Cosa vedere a Valencia in 3 giorni, itinerari con mappe
Le cose che nascono per caso regalano spesso delle piacevoli sorprese. Per noi Valencia è stata una di queste.
Avevamo organizzato il viaggio a Valencia approfittando di una irrinunciabile tariffa invernale di Ryanair da Treviso.
Il periodo non era certamente dei più indicati, fine gennaio, ma le gradevoli condizioni atmosferiche ci hanno regalato delle giornate ideali per scoprire la città.
Nel caso andiate durante la bella stagione, allora vi consigliamo di visitare anche altre attrazioni, come il Bioparc, le spiagge di Cabanyal e Malvarrosa e di fare un’escursione al Parco Naturale dell’Albufera.
In questo articolo vi forniamo comunque alcuni spunti e idee su cosa vedere a Valencia in 3 giorni. Poi in base ai vostri gusti potete modificare e/o implementare facilmente il tour in corso d’opera.
Articolo aggiornato il 2 gennaio 2022.
Indice
Cosa vedere a Valencia in 3 giorni
In fase di programmazione del viaggio a Valencia avevamo strutturato il nostro itinerario per specifiche zone della città, onde evitare inutili perdite di tempo nei trasferimenti da una parte all’altra.
Unico punto fermo la visita alla Ciutat Vella di domenica, dato che l’ingresso alla maggior parte dei monumenti era gratuito.
Qui di seguito trovate le nostre impressioni trascritte così come le avevamo annotate live sul quaderno degli appunti, con alcuni verbi coniugati al presente.
Cosa vedere a Valencia, Giorno 1
Valencia fu fondata dai Romani nel II secolo a.C. e la chiamarono Valentia Edetanorum.
All’inizio del V secolo i Visigoti invasero la penisola iberica e si impadronirono della città fino al 711, quando furono cacciati dagli Arabi che la chiamarono Balansiya.
Tra alterne vicende la città rimase sotto la dominazione dei mori fino al 1238, quando cadde definitivamente nelle mani del Re Giacomo I d’Aragona. Entrò così a far parte dei suoi possedimenti.
Jardines del Turia – Itinerario n°1
Sbrigate in pochi minuti le pratiche di check-in dall’efficiente servizio reception dell’hotel Eurostars Rey Don Jaime, ci tuffiamo carichi di adrenalina nella visita della città.
Da una prima e superficiale impressione i quartieri di Algiros, Unión e Barrio Amistat che si sviluppano a nord della struttura che ci ospita sono di recente costruzione, anni Ottanta – Novanta o giù di lì.
A livello planimetrico invece sono stati progettati con la classica pianta a reticolo, anche se le cuadras non sono regolari come nella maggior parte delle città del Sud America.
Le palazzine sono per lo più tinteggiate con colori caldi (rosso, giallo ocra, giallo antico, marrone) mentre i terrazzi sono riparati dai raggi del sole da tende di tessuto verde.
Passeggiamo lungo Paseo de Alameda tra aranci rigogliosi e ricolmi di frutti.
Superato il moderno edificio a forma di parallelepipedo che ospita il Palau de la Música, grazie ad una scala in pietra scendiamo in quello che una volta era il letto del fiume Turia.
Era il 1957 quando le acque esondarono e provocarono morte e distruzione in diversi quartieri della città.
In seguito a quel tragico evento, la municipalità e lo stato centrale decisero di comune accordo di attuare quella che fu chiamata la Solución Sur e il corso del fiume fu deviato prima dell’ingresso in città.
Oggi invece l’antico alveo è destinato a spazi verdi e luoghi ricreativi ed è chiamato Jardines del Turia.
Camminiamo lungo piccoli sentieri in terra battuta ricavati tra palme, platani, pini marittimi e piante di alloro che emanano un gradevole profumo. Attorno a noi sfrecciano giovani in skateboard, podisti di tutte le età e ciclisti.
Due ragazzi si sono spinti oltre. Hanno steso una fune tra due tronchi d’albero e si cimentano con alterne fortune in esercizi di equilibrismo.
