innamorò di questo luogo incantevole.
L’isola era abitata da contadini e un giorno, mentre lavoravano la vite, trovarono dei reperti archeologici e li consegnarono a Whitaker.
L’isola venne acquistata dall’ornitologo britannico agli inizi del XX secolo.
Lasciata in eredità alla figlia, venne donata da quest’ultima all’omonima fondazione nel 1971, quando morì.
L’accesso all’isola è a pagamento e la tariffa comprende anche l’ingresso al museo di Mozia, che vi consigliamo di visitare appena arrivati.
La palazzina era la residenza di Whitaker sull’isola e la collezione di reperti è arricchita dal cosiddetto Giovane di Mozia.
Si tratta della scultura di un personaggio maschile, vestito di una lunga tunica, trattenuta al petto grazie a una larga fascia con fori centrali.
Venne rinvenuta nel 1979 sotto un cumulo di detriti ed è databile secondo quarto del V secolo a.C.
Al termine, seguendo la mappa che viene fornita all’ingresso del museo, vi consigliamo di intraprendere un itinerario alla scoperta dell’isola, con i suoi tesori.
Passeggiando per sentieri ben segnalati ci si immerge in un contesto di pace e tranquillità.
Lasciatevi trasportare dalle sensazioni del momento, senza limiti di tempo.
Giorno 5 – Trapani
Mi innamorai di Trapani nel 2005, ammirando in televisione le regate veliche in preparazione dell’America’s Cup.
Lo specchio d’acqua situato tra la città e le isole Egadi, ospitò una serie di match race per gli Louis Vuitton Acts tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.
I palazzi color ocra sullo sfondo, in contrasto con le tonalità azzurre del mare, rapirono la mia immaginazione.
Trapani è una di quelle città che vanno assaporate con calma, magari tornando in diverse ore della giornata, per ammirarla con la luce del sole da diverse angolazioni.
La visita del centro storico può iniziare dal monumento a Giuseppe Garibaldi, situato proprio sul lungomare Viale Regina Elena, per poi proseguire per le strette vie del centro in pietra lucida.
Nel nucleo antico vi consigliamo di dare un’occhiata a edifici religiosi ed eleganti palazzi.
Il Palazzo Senatorio sorge nel sito dove in passato c’era la Loggia dei Pisani. Venne edificato nel XV secolo e rinnovato due secoli più tardi.
Il prospetto è in stile barocco su tre ordini e nel 1828 furono aggiunti due cassoni per l’orologio ed il datario. Oggi è sede di uffici comunali.
La Cattedrale di San Lorenzo è sorta nel 1102 come cappella dei Genovesi ed ha subito un ampliamento nel XV secolo.
Dedicata a San Lorenzo, nel 1639 è stata totalmente rinnovata su progetto dell’architetto Bonaventura Certo.
Nel 1743 l’architetto Giovanni Biagio Amico realizzò l’attuale facciata con pronao e porticato, il campanile, la cupola, le cappelle laterali ed il coro.
La Chiesa del Purgatorio venne edificata nel 1688 dall’architetto Pietro Castro, ed ha una pianta a tre navate.
L’interno a croce latina, conserva i venti gruppi scultorei dei Misteri, che rievocano la Passione di Cristo.
Le opere vengono portate in processione durante le celebrazioni della Settimana Santa.
Sono state realizzate tra il XVII ed il XVIII secolo nelle botteghe artigiane della città, utilizzando la tecnica che impiega legno, tela e colla.
Se volete concludere la visita vivendo un’esperienza unica vi consigliamo di partecipare al tour gastronomico di Trapani.
Si tratta di un vero e proprio viaggio sensoriale attraverso i sapori e i profumi di alcuni dei piatti tradizionali della cucina locale.
Deliziose pietanze che si portano dietro il retaggio storico e culturale dei popoli che sono transitati nell’isola in passato e che hanno lasciato un’eredità dal valore inestimabile.
La passeggiata, della durata di tre ore, si svolge tra i vicoli del centro storico e prevede sei tappe gastronomiche in altrettanti locali tipici.
Giorno 6 – Riserva dello Zingaro – Scopello – Castellamare del Golfo
L’escursione che vi raccontiamo oggi è stata una delle più impegnative, ma alla fine ci ha regalato un mix di emozioni tra mare e splendidi contesti naturali.
La mattinata l’abbiamo dedicata completamente al trekking nella Riserva Naturale Orientata dello Zingaro.
Durante la bella stagione vi consigliamo di venire qui al mattino, quando il caldo non è ancora opprimente e camminare rimane un piacere.
