Cosa vedere in Salento, terra di esperienze autentiche
Il Salento è una regione storica della Puglia ed è una destinazione ideale per chi vuole trascorrere una vacanza di tipo esperienziale.
L’abbiamo fatto anche noi.
Vivere il Salento infatti significa calarsi nella vita di tutti i giorni scandita dal lavoro nei campi, significa fermarsi nelle piazze dei paesi a parlare con gli anziani e superare la loro diffidenza.
Visitare il Salento significa entrare nei caseifici a conduzione famigliare e assaggiare i prodotti genuini, significa andare in un frantoio e farsi raccontare com’è complicato produrre olio nei tempi della xylella fastidiosa.
Rispettare il Salento significa fare visita ai piccoli mercati alimentari, come quelli gestiti dalle filiere di Salento Km0 e Opera Seme. Si tratta di progetti di agricoltura etica, sostenibile e solidale, che vanno promossi e valorizzati.
Dal mare Adriatico allo Jonio, passando per la campagna salentina, spuntano dal nulla incantevoli borghi ricchi di storia e fascino, con le caratteristiche abitazioni in pietra leccese.
Il mare e l’entroterra sono un paradiso per chi predilige le vacanze attive, con i cammini, il trekking, le passeggiate in bicicletta e gli sport in mare aperto, come la vela e il windsurf.
Una vacanza nel Salento infine non può prescindere dalla partecipazione a sagre e feste paesane, segnate dai riti religiosi e dai ritmi travolgenti della pizzica.
In questo articolo vi portiamo alla scoperta di alcuni dei luoghi da vedere nel Salento, tra borghi pittoreschi, parchi naturali, mare e paesaggi.
I nostri luoghi del cuore.
Indice
- Salento, dove si trova
- Come muoversi
- Cosa vedere in Salento, borghi e città
- Cosa vedere in Salento, parchi, paesaggi e aree naturali
Salento, dove si trova
I geografi hanno individuato una “soglia messapica” tra il punto più interno del golfo di Taranto e il borgo di Ostuni.
Tutta l’area che si trova a sud di questa linea immaginaria, tra l’Adriatico e lo Jonio, fino alla punta estrema di Santa Maria di Leuca, è il Salento.
La penisola salentina si estende per circa 140 chilometri in lunghezza ed ha una larghezza che varia tra i 30 e 50 chilometri.
Come muoversi in Salento
Come vi abbiamo illustrato nell’articolo dedicato al nostro itinerario in Salento, l’utilizzo di un mezzo proprio o a noleggio è fondamentale per muoversi in completa autonomia.
Rispettando i ritmi più consoni al proprio modo di viaggiare e dedicando i tempi corretti alle visite.
Noi abbiamo noleggiato un’auto già da casa con DiscoverCars, con ritiro e consegna all’aeroporto di Brindisi.
Siccome fino a una settimana prima della partenza non eravamo sicuri di poterci muovere da casa a causa delle restrizioni Covid, la formula con la “cancellazione gratuita” ci aveva protetti e rasserenati.
Per la cronaca il secondo lockdown del 2020 scattò puntuale una settimana dopo il nostro rientro in Friuli.
Cosa vedere in Salento, borghi e città
Il nostro tour si è sviluppato in senso orario, incominciato a Lecce e terminato dopo otto giorni sul lato opposto della penisola, a Manduria.
Ovviamente i giorni a disposizione erano quelli che erano e come in tutti i viaggi itineranti si è costretti a fare delle scelte, tralasciando località che avrebbero meritato la nostra attenzione.
Pensiamo per esempio a Borgagne, Maglie, Ugento, Nardò e Copertino.
In questo articolo infine non entreremo nel dettaglio di alcune tra le più belle spiagge del Salento (secondo noi), a cui abbiamo riservato un articolo specifico.
Si tratta di Torre dell’Orso, Alimini, Porto Badisco, Pescoluse, Punta Pizzo e infine Punta Prosciutto.
Lo potete già consultare cliccando sul link.
Lecce
La nostra vacanza in Salento non poteva iniziare meglio.
Volevamo incominciare da quella che metaforicamente viene definita come la porta di accesso alla regione, Lecce.
Gli amici e i conoscenti che l’avevano già visitata ce ne avevano parlato bene. Siamo quindi andati con certe aspettative, ma la città ha saputo regalarci delle sensazioni inaspettate.