Dopo aver assistito incuriositi all’esibizione dei due ci dirigiamo verso il centro di Valencia, attraversando il caratteristico ponte pedonale in pietra Puente de Aragón.
Le vetrate di un ristorante ci rammentano che siamo già a metà pomeriggio e che è arrivato il momento di goderci una portata di pescado del dìa, accompagnato da un buon calice di vino.
Eixample – Itinerario n°2
Nei pressi di Plaça Porta de la Mar, in un piccolo giardino di nome La Glorieta, due secolari piante di ficus provenienti dall’Australia ci incuriosiscono.
Le grandi radici sinuose ed eleganti si diramano dalla base del tronco formando strette e tortuose rientranze.
Poco più in là, grandi aiuole di ciclamini rossi vivacizzano l’aspetto cromatico dell’ambiente che ci circonda.
Ci muoviamo tra le strade del barrio dell’Eixample, nato all’inizio del secolo scorso come quartiere della borghesia.
Boutique, grandi magazzini, saloni di acconciature, ristoranti, cocktail bar e filiali di istituti bancari si susseguono senza soluzione di continuità.
Arriviamo al Mercado Colón. L’edificio progettato dall’architetto Francisco Mora Berenguer è formato da tre navate in struttura metallica, con centine, archi e pilastri che sostengono il lucernario.
Le due facciate invece sono in muratura ed attirano l’occhio dei passanti per le loro accattivanti decorazioni.
Peccato però che il luogo abbia perso quella che era la sua funzione originale. Tranne che per un paio di rivendite di fiori ed un fornitissimo bancone di gourmet, il mercato offre solo un’ampia scelta di ristorantini, caffetterie, pub e gelaterie.
Qualche centinaio di metri più a nord si trova quella che a nostro avviso è una delle particolarità da vedere a Valencia, il Palacio del Marqués de Dos Aguas.
In passato fu la residenza della nobile famiglia dei Dos Aguas, ricchi mercanti che restaurarono la dimora in modo che rispecchiasse il loro ceto sociale.
Ora invece custodisce una sezione del Museo Nacional de Cerámica y Artes Suntuarias.
Il portone principale è uno degli elementi che attira maggiormente l’attenzione. Lo osserviamo con cura.
La struttura in alabastro scolpito contiene diverse rappresentazioni e ospita in una nicchia la statua della Madonna del Rosario.
Interessanti sono anche le inferriate delle finestre del piano terra e le persiane bianche delle finestre dei piani superiori, che si affacciano su ballatoi in muratura.
Il perimetro esterno dell’edificio è fiancheggiato da un marciapiede ricoperto da lastroni di pietra lucida.
Plaza del Ayuntamiento (o del Municipio) è un po’ l’ombelico del mondo di Valencia. Chi si aggira per il centro storico infatti prima o poi capita da queste parti.
È circondata da bellissimi edifici tra cui il Palacio de Correos y Telégrafos in stile classicista e la Casa Consistorial, al cui interno si trova il Museo Histórico Municipal.
Vista dall’alto la piazza ha la forma di una di quelle casette che impariamo a disegnare in prima elementare: un rettangolo sormontato da un triangolo.
L’area rettangolare è bordata da platani e palme, intervallati da comode panchine in legno che ci offrono l’occasione per un momento di relax.
Alcuni bambini scorrazzano in bici e triciclo sotto gli occhi vigili di nonni e genitori. Sui due lati più lunghi dello slargo ci sono i chioschi dei fiorai. I colori delle piante recise adagiate in secchi metallici attirano la nostra curiosità.
Un fiore in particolare ci colpisce. Ha le foglie color giallo tenue con delle velature di viola. Chiediamo al negoziante la specie e scopriamo che si tratta di cavolo ornamentale.
La Estación del Norte è un luogo in cui sembra che il tempo si sia fermato e noi l’abbiamo amata fin da subito.
L’edificio in stile modernista è stato inaugurato un secolo fa. È una delle stazioni dei treni più belle tra quelle che abbiamo visto in giro per il mondo.
La facciata in muratura è tinteggiata con un giallo che assume tonalità più calde man mano che i raggi del sole la lambiscono da tre quarti.