La zona protetta si sviluppa lungo la costa occidentale della Sicilia, incastonata tra il borgo di Scopello a sud e la località di villeggiatura di San Vito lo Capo a nord.
Venne istituita ufficialmente grazie alla Legge Regionale 98/1981 e fu la prima riserva in Sicilia ad essere affidata in gestione all’ente regionale.
La visita alla riserva è un’esperienza che consigliamo a tutti, non solo agli amanti della natura e del trekking.
Si accede grazie a due ingressi principali, quello lato Scopello e quello lato San Vito lo Capo.
Nel pianificare la visita tenete presente che non c’è una strada che collega direttamente le due entrate.
Nel nostro articolo dedicato alla visita della Riserva dello Zingaro trovate le informazioni pratiche per organizzare la visita, con tutta una serie di suggerimenti utili.
Edificato attorno ad un baglio del Settecento, Scopello è un paesino minuscolo ma di grande fascino.
Per chi non lo sapesse, nella tradizione siciliana il baglio è un complesso rurale racchiuso da mura, con cortile interno.
Dopo aver gustato un caffè o una granita in un locale del centro, vi consigliamo di lasciare il paese e scendere a piedi verso il mare.
Qui sorge la famosa Spiaggia dei Faraglioni, racchiusa tra le antiche torri e la vecchia tonnara, immortalata anche in un episodio del Commissario Montalbano.
Una decina di chilometri più a valle, adagiata su un lieve pendio, sorge Castellammare del Golfo. Venne fondata dagli Elimi come località portuale per la città di Segesta.
Il primo castello risale probabilmente all’epoca dei saraceni, mente l’abitato venne fondato più tardi, a metà Cinquecento.
La fortezza è situata su un piccolo promontorio proprio di fianco al porto, rimaneggiata dai normanni e dagli svevi e poi ricostruita dagli aragonesi tra il XIV ed il XV secolo.
Nella piazzetta antistante il complesso sorge la chiesetta del Rosario, con un portale cinquecentesco, mentre alle spalle svetta la Chiesa Madre.
Chi non è automunito può eventualmente prendere in considerazione un tour da San Vito Lo Capo.
Prevede la visita alla Riserva dello Zingaro e ai Faraglioni di Scopello.
La crociera ha una durata di quattro ore, il personale di bordo parla in italiano e durante l’escursione sono previste due soste di circa mezz’ora l’una per nuotare e fare snorkeling.
La prima a Cala Uzzo, nella Riserva dello Zingaro, la seconda nella zona dei Faraglioni proprio di fronte della vecchia tonnara di Scopello.
Lo sapevate che qui è stato girato nel 2001 l’episodio Il senso del tatto della serie TV Il Commissario Montalbano?
Giorno 7 – San Vito lo Capo – Macari
L’ultimo itinerario che vi consigliamo è totalmente dedicato al mare e alle spiagge della Sicilia occidentale.
E non poteva essere altrimenti.
Prima tappa San Vito lo Capo. Si accede alla famosa località balneare tramite un lungo viale rettilineo, fiancheggiato da alte piante di palma.
Il paese, formato da costruzioni dalle facciate bianche e tetti a terrazza, si sviluppa a reticolo, con le strade che sfociano sul lungomare.
La splendida spiaggia di sabbia fine e bianca a forma di mezzaluna, è delimitata a nord dalla marina e dal faro mentre a sud dalla sagoma imponente del Monte Monaco.
Il mare dalle acque cristalline presenta delle meravigliose tonalità color turchese.
Il Santuario di San Vito risale al XIII secolo e sembra una fortezza. Fin dall’antichità fu meta di pellegrinaggio grazie alla fama della chiesa ed i miracoli attribuiti al martire Vito.
Sulla via del ritorno verso Trapani, pochi chilometri a sud di San Vito, abbiamo fatto una sosta di alcune ore a Macari.
La baia di Macari è una insenatura naturale che si sviluppa tra il Monte Cofano e San Vito.
Presenta una spiaggia selvaggia, le cale più conosciute sono quelle di Baia Santa Margherita, dell’Isulidda e Rosa.
La cala del Bue Marino è un luogo spettacolare, nel 2015 è stata premiata da Legambiente come la spiaggia più bella d’Italia.
Oltre a numerosi bagnanti, la spiaggia di ciottoli attira numerosi curiosi al tramonto, quando si possono catturare degli scatti accattivanti.
Il nostro itinerario di 7 giorni alla scoperta della Sicilia occidentale, termina qui.
Come vi abbiamo già accennato era impossibile inserire tutti i luoghi di interesse in un’unica vacanza.
Sarebbe stato impossibile dedicare i tempi corretti alle visite.