Lecce è l’erede di un antico nucleo messapico situato nei pressi dell’abitato romano di Lupiae, chiamato anche Licea.
Per circa 500 anni fece parte dell’Impero Romano d’Oriente, ma dopo il Mille entrò nella sfera di influenza dei Normanni, degli Svevi ed infine degli Angioini.
Al termine di questi quattro secoli venne assorbita dalla Corona d’Aragona.
Ed è proprio durante la dominazione spagnola che la città conobbe il suo momento di massimo splendore a livello culturale, commerciale ed economico.
Alla visita del capoluogo abbiamo dedicato un’intera giornata e l’abbiamo riassunta nell’articolo dedicato a cosa vedere a Lecce in un giorno.
Melendugno
Melendugno è stata la nostra base logistica per le prime tre notti. Abbiamo infatti alloggiato al B&B Giardino dei Suoni.
Si tratta di una piccola struttura ricettiva a conduzione famigliare, situata in posizione strategica per raggiungere sia le spiagge della costa adriatica sia per esplorare l’entroterra.
La casa ha un bellissimo giardino con aree relax, camere con bagno privato e una cucina condivisa spaziosa.
Il vero valore aggiunto all’esperienza però è rappresentato dal senso di ospitalità di Claudia e Salvatore, sempre disponibili a condividere le loro conoscenze del territorio e ispirare le nostre giornate.
Il toponimo Melendugno deriva dal latino “mele duco” e si fregia dell’appellativo di “Città del Miele”, l’unica della Puglia.
La cittadina è situata a una ventina di chilometri a sud-est di Lecce ed è immersa in un paesaggio costellato da antiche masserie, testimoni della vocazione rurale del territorio.
Nel centro dell’abitato, tra costruzioni con il caratteristico tetto a terrazza, risalta il Castello d’Amely.
Il palazzo baronale, con la caratteristica pianta a forma di stella a quattro punte, fu costruito nel XVI secolo per volere dei Paladini, baroni di Melendugno.
Aveva principalmente scopi difensivi e veniva utilizzato come torre di avvistamento durante le incursioni degli ottomani.
L’abbazia di San Niceta invece è uno degli edifici più importanti della cittadina e si trova nei pressi del camposanto, quindi in posizione defilata rispetto al centro storico.
Probabilmente è stata edificata nel 1167 in età normanna, anche se non ci sono testimonianze certe in tal senso.
Si tratta di un edificio essenziale, con una facciata spoglia e un interno che ospita diversi affreschi interessanti.
Acaya
Il minuscolo borgo di Acaya, situato nel comune di Vernole, è uno dei paesi più pittoreschi del Salento e dista una manciata di chilometri da Lecce.
È uno dei rari esempi di cittadina fortificata dell’Italia meridionale del Cinquecento.
Fu realizzato su progetto dell’architetto Gian Giacomo dell’Acaya, feudatario di Segine, alla quale cambiò successivamente il nome con quello del suo casato.
Nel 1535 fu terminata la costruzione delle opere difensive e successivamente furono completate la chiesa e il convento di Sant’Antonio, destinato ai Frati Minori.
La cinta muraria in pietra leccese fu riadattata e rinforzata con dei bastioni angolari.
Anche la porta ornamentale fu realizzata nel 1535, è dedicata a Sant’Oronzo e costituisce l’ingresso principale al borgo.
Acaya è uno di quei luoghi dove sembra che il tempo si sia fermato.
Vi consigliamo di passeggiare per i vicoli a maglia ortogonale, lastricati con lastre in pietra.
Al termine della visita vi potete ritagliare un momento di relax gustando un aperitivo nel pub di Largo Castello, oppure provare i piatti tipici della cucina salentina da Nonno Pici.
Otranto
Otranto, grazie alla sua conformazione, è uno di quei posti che piacciono a primo impatto.
Uno di quei luoghi in cui ci si trova a proprio agio appena arrivati.
Il centro storico è sezionato da stretti vicoli lastricati con piastrelle in pietra su cui si affacciano senza soluzione di continuità negozi di souvenir, prodotti locali, bar e ristoranti.
Il lungomare, di straordinaria eleganza, è delimitato da una raffinata balaustra in pietra e illuminato da lampioni in ferro lavorato.
Affacciatevi dal parapetto e ammirate lo splendido panorama sulla marina.
La flotta turca inviata da Maometto II comparve all’orizzonte il 28 luglio del 1480. L’obiettivo era un altro ma la tempesta l’aveva convogliata sulla città più ad oriente d’Italia.