Sullo spiazzo antistante le persone si muovono come formiche, in un continuo andirivieni. Anziane ambulanti presidiano le loro piccole bancarelle di snack, bevande e biglietti della lotteria.
L’atrio è decorato con ceramiche e mosaici disegnati da Gregorio Muñoz Dueñas.
Le biglietterie in legno, l’orologio, le panchine circolari, i grandi lampadari che pendono dal soffitto, tutto ci riporta indietro nel tempo.
La copertura della navata centrale invece, quella che fornisce riparo ai binari ed alle piattaforme, è di metallo ed ha la forma di arco.
Di fianco alla stazione sorge l’edificio circolare di Plaza de Toros. Le ventanillas delle biglietterie sono ovviamente abbassate, ma sulle bacheche sono esposte le tariffe degli abbonamenti per la stagione 2017, che avrà inizio tra pochi mesi.
Cosa vedere a Valencia, Giorno 2
Ciutat Vella – Itinerario n°3
Dopo aver consumato con tutta calma la colazione in un bar – panificio attiguo all’hotel che ci ospita, siamo pronti per andare alla scoperta della città vecchia.
Nella lingua ufficiale della Comunità Valenciana, il valencià, il centro storico viene chiamato la Ciutat Vella.
Se volete approfondire gli aspetti storico, artistici e culturali della città vecchia allora vi consiglio di partecipare al Tour guidato di Valencia e della Lonja della Seda.
Il giro ha una durata di due ore circa, la guida parla in italiano e la tariffa è veramente conveniente.
Il nostro tour non potrebbe non incominciare da Plaza del Ayuntamiento. Oggi però siamo stati costretti a farlo in quanto l’ultima domenica del mese il centro storico è chiuso al traffico e gli autobus non possono spingersi oltre.
Piazza del Municipio è piena di vita ed è presa d’assalto da variopinte bancarelle di prodotti biologici.
Passiamo in rassegna banchi ricolmi di ogni ben di Dio. Formaggi, frutta, verdura, miele, vino, salse, olio, olive, saponi e cosmetici.
I rivenditori sono molto cortesi e ci invitano ad assaggiare i loro prodotti. Abbiamo ancora in bocca l’aroma del caffè, ma davanti ad una scaglia di formaggio caprino della Murcia non sappiamo resistere e così apriamo le danze di giornata.
Poche centinaia di metri più avanti, nei vicoli angusti che si diramano attorno al Mercado Central (oggi chiuso), si sta svolgendo il mercatino di numismatica e filatelia.
I collezionisti si fermano davanti ai tavoli ed incuriositi si mettono a rovistare tra i cumuli di monetine alla ricerca del pezzo mancante.
La Lonja de la Seda, edificio dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1996, è uno dei massimi esempi del Siglo de Oro, il periodo di massimo splendore della città.
Secondo noi è il luogo di maggior interesse di Valencia.
Durante il XV secolo infatti la città vide crescere la propria importanza in seno alla Corona spagnola e prosperò sia a livello economico sia commerciale.
In questo periodo si sviluppò anche l’industria locale specializzata nella produzione e lavorazione della seta, che favorì gli interscambi con i mercanti di tutto il vecchio continente.
La Lonja non era altro che il luogo dove avvenivano le contrattazioni del pregiato tessuto.
Il complesso va visitato con calma per coglierne in pieno dettagli e particolari, magari iniziando con una passeggiata nel patio degli aranci.
Siamo preceduti da un paio di gruppi organizzati, temporeggiamo alcuni minuti in quanto vogliamo gustarci i saloni con calma e tranquillità.
Sala de Contratación è bellissima. Risalta per le alte colonne elicoidali che sorreggono le volte e che grazie agli archi a crociera fanno assomigliare la struttura a delle palme. Rimaniamo stregati da quello che vediamo.
La scala a chiocciola che sale al Torrione è purtroppo chiusa ai visitatori. Continuiamo la nostra esplorazione nell’edificio del Consulado del Mar, dentro il quale spicca la Cámara Dorada, una sala ricoperta da splendide decorazioni.
Se volete scoprire cosa ha significato per Valencia l’industria ed il commercio della seta, allora vi consigliamo di fare un salto al Museo della Seta.
Si trova a non più di dieci minuti a piedi dalla Lonja de la Seda e potete prenotare i biglietti online cliccando sul link.
Proseguiamo il nostro tour della città vecchia. Gran parte delle saracinesche dei negozi sono ancora abbassate.
Alcune rimarranno così per tutta la giornata dato che è domenica, altre invece verranno alzate ad orari più consoni alle abitudini spagnole.
Plaza Redonda è un luogo intimo e racchiuso e si accede solamente da tre porte. Ha forma circolare e dai balconi delle abitazioni che la circondano iniziano a sporgersi le padrone di casa indaffarate nei lavori domestici.
È superfluo dire che la planimetria del centro storico ha smarrito la forma a reticolo delle periferie a scapito di strette viuzze, che si intersecano tra di loro in maniera irregolare.
Arriviamo all’interno della Cattedrale mentre è in corso la celebrazione liturgica. Al termine della Santa Messa il celebrante si sfila dal capo la mitra e i concelebranti gli pongono un zucchetto rosso.
In un primo momento i riflessi dei fari me lo fanno sembrare di colore violaceo, poi però guardandolo con più attenzione mi accorgo che la tonalità si avvicina al rosso porpora. Il dubbio comunque mi rimane.
Il luogo in cui sorge la Cattedrale di Valencia è da sempre considerato il centro spirituale della città. Prima che venisse costruito questo edificio 700 anni fa, qui sorgevano una moschea musulmana e prima ancora un tempio romano.
Tra i tesori custoditi nelle sale interne ci ha particolarmente colpiti il Santo Cáliz de Valencia, la coppa che si pensa sia stata usata da Gesù durante l’Ultima Cena.
Usciti dall’edificio sacro veniamo risucchiati dalla folla che si sta dirigendo verso l’adiacente Plaza de la Virgen.
Veniamo accolti dalle note di un gruppo bandistico composto per lo più da ragazzi. Su un palco allestito poco più in là invece iniziano ad esibirsi gruppi folkloristici in costumi tradizionali.
Le ballerine, truccate ed acconciate a puntino per l’occasione, fanno sfoggio della loro vanità. L’atmosfera si scalda immediatamente.
Lo spiazzo è ideale per ammirare El Miguelete, il campanile della Cattedrale dalla forma a prisma ottagonale, e la Real Basílica de Nuestra Señora de los Desamparados (degli abbandonati).
Si tratta dell’edificio che ospita la statua della Vergine patrona della città ed avente la facciata di color rosa.
Mentre Elisabetta è intenta a filmare le esibizioni dei gruppi, io mi siedo sull’orlo della grande fontana situata al centro della piazza.
In pratica ci ritroviamo partecipi di un antipasto de las Fallas, la principale festa cittadina dove arte, musica, carri allegorici e fuochi d’artificio la fanno da padrone.
Dopo aver consumato lo spuntino di metà giornata in un tapas bar nei dintorni ci dirigiamo verso le Torres de Serrano.
Costruite alla fine del XIV secolo, le torri avevano la funzione di porta di accesso al regno, allora racchiuso tra robuste mura medioevali.
Grazie a ripide scale in pietra si ha la possibilità di salire di tre livelli e dagli ultimi due si possono ammirare degli scorci suggestivi sull’intera città.
Sull’altra sponda del fiume sorge il Museo de Bellas Artes e secondo noi è una delle cose insolite da vedere a Valencia.
Quando visitiamo un museo selezioniamo un artista, un’opera o una sala e ci concentriamo solo su quello.
Per questa occasione abbiamo scelto l’Autoritratto di Diego Velázquez, ma sfortunatamente il dipinto si trova fuori Valencia per un allestimento temporaneo.
Non ci perdiamo d’animo e così abbiamo l’occasione di ammirare tre opere di Francisco de Goya.
Due raffigurano i Juegos de Niños (altalena, lotta, cavallina), l’altro invece è il ritratto della nobildonna Joaquina Candado Ricarte. Ci accomodiamo sul divano posto al centro della sala e contempliamo in silenzio i dipinti.