L’assedio degli ottomani durò diverse settimane, ma la tenace resistenza degli abitanti del luogo non si piegò agli invasori.
La gente si rifiutò di convertirsi all’Islam e fu massacrata sul colle della Minerva due giorni dopo la capitolazione. Sono conosciuti come gli 800 martiri di Otranto.
L’8 settembre dell’anno successivo i turchi si arresero ad Alfonso d’Aragona. Poco dopo gli spagnoli iniziarono a costruire le possenti mura che avvolgono la città vecchia.
Vennero rinforzate nel XVI secolo dai reali spagnoli e parzialmente manomesse dalle truppe di Napoleone a inizio Ottocento.
La Porta Alfonsina è il principale accesso alla città vecchia e il nome ricorda chi la fece costruire. Ha la particolare forma a due torri circolari compenetrate.
La Cattedrale, dedicata a Santa Maria Annunziata, risale al periodo della dominazione normanna.
È l’edificio religioso più grande della regione per dimensioni e viene considerata come una delle più alte espressioni del romanico pugliese.
Fu aperta al culto nel 1088 e sul pavimento interno, conserva l’unico mosaico a tema religioso superstite nell’Italia del Sud.
Venne realizzato nel 1163 a tessere policrome e si estende su tutta la superficie della chiesa sotto forma di tre composizioni allegoriche: il Vecchio Testamento, i Vangeli Apocrifi e infine i cicli cavallereschi.
Dopo le devastazioni perpetrate dai turchi nel 1480, furono edificati l’elegante rosone centrale e lo splendido portale barocco. L’interno invece è a tre navate scandite da 12 archi.
Il Castello è l’altra opera difensiva che gli aragonesi fecero erigere a fine Quattrocento. Ha pianta pentagonale con tre torrioni cilindrici e due bastioni a punta di lancia, dalla sommità si può ammirare uno splendido panorama sulla città.
Prima di lasciare la cittadina non dimenticatevi di dare un’occhiata alla Torre Matta. Si tratta di una costruzione rinvenuta in un bastione del castello da pochi anni, adiacente al porto, anch’essa edificata dopo l’attacco degli ottomani.
Al giorno d’oggi gli affascinanti spazi interni, sapientemente illuminati, ospitano mostre e convegni.
Dopo aver trascorso i primi giorni nei dintorni di Lecce, siamo scesi a sud e abbiamo fissato la nostra base logistica a Tricase.
Abbiamo alloggiato nel B&B Casa Probo.
Si trova nel centro storico della cittadina, in una posizione defilata rispetto alle principali e trafficate vie di comunicazione.
La struttura è ricavata in una dimora perfettamente ristrutturata, con il recupero della volta e delle pareti con la caratteristica pietra leccese.
È il posto ideale per visitare tutta la zona meridionale della penisola salentina, compresi alcuni dei borghi più belli del Salento: Specchia e Presicce.
Gagliano del Capo
Pochi chilometri prima di arrivare a Santa Maria di Leuca, abbiamo fatto una breve deviazione dalla strada costiera e siamo arrivati nel paesino di Gagliano del Capo.
Appena fuori paese, lasciata l’auto in un piccolo parcheggio delimitato da un muretto a secco, abbiamo intrapreso il famoso Sentiero del Ciolo.
Il tracciato a gradoni è ricoperto di sassi, pietrisco e spuntoni di roccia e quindi durante la percorrenza è richiesta una certa attenzione.
Nei tratti più esposti è delimitato da una staccionata in legno.
In poche decine di minuti si raggiunge il livello del mare. Una splendida caletta è incastonata come una gemma tra alte pareti di roccia a strapiombo sul mare.
Le due sporgenze sono unite dal Ponte del Ciolo, su cui scorre la strada costiera.
Durante la risalita vi consigliamo di fare delle soste per prendere fiato e per ammirare il panorama che vi circonda.
Ripresa l’auto ci siamo spostati dall’altra parte del paese e abbiamo fatto visita al Frantoio Forestaforte.
Il complesso è situato in uno splendido edificio con il tetto a terrazza lungo la strada panoramica che collega Gagliano del Capo con Santa Maria di Leuca.
Superato il portone d’ingresso si lascia l’auto nell’ampio parcheggio. La struttura è delimitata da un tradizionale muretto a secco.
Il legame tra la famiglia Melacarne, proprietaria del marchio, e la produzione dell’olio è documentato in atti notarili risalenti agli anni 1583, 1584 e 1587, che ne certificava la vocazione di olivicoltori.
I documenti inoltre testimoniano la proprietà di alcuni poderi.
Nel Novecento la famiglia intraprese anche l’attività di frantoiani, iniziando a operare con un frantoio di tipo tradizionale, a presse, per poi evolversi fino a installare un impianto di ultima generazione.
Durante la visita abbiamo appreso interessanti nozioni sulle varietà di olive coltivate (ogliarola, cellina, leccino), informazioni sulla filiera produttiva, per terminare con la degustazione di alcuni prodotti.
Specchia
Il borgo di Specchia è uno di quei posti che in un primo momento danno la sensazione di essere sonnacchiosi, invece custodisce alcuni gioielli architettonici.
Il nome del paese deriva con ogni probabilità dal termine salentino “specchia” che significa cumulo di sassi di forma conica, utilizzati dai Messapi nelle costruzioni difensive.
I Messapi rappresentavano una delle tribù iapigie, formate da una popolazione indoeuropea di provenienza illirica, che nell’antichità classica occupava l’attuale Salento.
Il cuore di Specchia è rappresentato da Piazza del Popolo e da via Umberto I, pavimentata con lastre rettangolari in pietra, lungo la quale si affacciano diversi edifici interessanti.
Se venite qui nel tardo pomeriggio, noterete che i raggi del sole lambendo da tre quarti le facciate, conferendogli un aspetto dorato.
Il Palazzo Protonobilissimo Risolo è stato edificato nel Cinquecento e modificato più volte nei secoli successivi.
Fu residenza di numerose famiglie nobiliari, tra cui appunto quella da cui prende il nome.
Sopra il portone d’ingresso in bugnato sono ben visibili le statue di Desiderio Protonobilissimo, principe di Muro Leccese, e della moglie Margherita Trane, detentrice del feudo di Specchia.
Successivamente il complesso è appartenuto ai Risolo fino agli anni Ottanta, prima che un’ala dell’edificio diventasse di proprietà del comune.
Sull’altro lato di Piazza del Popolo sorge la Chiesa Matrice. Costruita tra il 1500 e il 1600, ha subito numerosi rifacimenti nei secoli successivi.
Se avete ancora del tempo vi consigliamo di visitare i frantoi ipogei. Sono una caratteristica del Salento e sono stati edificati tra il XV e il XIX secolo, ricavati in banchi tufacei o pietra leccese.
Venivano realizzati sotto terra per separare agevolmente l’acqua di sentina dall’olio d’oliva, grazie alla temperatura costante che si aggirava sui 20°C.
Presicce
Presicce con il suo caratteristico centro storico, pavimentato da piastrelle in pietra, è uno di quei luoghi in cui abbiamo lasciato il cuore.
Non per niente fa parte della lista dei Borghi più Belli d’Italia.
Il Palazzo Ducale si affaccia su Piazza del Popolo. Lo slargo di forma rettangolare è abbellito da fioraie intervallate da panchine metalliche.
L’originario maniero di epoca normanna fu più volte rimaneggiato tra il 1500 e il 1700, e oggi si presenta ingentilito da fregi, cornici e archi.
All’interno la grande sala di rappresentanza e il cortile rivisitato in stile barocco, con l’imponente scalinata coperta.
Ma il vero gioiello dell’edificio è rappresentato dai giardini pensili, costruiti nel 1630 su volere della principessa Maria Cyto Moles, ricavati dal terrapieno del vecchio castello normanno.
Il giardino ospita colture tipiche del bacino del Mediterraneo, come piante di mandarini, aranci, melograni e nespole.
All’interno del palazzo infine c’è la sede del Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari, una interessante raccolta espositiva di strumenti e oggetti legati al lavoro nei campi.
A quattro passi dal Palazzo Ducale sorge la splendida piazzetta Villani, su cui si affaccia la Chiesa Matrice dalla bellissima facciata.
Al centro della piazza si eleva la colonna di Sant’Andrea, di cui non si hanno testimonianze certe.
Si dice infatti che Francesco Bartilotti, principe di Castellaneta, dopo essere convolato a nozze con Maria Cyto Moles, baronessa di Salve, si trasferì a Presicce nel 1615.
Assieme alla moglie e al figlioletto Andrea presero dimora nel castello, dove viveva ancora il padre della baronessa.