La visita al museo inoltre ci permette di conoscere uno dei più importanti pittori locali, Joaquín Sorolla.
Dell’artista di casa sono esposti diversi ritratti, ma a noi è rimasto impresso un dipinto che raffigura due ragazzi che ormeggiano una piccola imbarcazione a remi.
Poblats Marítims – Itinerario n°4
Terminata la visita del museo prendiamo l’autobus e ci fiondiamo nei quartieri meridionali di Valencia, i cosiddetti Poblats Marítims.
Gli ampi viali che sezionano la città hanno le carreggiate separate da spazi verdi e giardini ben curati.
Scendiamo alla fermata antistante l’Edificio del Reloj (dell’orologio) e capiamo subito che questa è una zona ricca di contraddizioni.
Se per arrivare fin qui abbiamo attraversato il barrio originale con le modeste abitazioni dei pescatori e delle maestranze del porto, ai moli della Real Marina Juan Carlos I invece sono ormeggiati lussuosi yacht.
Proprio di fianco all’edificio dell’orologio sorge il Tinglado n°2. La costruzione non è solo un vecchio magazzino ora in disuso ma una delle opere più significative della corrente architettonica del modernismo.
Vederlo così abbandonato mette sinceramente un po’ di tristezza, anche se alcuni ragazzi chiassosi lo utilizzano per combattute sfide sui rollerblade.
Proseguiamo la nostra passeggiata sul lungomare ed arriviamo fino al moderno edificio denominato Veles y Vents.
La struttura a più piani in cemento armato e vetrate è stata edificata in occasione della 32ma edizione della Coppa America di vela, disputatasi per la prima volta in Europa proprio qui a Valencia nel 2007.
Per la cronaca il prestigioso trofeo nautico fu vinto dai detentori svizzeri di Alinghi che prevalsero sugli sfidanti di Emirates New Zealand per 5 regate a 2.
Alcuni anni fa sulle stradine che circondano la marina si sviluppava anche il circuito automobilistico urbano di Valencia, che tra il 2008 ed il 2012 ospitò cinque edizioni del Gran Premio di Formula 1.
Il sole intanto sta pian piano calando. Ci accomodiamo sulle comode poltrone in vimini di un bar vista mare e sorseggiando un bicchiere di vino bianco ammiriamo il tramonto. Un momento a cui non sappiamo rinunciare.
Concludiamo degnamente la giornata gustandoci il piatto più famoso della cucina valenciana, la paella.
Può essere preparata in diverse varianti in base alle regioni ed alle tipologie dei prodotti, ma la ricetta originale prevede quali condimenti carne di pollo e coniglio, fagioli, pomodoro fresco e fagiolini. Ed è proprio questa quella che ordiniamo.
Cosa vedere a Valencia, Giorno 3
Ciutat Vella
Quando visitiamo una città cerchiamo sempre di trascorrere un po’ di tempo in un mercato. Lo consideriamo una specie di carta d’identità di un paese ed è il luogo in cui si possono apprezzare le dinamiche sociali della gente.
Il bazar più importante della città è sicuramente il Mercado Central e la visita è una delle cose assolutamente da fare a Valencia
All’esterno la struttura di muratura in mattoni rossi presenta una fascia di piastrelle gialle con decorazioni bianche e azzurre lungo tutto il perimetro.
Dall’interno invece si possono ammirare le cupole ed i tetti inclinati realizzati in ferro e vetro-ceramica che offrono copertura al complesso.
Il luogo è un trionfo di colori, odori e rumori. I clienti si spostano da un banco all’altro mentre i facchini vocianti spingono i carrelli ricolmi di cassette di merci. Passiamo in rassegna con calma le varie bancarelle.
Da quelle che espongono insaccati, lardo e soprattutto il famoso prosciutto crudo (jamón) a quelle dei prodotti caseari, confezionati sia con latte vaccino sia con latte ovino.
Da quelle più colorate che espongono frutta e verdura a quelle di gastronomia.
I rivenditori ci accolgono sempre con un sorriso e con grande disponibilità ci spiegano la provenienza e la diversità dei vari prodotti esposti, ma soprattutto non ci lasciano mai a bocca asciutta. Una vera delizia per il palato.