Un anno dopo il piccolo Andrea morì. Il triste evento indusse il principe a erigere una colonna votiva in onore di Sant’Andrea Apostolo, in memoria del figlio.
Se la osservate attentamente noterete che sul lato meridionale c’è lo stemma della famiglia Bartilotti, mentre in quello opposto c’è un stemma araldico di difficile individuazione.
Di fianco alla statua abbiamo trovato il nostro angolo di paradiso alla Trattoria Salento Curti Vecchi.
Ad essere sinceri siamo capitati qui un po’ per caso, dopo aver esplorato con calma il centro storico.
L’ambiente famigliare e il senso di accoglienza e ospitalità ci hanno fatti sentire come fossimo a casa nostra.
Durante la sosta i proprietari ci hanno accompagnati in un vero e proprio viaggio sensoriale alla scoperta dei sapori del Salento.
Presicce infine fa parte dell’associazione nazionale Città dell’Olio, grazie al suo ottimo olio extravergine d’oliva.
La cittadina è famosa per gli antichi frantoi ipogei, tradizionali esempi di archeologia industriale che arricchiscono il centro storico.
Santa Maria di Leuca
Santa Maria di Leuca è una graziosa cittadina situata all’estremità meridionale del Salento ed è racchiusa tra due promontori, Punta Meliso a oriente e Punta Ristola ad occidente.
Anche se la maggior parte di noi la conosciamo dai libri di scuola con il nome di Santa Maria di Leuca, in realtà ha anche altri due toponimi: Leuca e Marina di Leuca.
Leuca deriva dal greco léfkos, che significa bianco, e dando un’occhiata al colore di ville e costruzioni capirete subito il perché gli antichi Greci gli affibbiarono questo toponimo.
Marina di Leuca invece è presente negli atti ufficiali successivi all’istituzione di Leuca come frazione del comune di Castrignano del Capo.
Per gli antichi romani invece era De Finibus Terrae, il confine dei loro possedimenti oltre i quali c’erano solo il mare e le province. Con l’arrivo dei primi cristiani divenne Santa Maria di Leuca, l’area che ospita il Santuario e il faro.
La visita di Leuca non può che iniziare da qui.
Il Santuario è situato sul promontorio di Punta Meliso dove nell’antichità sorgeva un tempio pagano. La leggenda narra che l’apostolo Pietro, in viaggio verso Roma, si fermò qui e evangelizzò il luogo e la gente.
L’edificio fu ricostruito più volte a seguito delle persecuzioni perpetrate dagli imperatori Diocleziano e Galeri ai cristiani, e venne consacrato nel 343 per opera di Papa Giulio I.
L’ultimo rifacimento è datato XVIII secolo ed è quello che ha dato le forme attuali alla chiesa. Nei secoli è diventata una delle mete di pellegrinaggio più importanti dell’Italia meridionale.
A poche decine di metri dalla basilica si innalza il faro, uno dei più importanti d’Italia grazie alla sua posizione geografica.
La scalinata monumentale invece collega il piazzale del Santuario con il porto turistico di Leuca. Di fianco alle due rampe di scale scorre una cascata ornamentale, che viene aperta solo in determinate giornate durante l’estate.
L’evento altamente scenografico richiama sempre moltissimi turisti che soggiornano qui e nelle zone limitrofe.
La visita di Santa Maria di Leuca non può terminare senza una passeggiata rilassante sullo splendido lungomare Cristoforo Colombo, delimitato da un parapetto in pietra verso la spiaggia e da alte piante di palma verso l’interno.
Per gli ultimi giorni da trascorrere nel Salento abbiamo fissato la nostra dimora nella cittadina di Manduria.
Abbiamo alloggiato al B&B La Creta.
La struttura si trova a un tiro di schioppo dal centro storico della cittadina, in una palazzina di recente costruzione.
È dotata di camere con bagno privato, un’ampia cucina e un balcone dove concedersi dei momenti di relax gustando un buon bicchiere di Primitivo.
Manduria
La città fu fondata nell’antichità dai messapi, ma risorse alla fine del XI secolo per opera dei normanni, quando fu chiamata con il toponimo di Casalnuovo.
Solo nel 1789 riprese il nome dell’antica città messapica, dalla triplice cerchia di mura megalitiche, che resistette prima ai tarantini e poi anche ad Annibale.
È situata sulle Murge tarantine.
Manduria è uno di quei luoghi da visitare con lo sguardo rivolto all’insù, per scoprire i particolari architettonici di chiese e palazzi storici.
Il Duomo è di origine romanica, nella facciata tripartita ci sono tre portali rinascimentali di cui quello mediano è opera di Raimondo da Francavilla del 1532.
Di fronte al Duomo, un arco segna l’ingresso al ghetto ebraico, conservato integralmente con le case senza finestre.
Nella centrale Piazza Garibaldi sorge il Palazzo Imperiali del 1719, dal grande portale e dalla balconata a mensoloni con ringhiera in ferro.
La chiesa Matrice della SS. Trinità è di epoca normanna e fu ampliata nel XVI secolo. È uno dei più importanti esempi in stile rinascimentale della Puglia.
Si eleva sopra una cripta ipogea di epoca bizantina, esistente già prima che Ruggiero il Normanno fondasse Casalnuovo.
Notevoli sono la cappella dedicata al SS. Sacramento e quella di San Gregorio Magno, realizzata a partire dal 1788.
Sotto il presbiterio c’è una cappella ipogea dedicata alla Madonna di Loreto, nella quale recenti scavi hanno portato alla luce un sepolcreto di epoca antica.
Palazzo Corcioli Giannuzzi prende il nome dall’omonima famiglia, che ne commissionò la costruzione nel XVI secolo.
La dimora è conosciuta anche come il Tuguriu, perché negli anni Trenta del Novecento fu utilizzata come scuola pubblica, divenendo un posto angusto e trascurato.
Di grande pregio è il portale d’ingresso, realizzato in pietra leccese e sormontato dallo stemma della famiglia.
Nell’atrio interno, adornato con meravigliosi vasi di fiori, spicca la balconata rinascimentale che sporge al primo piano.
La conoscenza di Manduria non può considerarsi completa se non si visita la Cantina dei Produttori Vini di Manduria.
L’attività si prenota telefonicamente, ha una durata di un’ora e mezza, comprende la visita al Museo della Civiltà del Vino e la degustazione di quattro varietà di Primitivo.
La città di Manduria è la capofila di 18 comuni nei quali viene prodotto il Primitivo DOC.
Si tratta di un vitigno autoctono a bacca rossa, da cui si ricava un vino dal sapore fruttato e si chiama così perché ha una maturazione precoce.
Nel corso degli anni è diventato quello che noi abbiamo definito “l’oro rosso di Manduria”, uno dei principali volani economici della città.
Gallipoli
Se Otranto, con la sua tranquillità, ci ha messi immediatamente a nostro agio, non possiamo dire lo stesso di Gallipoli.
Probabilmente siamo arrivati nel giorno e nel momento sbagliato.
Code interminabili di auto lungo Corso Roma, l’arteria principale che conduce al centro storico. Un pullulare di gente lungo i marciapiedi,
Detto questo, Gallipoli è situata in una posizione incantevole all’estremità di una piccola penisola che si protende nel Mar Jonio, collegata con la terraferma dal ponte Papa Giovanni Paolo II.
L’isoletta è formata da una manciata di costruzioni bianche di calce con i tetti a terrazza, percorsa da un groviglio di stretti vicoli.
Già da lontano è ben visibile la sagoma del Castello, situato subito dopo il ponte, proprio all’ingresso del centro storico.
Fu edificato dagli Angioini per scopi difensivi, ha una pianta quadrata con dei torrioni cilindrici ai lati.
Aveva l’obiettivo di proteggere il porto, principale via di comunicazione e commerciale della città. Ancora oggi la marina è gremita dalle imbarcazioni dei pescatori.
La cattedrale invece è dedicata al culto di Santa Agata. L’edificio risale al Seicento e riprende i modi architettonici del tardo barocco leccese.
Una visita a Gallipoli non può prescindere da una passeggiata sulla Riviera. Assume nomi diversi e costeggia il fianco interno delle mura, offrendo splendide viste sul mare.
Sul passeggio si affacciano diversi edifici religiosi, tra cui San Domenico, San Francesco d’Assisi e la chiesa della Purità, rivestita all’interno da un ciclo di dipinti sull’Antico e Nuovo Testamento, opera in buona parte di Liborio Riccio di Muro.
Cosa vedere in Salento, parchi, paesaggi e aree naturali
Il paesaggio
A livello paesaggistico, il Salento, viene spesso descritto in maniera del tutto superficiale.
Una lunga serie di spiagge di sabbia bianca e un mare dalle tonalità turchesi e cristalline. Così dicono.