Secondo noi il Mercado Central è uno dei posti più caratteristici e originali dove mangiare a Valencia.
Passando davanti alla vetrina di una libreria gestita dalle suore Paoline mi ritorna in mente il dubbio con cui avevo lasciato la Cattedrale il giorno prima.
Entro nel negozio, mi reco al bancone ed alla commessa chiedo gentilmente se la Santa Messa di ieri fosse stata celebrata da un Cardinale oppure dal Vescovo.
Sorpresa per la domanda mi chiede “era pequeñito?” ed io le rispondo “sì, era piccolino”, allora lei mi fa “entonces era el Cardinal, se llama Antonio Canizares Llorera.”
La Città delle Arti e delle Scienze
Tolto il sassolino dalla scarpa possiamo tranquillamente spostarci in autobus nella Città delle Arti e delle Scienze, dove trascorriamo l’intero pomeriggio.
Ecco, se state pensando a qualcosa da visitare a Valencia con i bambini allora questo è il posto giusto.
Passeggiamo lungo i vialetti che si snodano tra giardini dal prato ben curato e su cui fioriscono oleandri ed alcune piante aromatiche, tra cui la salvia ed il rosmarino.
Il sole intanto si è fatto largo a spintoni tra le nuvole e ci costringe a toglierci la felpa e lasciarci in maniche corte. Le bizzarre costruzioni si rispecchiano nelle acque azzurre delle piscine.
La città delle arti e della scienza è stata edificata nel vecchio letto del fiume Turia. È composta da sei strutture suddivise in tre aree tematiche: arte, scienza e natura.
Fu progettata dagli architetti Santiago Calatrava e Félix Candela e la sua costruzione iniziò nell’estate del 1996. Da nord a sud incontriamo i seguenti edifici:
- Palau de les Arts Reina Sofía = ospita concerti e opera liriche;
- Hemisfèric = ospita sale di cinema IMAX e 3D, la gente lo paragona ad un occhio socchiuso;
- Umbracle = contiene al suo interno un grande parcheggio su due piani ed una passeggiata superiore abbellita da un giardino avente una grande quantità di piante;
- Museo de las Ciencias Príncipe Felipe;
- Ágora = è adibita a sala convegni ed ospita anche un torneo indoor di tennis del circuito maschile ATP;
- Oceanografíc = è forse l’edificio più visitato del complesso. Ospita al suo interno un parco acquatico dove sono stati riprodotti tutti gli habitat dei mari e degli oceani.
Potete comodamente prenotare e acquistare online i biglietti del Oceanografíc e del Museo delle Scienze da casa cliccando sui rispettivi link.
Si possono acquistare anche biglietti cumulativi per visitare due attrazioni su tre da scegliere tra Hemisfèric, Museo de las Ciencias ed Oceanografíc.
Se visiterete la città in alta stagione, le attrazioni della Ciudad de las Artes y las Ciencias sono tra quelle da prenotare in anticipo, prima di arrivare a Valencia.
Siccome un acquario simile lo avevamo già visitato alcuni anni fa a Lisbona, decidiamo di trascorrere un paio d’ore nel museo delle scienze Príncipe Felipe.
La struttura su tre piani ha la forma che ricorda vagamente lo scheletro di un dinosauro.
Se non fosse per una mostra di biciclette storiche al piano terra ed alcuni interessanti laboratori interattivi all’ultimo piano, la visita non ci ha entusiasmato più di tanto. Siamo sinceri, ci aspettavamo qualcosa di più accattivante.
Una volta usciti dal museo attendiamo nei paraggi che il sole tramonti e che si accendino le luci che illuminano le strutture, per poi sbizzarrirci in una serie di scatti fotografici dalle postazioni più privilegiate.
La nostra visita di 3 giorni a Valencia termina qui e con il tempo avuto a disposizione non potevamo fare di più.
Photo credits:
- la foto del dipinto di Joaquín Sorolla è stata scaricata dal sito web dell’ente del turismo di Valencia (visitvalencia.com);
- le mappe degli itinerari sono state scaricate da Google Maps.