Invece non è così. Anzi, per meglio dire, è anche così ma non solo.
Il Salento infatti è molto di più.
La regione presenta un paesaggio che offre un colpo d’occhio suggestivo e affascinante. Proprio per questo motivo vi consigliamo di deviare ogni tanto dalle arterie principali e di addentrarvi lungo stradine secondarie.
La percorrenza non è sempre semplice, ve lo diciamo subito, ma avrete la possibilità di penetrare nel “cuore” di questa terra.
Lungo la costa rocciosa e frastagliata, a tratti aspra e selvaggia, crescono erbe spontanee e la classica vegetazione sempreverde della macchia mediterranea, come il lentisco, il corbezzolo, il salvione giallo, il cisto di Montpellier, il timo e il rosmarino.
Boschi di aghifoglie di varie specie, tra cui il pino domestico, marittimo e quello di Aleppo, cingono in un abbraccio protettivo i litorali.
Il pino di Aleppo raggiunge i 20 metri di altezza e i 200 anni di età ed è originario del Medio Oriente, anche se ormai si trova facilmente in tutto il bacino del Mediterraneo.
Il paesaggio interno invece ha un profilo ondulato, con la roccia bianca di calcare che affiora dalla terra rossastra ricca di minerali.
Le proprietà rurali sono divise dai classici muretti in pietra a secco, che a livello paesaggistico caratterizzano l’aspetto dell’entroterra.
Non sempre sono mantenuti in buono stato, alcuni necessiterebbero di manutenzione, dando a prima vista un’impressione di trascuratezza, di decadenza.
I terreni si differenziano tra quelli destinati alla coltivazione di ulivi e alberi da frutto e quelli dedicati al pascolo o alla produzione di ortaggi, per esempio i carciofi.
Qua e là sbucano dal nulla masserie e pajare.
Le masserie nascono nel Medioevo come evoluzione delle ville romane ed erano i luoghi dove vivevano e lavoravano le famiglie contadine, i massari appunto, al servizio del signore feudatario.
Negli ultimi anni diverse masserie sono state riqualificate e convertite in strutture ricettive di pregio, mantenendo la loro autenticità pur con tutti i comfort moderni.
Le pajare invece sono delle costruzioni rurali realizzate con la tecnica del muro a secco o dei blocchi in pietra, utilizzate dai contadini come luoghi di riposo durante le faticose giornate di lavoro nei campi.
Parchi
Parco Naturale Porto Selvaggio
Il Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, questo è il nome completo, si estende lungo la costa ionica in comune di Nardò.
Indicativamente tra Torre Uluzzo a nord e Torre dell’Alto a sud.
Fu costituito grazie a una legge regionale del 2006 e ha una superficie di 1.122 ettari, suddivisa tra pineta e costa alta.
Visitare il parco è una di quelle esperienze che consigliamo a tutti quelli che si apprestano a pianificare un viaggio in Salento.
Noi siamo rimasti talmente entusiasti che ci siamo stati due volte, trascorrendo due splendide mezze giornate.
Abbiamo raccolto le nostre impressioni in un articolo specifico, oltre ad una serie di informazioni pratiche e consigli utili per organizzare la visita a Porto Selvaggio.
Lo potete leggere cliccando sul link.
Parco Naturale regionale Isola di Sant’Andrea e litorale di Punta Pizzo
Il Parco Isola di Sant’Andrea e litorale di Punta Pizzo si sviluppa nel comune di Gallipoli e copre una superficie di circa 700 ettari.
La fascia costiera è un complesso puzzle formato da tratti di spiaggia, steppa mediterranea e ambienti umidi.
Questa varietà garantisce la presenza di diverse specie di flora, che vanno dall’immancabile macchia mediterranea alla vegetazione erbacea interna, tra cui spiccano fiori di orchidea selvatica, calendule e cardi.
Noi siamo arrivati nel parco provenienti da sud, precisamente da Marina di Mancaversa. Lasciate alle spalle le ultime ville e residence del paese ci siamo addentarti in una stradina secondaria, stretta e diritta.
Sulla sinistra del senso di marcia è ben visibile l’azzurro del mare, sulla destra invece una sconfinata prateria verdeggiante ricoperta da alcuni spuntoni di roccia bianca.
Dopo alcuni minuti si è costretti ad abbandonare la strada principale e svoltare a destra. La strada infatti si inoltra nella proprietà privata della masseria Pizzo e la percorrenza è consentita solo agli ospiti della struttura ricettiva.
Lasciata l’auto ai bordi della strada poco dopo lo svincolo, ci siamo addentrati a piedi nel parco in direzione del mare.
Lungo i sentieri in terra rossastra sono ben segnalati dei circuiti da percorrere in mountain bike.
La vegetazione è bassa, ci si muove a zig zag tra arbusti di corbezzolo, alaterno, lentisco, mirto, timo, erica e ginestra spinosa. L’aria invece è inebriata dal profumo intenso del rosmarino.
Siamo in ottobre inoltrato e nel parco non c’è anima viva. Solo più tardi incroceremo un uomo intento a pescare.
Al termine della camminata abbiamo ripreso la macchina e ci siamo spostati a Lido Pizzo.
Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio a forma circolare davanti ad un stabilimento balneare, ci siamo incamminati lungo la spiaggia di Punta Pizzo.
La sabbia è biancastra e forma uno splendido contrasto cromatico con l’azzurro del mare e il verde delle piante.
Sullo sfondo l’isola di Sant’Andrea e le costruzioni chiare di Gallipoli.
La nostra camminata è proseguita fino a Torre Pizzo, ma non ci siamo spinti oltre perché il fondo roccioso era impervio.
Ritornati sui nostri passi abbiamo camminato fino alle zone umide delle paludi dei Foggi. Si tratta di un ecosistema particolare, efficiente e biologicamente produttivo, che garantisce vita alle specie di insetti, uccelli e anfibi.
Aree naturali
Roca Vecchia e Grotta della Poesia
Sull’isolotto antistante la penisola di Roca Vecchia, sono ben visibili i resti della torre di guardia realizzata nel 1568 per volere del viceré spagnolo Parafan de Ribera, su disegno dell’ingegnere Giovanni Tommaso Scala.
Ha forma tronco piramidale, con lato interno di 5 metri e rimase in uso per circa due secoli.
Il piano terra ospita una grande cisterna per la raccolta d’acqua, il primo piano invece è composto da un vano abitabile. La volta di copertura infine risulta parzialmente crollata nell’angolo nord-est.
Dell’area archeologica di Roca Vecchia fa parte anche la Grotta della Poesia, scoperta nel 1983 dal prof. Cosimo Pagliara.
La grotta di origine naturale si apre a sud dell’insenatura meridionale del promontorio, lungo la falesia rocciosa, e presenta una caratteristica pianta ellittica.
In passato ha rappresentato un luogo di culto pagano legato al Dio Thaotor Audirahas, guaritore delle malattie.
La Grotta della Poesia è stata inserita da National Geographic tra le 10 piscine naturali più belle del mondo.
Si può lasciare l’auto poco più avanti, in un parcheggio custodito situato sul lato opposto della strada.
Dopo aver pagato il biglietto d’ingresso nell’apposito chiosco si prosegue lungo un vialetto in ghiaino, che conduce fino alle falesie.
Quando siamo stati noi la balneazione all’interno della grotta era ancora consentita, ora invece non più a causa della continua erosione delle pareti rocciose.
La Cava di Bauxite di Orte
La zona di Orte presenta una natura ancora incontaminata.
Si trova a soli dieci minuti di strada dal centro storico di Otranto e nelle vicinanze c’è il laghetto della cava di bauxite.
Secondo noi è uno dei luoghi da inserire nella lista delle cose da vedere in Salento.
Lasciata l’auto in un ampio parcheggio ci si incammina per una stradina di campagna.
Dopo un centinaio di metri si svolta a destra, si imbocca un sentiero in terra rossa e in un paio di minuti si giunge a destinazione.
Il giacimento di bauxite fu scoperto negli anni Quaranta, grazie al ritrovamento casuale di un grosso minerale da parte di uno studente del prof. Liborio Salomi, docente di Storia Naturale in un istituto tecnico di Lecce.
La cava è rimasta in funzione fino al 1976, quando fu definitivamente chiusa. Il minerale estratto veniva lavato e imbarcato alla volta del porto di Marghera, nei pressi di Venezia.
La bauxite è la materia prima da cui si ricava l’alluminio, ma trova anche altri impieghi, tra cui la preparazione di abrasivi e colori.
La presenza di una falda ha dato vita ad uno specchio di acqua dolce perenne, dal colore verde smeraldo che si unisce in uno spettacolare mix cromatico con il rosso ruggine dei calanchi scavati dalle piogge.